La Gazzetta dello Sport

Blanchard: «Io, quel gol da juventino e le beffe Champions»

●Col Frosinone segnò una rete storica a Torino: «A Cardiff i biglietti erano falsi...»

- Filippo Conticello

Un giorno con una testata la mise nei guai, ma il tifoso Leo non ha mai dubitato del batticuore per la sua Signora. Leonardo Blanchard, bianconero di cuore, è il difensore che regalò nel 2015 il primo storico punto al Frosinone: 1-1 beffardo allo Stadium. Piccolo dettaglio: un mese e mezzo prima era in curva a Berlino e al gol di Morata pensava di poter superare davvero l’incubo Champions. Ora è svincolato, gestisce dei negozi a Grosseto e aspetta una chiamata dalla B. Non arrivasse, farà quello che ha sempre fatto: tifare Juve.

Allora Blanchard, che ricordi ha di quel 23 settembre 2015?

«Il punto più alto della carriera: io che segno di testa, nel recupero, contro la squadra della mia vita. In campo non pensi, fai il tuo dovere, esulti perché Frosinone era e sarà sempre casa. Poi a freddo ti accorgi che è tutto singolare. Domani torna Frosinone-Juve, esattament­e dopo 3 anni, ed è di nuovo tutto singolare».

Quel gol poteva costare la panchina ad Allegri, lo sa?

«Mi piace pensare che abbia dato una sveglia: da lì a poco siamo ripartiti. Dico “siamo” e non “sono”. Fu l’anno della rimonta incredibil­e. Comunque sono contento di aver lasciato un segno nella storia della Juve, anche se il mio sogno è stato sempre indossare quella maglia. Tra l’altro, i primi osservator­i che mi scelsero erano proprio della Juve, ma mi portarono a Siena».

E al Frosinone è ancora legato?

«Legatissim­o: in quei 4 anni abbiamo fatto una doppia, storica promozione. Il Frosinone che adesso può stare stabilment­e nel grande calcio è nato in quegli anni “duri”, sul fango di Pagani in C. Dopo Frosinone, sono passato al Carpi e ho vissuto 2 anni infernali, ai margini: non mi facevano toccare la palla, mi è passata un po’ la voglia a 30 anni».

Ma il tifo dove nasce?

«Dai racconti su Totò Schillaci in bianconero. Poi la passione è cresciuta, nonostante fossi un calciatore profession­ista. Con i miei amici siamo andati in auto alla finale di Champions 2015 a Berlino, subito dopo la promozione con il Frosinone. A Cardiff andò perfino peggio: arrivati lì, scoprimmo che i nostri biglietti erano falsi. Non bastavano le 4 pappine del Real, ma stavamo anche perdendo pure il volo di ritorno da Londra. In aeroporto ci diedero un passaggio in minicar altri due italiani, in ritardo: erano Scamarcio e Raul Bova!».

E se ci sarà un’altra finale a Madrid quest’anno...?

«Certo che vado, ma prima non mi perdo Old Trafford. Può essere l’anno giusto perché questa è una Juve europea. Quando ho saputo di CR7, ho stappato una bottiglia per la felicità: darei tutto per giocarci contro in A. Se poi vado a Madrid e perdiamo di nuovo in finale, allora a quel punto la Juve fa bene a definirmi “persona non gradita”».

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L’esultanza di Leonardo Blanchard, 30 anni, allo Stadium

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