Due azzurri d’acciaio Ultra record di Zanardi È quinto assoluto «Che festa!»
●Alex strepitoso a Cervia: «Visto che non sono annegato?»
«Come dice Forrest Gump, adesso sono un po’ stanchino». Ma anche «orgoglioso, felice, felicissimo». Alex Zanardi ha stracciato ieri a Cervia il record del mondo paralimpico dell’Ironman (sempre suo stabilito a Barcellona in 8h58’59”), chiudendo anche con un eccezionale quinto posto assoluto fra i 2700 partecipanti dell’Ironman Italy Emilia Romagna. Faceva già parte del girone degli atleti capaci di scendere sotto le 9 ore, ma stavolta è andato oltre, molto oltre: «8 ore, 26 minuti, 6 secondi, che dite, posso permettermi di essere un po’ sborone?». Ci mancherebbe che non potesse. Il vincitore normodatato, il tedesco Andi Boecherer, ha chiuso la prova neanche troppo più avanti, in 8h01’50”.
ALLA ZATOPEK Ormai Zanardi ci ha rubato le parole: anche dopo l’arrivo se le prende tutte e racconta tutto di un fiato, racconta di quel primo giro della maratona in carrozzina (l’ultima delle fatiche del suo triathlon dopo nuoto e handbike), di quel «mai più mai più, basta» pensato e strillato dentro di sé, che gli ha però dato la molla per continuare a soffrire e ad andare fino in fondo. «Quando senti la fatica è il momento di accelerare», diceva Emil Zatopek, l’unico uomo atleta capace di vincere in un’Olimpiade (a Helsinki, nel 1952) 5000 metri, 10000 e maratona. Zanardi ha fatto qualcosa di simile. «Nella prima metà della maratona ero stremato, poi qualcosa è cambiato».
«QUESTO ANNEGA...» In un certo senso Zanardi ha corso quasi al buio. «E sì perché il
CAMPIONE PARALIMPICO
GPS mi si era scaricato. Ero cosciente di aver fatto molto bene nel nuoto, sotto l’ora, ci pensate? Merito anche dell’assetto che mi ha dato la mia nuova muta, bellissima. Ma non riuscivo a valutare il mio tempo. Sono uscito dall’acqua e ho pensato al mio esordio, è la quinta volta che faccio l’Ironman e ricordo l’inizio, quando ne parlavo e intorno a me, inevitabilmente tutti pensavano: questo è folle, questo annega subito».
«CHE FIGATA!» Ma quella è davvero acqua passata, in tutti i sensi, e ieri la gente si è invece scatenata per trascinarlo all’arrivo. «Avrei voluto rispondere a tutti gli incoraggiamenti che sentivo. In bici ho saputo gestire ciò che avevo dentro. Pazzesco, non c’era un metro di transenna libero, sono stato incitato sempre. Una figata!». Sotto il profilo tecnico è stata la sua prestazione più grande? «Io so di essere un privilegiato perché faccio tante cose diverse, perché ho appena finito l’Ironman e la prossima settimana vado a Monaco a provare la M8 per la 24 ore di Daytona». Come dire: come faccio a scegliere?
DIVERTIRSI Si sentiva di star bene, Alex. S’era capito anche alla vigilia, quando aveva partecipato all’inaugurazione dell’Academy premiando il suo costruttore Giampaolo Dallara con una delle sue medaglie d’oro paralimpiche di Londra 2012. Ma come si preparano imprese del genere? «Io parlo sempre di tre fasi. La prima è la preparazione, la capacità di migliorare ma provando, divertendosi. Con il mio allenatore, Francesco Chiappero, che peraltro ha 16 anni meno di me. Significa studiare ogni particolare anche nell’alimentazione. Poi c’è la “visualizzazione”, il capire il progetto che hai in testa, non puoi sbagliare nulla perché se sbagli in una gara come l’Ironman, se fai il botto non puoi sperare di riprenderti. Quindi c’è la terza fase: devi correre e devi saperlo fare anche in totale solitudine».
ECCO TOKYO Tokyo l’aspetta nel 2020. «Andare alle Paralimpiadi è un obiettivo realistico, ma vincere ancora è un’altra storia , anche perché quest’anno diciamo la verità, me le hanno date nelle orecchie». Pronuncia il tutto divertito, con il tono di chi vuole ancora far saltare il banco, a quasi 52 anni ha i progetti di un ragazzo. Un po’ «stanchino» come Forrest Gump, ma straordinariamente felice.
COME MI SENTO? COME DICE FORREST GUMP, UN PO’ STANCHINO
ALEX ZANARDI