La Gazzetta dello Sport

Max anima del gruppo «Spettacolo di pubblico Un’emozione continua»

● Il l libero azzurro: «Quanto affetto anche dai tifosi milanesi dopo quello di Roma e Firenze». Con la spinta della famiglia...

- Davide Romani MILANO

Il carisma in seconda linea è quello del miglior Samuel, le difese e i recuperi disperati ricordano Cordoba. Ma in campo è sempliceme­nte il 33enne Massimo Colaci, nerazzurro doc e guardiano della cassaforte azzurra. Max è l’anima di questo gruppo e arriva nella fase calda del Mondiale alzando il suo livello di gioco fatto di ricezioni ma soprattutt­o difese (da rivedere quella sul 16-12 del 2° set senza muro). Figlio della grande scuola di liberi pugliesi, il numero 13 azzurro ha un solo obiettivo: il podio iridato. Il giusto coronament­o di una carriera ricca di successi: dall’argento olimpico, al bronzo europeo, al 2° nella Coppa del Mondo 2015 che è valsa il pass per Rio 2016 fino ai 4 scudetti (3 con Trento e 1 con Perugia). Un Mondiale che arriva al termine di una esaltante stagione con gli umbri dove ha conquistat­o il triplete, scudetto, Coppa Italia e Supercoppa. «Una stagione che non finisce mai di regalare emozioni. E dopo Roma, Firenze è il turno di Milano che ci ha regalato questo spettacolo di pubblico. Caldo, caloroso, ci ha dimostrato tutto il suo affetto».

REGALO E chissà che la sua crescita di rendimento, il suo alzare l’asticella mondiale non sia anche per il regalo ● Mila 610 spettatori e 6° tutto esaurito per l’Italia, con uno degli incassi più alti della storia azzurra: 234 mila euro solo per le prime due gare al Forum ricevuto alla vigilia del match con la Finlandia, il primo al Mediolanum Forum di Assago. Al nerazzurro Colaci – così come al compagno Juantorena – è arrivata la maglia dell’Inter personaliz­zata con numero e nome. Galvanizza­to dal nerazzurro Colaci si gode la serata. Una gara vissuta col piglio del leader rimprovera­ndo a muso i compagni quando non gli permettono di ricostruir­e in assenza di Giannelli o quando non rispettano i dettami difensivi studiati a tavolino. «Questa era una partita che dovevamo vincere — continua Colaci —. Servivano i 3 punti e questi sono arrivati. Era la cosa più importante per avvicinare il prossimo obiettivo».

ABITUDINE In questo torneo iridato Colaci ha una spinta in più: al suo fianco non mancano la moglie Marisa e il piccolo Andrea – compirà 2 anni a dicembre —, ormai un habitué delle premiazion­i. L’erede di casa Colaci non è mai mancato nell’ultima stagione perugina al ritiro della medaglia di papà Max. E se l’appetito vien mangiando anche per Andrea c’è la curiosità di conoscere uno dei tre gradini da medaglia preparati al PalaAlpito­ur. Per mettere nel mirino la tappa di Torino manca un punto che potrebbe arrivare questa sera. «Adesso abbiamo la Russia che io ritengo essere la squadra più forte, anche se nella prima fase ha sofferto. Ma con squadre del calibro di Stati Uniti e Serbia. Sarà molto bello giocarla, viverla. Un grande spettacolo».

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Massimo Colaci, 33 anni

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