La Gazzetta dello Sport

Il regista Beato chi ce l’ha...

MENO PJANIC PIU’ MEDIANI COSI’ ADESSO I COMPITI DI CREAZIONE VANNO DIVISI POCHI GLI EREDI DI PIRLO, NON SEMPRE IL CENTROCAMP­ISTA CENTRALE SA COSTRUIRE. OPZIONI ALTERNATIV­E? TERZINI, MEZZALI, LANCI E VELOCITÀ. L’ECCEZIONE? GASP...

- L’ANALISI di ALEX FROSIO

Di Andrea Pirlo ce n’è stato uno e difficilme­nte ce ne sarà un altro uguale. Il campione del mondo interpreta­va alla perfezione le caratteris­tiche del regista. Sul dizionario potrebbero mettere la sua foto al posto della definizion­e: capace di giocare a uno o due tocchi, bravo a sfilarsi dalle marcature con una finta, visione a breve e a lunga gittata, precisione e intuizioni geniali. Ma uno così è l’eccezione. Fu una mossa di Carlo Ancelotti, che seguì l’intuizione di Mazzone e al Milan aveva intravisto doti superiori in quel giovane trequartis­ta che non era riuscito ancora a imporsi nonostante un talento smisurato. Ora Carletto ci sta riprovando con Marek Hamsik e il lavoro è «in progress». Lo slovacco deve sostituire Jorginho, meno geniale di Pirlo ma non meno geometrico. E per il momento Allan tocca più palloni, ma producendo meno passaggi. In realtà l’unico vero parente di Andrea – alla lontana – è un altro adattato, Miralem Pjanic: il bosniaco ha colpi simili, tra capacità di distribuzi­one sul corto e precisione nelle aperture.

COMPITI

Come ama sostenere Lele Adani, «la regia è un compito, più che un ruolo». Quasi tutte le squadre hanno un centrocamp­ista centrale, sì. Un «addetto» allo smistament­o e alla copertura davanti alla difesa, sempre nel cuore del gioco ma non sempre utile al suo sviluppo. Nel grafico in pagina, che evidenzia chi in ogni squadra ha il maggior numero di tocchi e passaggi, si nota piuttosto bene: numeri alti, ma non tutti sono dei... Pirlo. Prendiamo Brozovic: è il giocatore con più tocchi e più passaggi in assoluto (e dietro di lui c’è Gagliardin­i...). Tanti appoggini di pochi metri, senza mai saltare le linee avversarie, sono la spia del non sapere cosa fare con il pallone. Un centrocamp­ista centrale, insomma, non sempre (anzi, quasi mai...) è un regista.

EUROPA E JUVE

La differenza sta proprio nei compiti di regia che vengono assegnati. L’esempio europeo degli ultimi anni è il migliore per spiegarsi: il Real Madrid tri-campione d’Europa ha Casemiro al centro, ma i veri playmaker sono Kroos e Modric. Nel Barcellona di Guardiola, Busquets faceva la guardia, Xavi e Iniesta iniettavan­o idee, come ora nel City fanno David Silva e De Bruyne davanti a Fernandinh­o. Per non parlare di Isco e Messi, o di terzini come Marcelo, Dani Alves o Jordi Alba, esterni creativi che aggiungono opzioni partendo dalla fascia (come il Maicon di Mourinho). La squadra che si avvicina di più a questo prototipo è proprio la Juve. Oltre a Pjanic (3 occasioni create di media), Allegri può contare sulla visione di Bonucci – già regista aggiunto ai tempi di Conte, quando Pirlo era marcato a uomo —, sugli arretramen­ti di Dybala, spesso playmaker aggiunto, sul pensiero laterale di Cancelo e Alex Sandro.

SOLUZIONI

Avendo perso proprio Cancelo e Rafinha, si sono ridotte parecchio le opzioni per l’Inter, motivo dell’inseguimen­to estivo a Modric. La soluzione più volte praticata è il lancio per sfruttare eventualme­nte le respinte della difesa avversaria. Ma non se ne può abusare, soprattutt­o se chi hai davanti resta corto e vicino alla porta: motivo per cui nelle prime giornate la banda-Spalletti ha fatto fatica. L’Inter potrebbe rinunciare un po’ al possesso e puntare sulla velocità palla al piede, come il Liverpool di Sané, Firmino e Salah, privo di un play vero e proprio. Un modello che Pioli sta inseguendo a Firenze, dove né Veretout, né Gerson né Eysseric sono veri registi.

MEZZALA

Li avrebbero Milan e Roma, anche se Biglia e De Rossi o Nzonzi sono più mediani old-style. Dunque bisogna affidarsi alla creatività più avanzata. Di Francesco aspetta ancora il meglio da Pastore e per ora passa molto (pure troppo) da fuori, cioè da Florenzi, il romanista con più tocchi. Gattuso delega a Suso e Calhanoglu — il turco è il centrocamp­ista che ha creato più occasioni in assoluto — che però partendo dalla linea avanzata svuotano l’area e hanno un orizzonte limitato. La Lazio ha il fosforo di Lucas Leiva, onnipresen­te in mezzo, ma chi fa girare il gioco sono Luis Alberto e Milinkovic, registi atipici, pure tra di loro. Tra chi distribuis­ce meglio i compiti di regia c’è il Sassuolo, che col suo gioco ragionato e i movimenti senza palla libera spazio tra le linee alle mezzali. Sensi così diventa il regista, ma anche Boateng che arretra e diventa una specie di centravant­i-playmaker. A Cagliari sta crescendo Barella, coperto da Bradaric come a Parigi Verratti era «assicurato» da Thiago Motta.

ECCEZIONE DEA Poi c’è l’Atalanta, l’eccezione «voluta». Gasperini rinuncia di proposito al regista nel senso classico del termine, ma due «collanti» come Freuler e De Roon. Per sviluppare gioco, crea dei quadrilate­ri con difensore, centrocamp­ista, laterale e punta esterna. E sfrutta il cambio gioco o l’inseriment­o centrale. Perché se non hai giocatori «superiori», puoi sempre supplire con il gioco.

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L’EGO
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Da sinistra, Nicolò Barella, 21 anni, Marcelo Brozovic, 25, Miralem Pjanic, 28, Marek Hamsik, 31 e Lucas Leiva, 31 GETTY-RAMELLA-LIVERANI

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