NIMIR E SIMONE, EROI SPONTANEI DELLA SERATA «ARANCIAZZURRA»
Bomber. In questo modo mi chiama il mio buon amico Nimir Abdel Aziz. Credo di essere la persona meno appropriata per questo soprannome, ma devo ammettere che dal primo giorno in cui mi ha appellato così, mi ha sempre fatto sorridere e forse mi piace anche un po’. Quindi dato che per questo pezzo ero a dir poco disperato, sia perché non ho avuto tempo sia perché in Olanda non ci sono manco mai stato, ho chiesto aiuto all’oppostone olandese.
«Nimir devo scrivere sull’Olanda. Aiutami» e lui: «Bomber ma cosa devi scrivere?», «eh, storia lunga poi dopo ti chiamo e ti spiego». Mentre mi guardavo intorno alla Galleria d’Italia e ammiravo esterrefatto le opere di Fontana, Pascali e Burri pensavo alla genialità che contraddistingue alcune persone. E intanto andavo in giro a chiedere consigli sul mio articolo sui Paesi Bassi, sì perché in tanti parlano di Olanda, ma in realtà la famosa Netherlands sono i Paesi Bassi e non solamente l’Olanda, che è una regione. E alla fine è arrivata l’illuminazione che mi ha colto mentre pensavo all’arancione, colore bellissimo, simbolo proprio di questa nazione. Oltre ad essere il colore della famiglia reale, è diventato a partire dal ventesimo secolo il colore simbolo anche nel mondo sportivo prendendo il nome di Oranjegekte ovvero mania arancione.
Poi non si può non pensare a questa nazione senza nominare la bicicletta, non per altro Amsterdam è stata eletta capitale mondiale della bici. Tutto questo mi rimanda all’idea di libertà, sia nel movimento sia nell’essere. Movimento inteso nella sua forma più ampia, lo sport è muoversi, è liberare energia ed emozioni; qualsiasi sport o gesto sportivo dovrebbe farti sentire più leggero e portarti ad esprimerti nella tua totalità.
L’opportunità che abbiamo noi sportivi entrando in un campo è quella che possiamo portare noi stessi e il nostro modo di fare e relazionarci all’interno di quelle righe dove, seguendo una sorta di disciplina condivisa col gruppo, potremo arrivare al traguardo finale di raggiungere la bellezza. Parlo di opportunità, perché credo che riuscire ad essere se stessi in un contesto sportivo davanti a tantissime persone non sia facile, bisogna abbattere il muro dell’apparenza, del giudizio e delle aspettative altrui. Tutte cose che non c’entrano minimamente con il nostro io e la nostra essenza. Nel senso che tutto quello che c’è al di fuori di noi e delle persone che abbiamo vicino a volte è aria, altre volte superfluo, e mantenere una sorta di genuinità d’azione anche nello sport aiuta per stare un po’ più lontani dagli aspetti negativi.
In uno scontro come quello di oggi ci sono due miei grandi amici, Nimir e Simone Giannelli, che credo siano l’esempio più genuino dello scendere in campo portando con sé tutto questo e manifestando una gran libertà di essere che ci arriva attraverso i gesti e la presenza in campo. Godiamoci la partita quindi e buona domenica aranciazzurra.