CERCASI UN’INTER DI CHIARA IDENTITÀ
Stasera a Marassi contro la Samp
Non è la giornata giusta per sperare in un rallentamento della Juve. La capolista, fortificata dalla vittoria a Valencia in Champions, si esibirà domani sera a Frosinone contro una squadra imbarazzante: tre sconfitte nelle prime quattro giornate, dieci gol subiti e un triste pareggio per 00 contro il Bologna, formazione con cui condivide il desolante zero alla voce gol segnati. Tutto può essere, ma allo stato è più facile credere a una previsione sulla fine del mondo che a un Frosinone capace di fermare la Juventus. Domani al «Benito Stirpe» sarà festa di popolo, stadio stracolmo per vedere da vicino CR7, in Ciociaria per una volta nella vita (riaverlo sarà impossibile, avanti di questo passo). La quinta di campionato servirà per capire chi tra Napoli, Lazio, Roma, Milan e Inter avrà più possibilità di restare in scia alla Signora già fuggitiva.
L’Inter sarà la prima a giocare, stasera a Marassi contro la Sampdoria. Per i nerazzurri non è l’ultima chiamata, ma la penultima sì. Quattro punti in quattro gare sono pochi per promettersi un futuro di vertice, con un punticino di media non si va neppure in Europa League. È stato già perso tanto terreno, urge la vittoria smuovi-classifica, il pari suonerebbe come una stecca. La vittoria in rimonta contro il Tottenham rischia di trasformarsi nel solito boomerang: l’Inter per costituzione tende ad appisolarsi sui successi e a destarsi quando riceve gli schiaffoni, un su e giù poco salutare. A San Siro contro gli inglesi ha mostrato profondità di spirito e ha scovato in se stessa belle risorse fisiche e mentali. A Genova dovrà mostrare di essere cresciuta quanto a gioco, fin qui indecifrabile. Spalletti ha perso Cancelo, Rafinha, Karamoh ed Eder ed ha acquisito De Vrij, Vrsaljko, Asamoah, Politano, Nainggolan, Keita Balde e Lautaro Martinez. Il saldo numerico è in chiaro attivo, quello tecnico no. La percezione è condizionata dalla mancanza di Cancelo e Rafinha, i distributori di qualità della passata stagione. Più muscolarità, meno raffinatezza. L’arrivo di Nainggolan ha aggiunto fisicità a una squadra già fisica, e non è casuale che martedì al «vecchio» Borja Valero siano bastati cinque minuti per alzare il livello. All’Inter di stasera non si chiede soltanto di vincere, ma di farlo con un’identità chiara. Se deve essere forza, che forza sia, dal primo minuto e senza mascheramenti. Il giro-palla melenso, come quello reiterato a Bologna alla terza giornata, non porta a nulla. L’avversario è dei peggiori, le squadre di Giampaolo sono difficili da maneggiare, specie se imbroccano il giorno in cui risulta difficile distinguerle da una formazione di Sarri.
Che poi Sarri sarà il solito convitato di pietra su un altro campo: a quale punto è la transizione del Napoli dalla rivoluzione del Comandante alla restaurazione di Re Carlo? Lo scopriremo domani all’ora di pranzo, «chez Mazzarri». TorinoNapoli, brutta bestia di partita per Carlo Ancelotti, circondato dalla nostalgia di tanti napoletani per il bel calcio che fu e atteso dietro l’angolo da Walter Mazzarri, incompreso ex del Napoli e italianista astuto, bravo a pungere di contrattacco. Questa del Grande Torino sarà forse la più importante gara di giornata, perché il Napoli oggi, con nove punti su dodici, prima e più credibile concorrente della Juve - dovrà ritornare in Piemonte tra sette giorni per la cena «chez Allegri». E un conto sarà arrivare allo Stadium a meno tre senza dimenticare Napoli-Parma infrasettimanale di mercoledì 26 -, un altro a meno cinque o meno sei. Sabato prossimo, giorno di JuveNapoli, sarà per giunta il 29 settembre, che è anche il titolo della canzone di Mogol-Battisti, un classico della musica italiana: «Seduto in quel caffè/ io (Ancelotti) non pensavo a te (Sarri)...».