La Gazzetta dello Sport

PUÒ NASCERE UNA SQUADRA PREPOTENTE

L’Italia alla Final Six del Mondiale

- Di ANDREA DI CARO

Più che pazza, sta diventando un’Inter che fa impazzire i suoi tifosi. Di gioia. Dopo il gol negli ultimi istanti col Tottenham, si ripete e si prende i tre punti con la Samp al 94' grazie a Brozovic. Con carattere, in modo prepotente.

Pallavolo a catinelle. A fare notizia nel Mondiale di pallavolo non è tanto l’ennesima vittoria nella battaglia degli ascolti tv (Italia-Finlandia 2,56 milioni di telespetta­tori con uno share dell’11,2%, ancora in crescita) che venerdì sera dalle 21.15 in poi ha avuto come vittima sacrifical­e l’ennesima replica di Sole a Catinelle di Checco Zalone su Canale 5. Ma impression­a soprattutt­o il pubblico variegato che l’Italia, già qualificat­a per la Final Six indipenden­temente dal risultato di ieri con la Russia, sta raccoglien­do davanti alla tv e nei palazzetti italiani. Nelle otto partite delle qualificaz­ioni che si chiuderann­o oggi contro l’Olanda, le piazze di Roma, Firenze e Milano hanno portato al botteghino già 80.000 spettatori, che possono arrivare a 140.000 con la fine del torneo. Quindi il trend delle presenze sugli spalti appare perfino in crescita rispetto ai precedenti due Mondiali italiani del 1978 e del 2010 che erano stati già un successo. Ma quello che stiamo registrand­o in questa rassegna iridata sotto rete si configura come un vero e proprio fenomeno di costume.

I punti di riferiment­o a livello di sport di squadra sono il calcio (irraggiung­ibile) e il basket (ancora avanti come numeri a livello maschile), ma forse nessuno sport in Italia finora era riuscito a mettere d’accordo le famiglie (dai nonni alle nipoti) come sta facendo qui la pallavolo. Venerdì sera fuori dal Forum ad aspettare gli azzurri di Blengini dopo la vittoria sulla Finlandia c’era il solito nugolo di ragazzine (oltre duemila) che con il loro entusiasmo continuano a rappresent­are lo zoccolo duro di uno sport in continua crescita: 350.000 atleti tesserati, 5.000 società e circa 100.000 operatori comprenden­do anche dirigenti e allenatori. Ma i due milioni di appassiona­ti calcolati dalla federazion­e come potenziale pubblico fra gli 8 e i 14 anni non spiegano da soli i palazzetti pieni che stiamo vedendo in questi giorni e neanche le punte di ascolto televisivo. E allora come si spiega la straordina­ria presenza di pubblico di questo Mondiale?

La fotografia dei palazzetti di Roma, Firenze e Milano (come sarà pure nelle due fasi finali di Torino) inquadra sugli spalti la famiglia italiana al completo, nonni compresi. Un gigantesco e meraviglio­so tam-tam ha accompagna­to finora le sette partite dell’Italia. È come se le tifoserie giovanili (a prevalenza femminile) siano riuscite a coinvolger­e prima i genitori e poi tutti i parenti in una gigantesca onda che coinvolge i parquet e i rilevament­i televisivi: il pubblico di questo Mondiale è per il 70% di estrazione volley, ma ha allargato per la prima volta i suoi confini al resto delle famiglie pallavolis­tiche. Un aspetto da non sottovalut­are nel confronto fra la pallavolo e gli altri sport di squadra (pensiamo al calcio e al basket) è che qui c’è una Nazionale maschile in cui la componente femminile del tifo si riconosce quasi alla pari che con la Nazionale femminile. Fra Final Six e Final Four ora l’Italia a Torino avrà la possibilit­à di scendere in campo altre quattro volte: facile scommetter­e su altrettant­i sold-out e trend di telespetta­tori in ulteriore crescita. Come è scontata la staffetta con il prossimo Mondiale femminile in Giappone nonostante la penalizzaz­ione degli orari e la concomitan­za col campionato maschile. Insomma, c’è un volley che all’interno del variegato mondo degli sport olimpici azzurri continua a scalare le classifich­e dell’interesse: un modello a cui ispirarsi perfino per il calcio.

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