CARLETTO PUNTA LA SIGNORA
Verso lo scontro diretto di sabato a Torino
P er confermarsi squadra che può andare oltre l’immaginazione, la Juve è arrivata all’80’ sullo 0-0 col Frosinone, 10 gol subiti e 0 fatti in 4 partite. Chi se l’aspettava dopo la poderosa prova di forza di Valencia? La spiegazione sta proprio lì: l’escursione emotiva tra una torrida notte di Champions e una serata di Serie A che si annuncia senza trappole.
Per confermarsi squadra che può andare oltre l’immaginazione, la Juve è arrivata all’80’ sullo 0-0 col Frosinone, 10 gol subiti e 0 fatti in 4 partite. Chi se l’aspettava dopo la poderosa prova di forza di Valencia? La spiegazione sta proprio lì: l’escursione emotiva tra una torrida notte di Champions e una serata di Serie A che si annuncia senza trappole. Le motivazioni ne risentono. È umano. Ha risolto Cristiano Ronaldo, arrivato per altro, ma nei 31 milioni ci stanno anche pratiche di provincia. Ha raddoppiato Bernardeschi, il più in forma. Alla concorrenza scudetto, troppo inferiore, non resta che augurarsi che distrazioni del genere, a ridosso della Coppa, possano ripetersi. A partire dal Napoli che ha trascorso il pomeriggio al fianco delle Signora, dopo la vittoria sul Toro, ed è pronto a guardarla negli occhi. Se il turno infrasettimanale non cambierà le distanze, sabato il Napoli tornerà a Torino con un’ipotesi di aggancio al vertice. Quel giorno capiremo di che salute gode il campionato.
La notizia è che il Napoli ci arriverà non come la squadra di Sarri in mano a un altro, ma come la squadra di Ancelotti. Dopo 5 giornate, il cambio di pelle sembra terminato. Ieri Carlo si è smarcato dal passato. In tre modi. Primo: tatticamente. La conferma del 4-4-2 ha dato compattezza a una squadra che, per abitudine al pressing, rischiava di allungarsi troppo. Secondo modo: col turnover. In una trasferta delicata ha rinunciato ad Allan e Zielinski, i migliori finora. Sarri non l’avrebbe mai fatto. Ma così Ancelotti ha trasmesso fiducia a tutto il gruppo, ha fatto sentire importanti anche i Rog e i Verdi che ricambieranno. Il turnover garantisce riposo e durata. Anche per questo il Napoli di Sarri arrivava in fondo con la lingua fuori. Insigne, nella nuova posizione che gli risparmia dispendiosi presidi di fascia, può spendere con più lucidità il suo talento. Terzo modo: la serenità, perché anche le polemiche stancano. Sarri avvelenava le vigilie e cercava nemici. Ancelotti cerca cavalli per la sua scuderia e parla dei piaceri della vita. Il Toro ieri gli ha semplificato la vita, certo. Mazzarri, fonzianamente, ha visto colpe solo nei giocatori, responsabili di un approccio imbarazzante. Ma la facilità con cui la squadra si è esposta alle ripartenze azzurre nasconde errori tattici.
L’Atalanta ieri si è meritata un punto a San Siro, risalendo due volte e strappando il 2-2 all’ultimo respiro, col Papu in campo, ma fuori servizio. I cambi di Gasperini (dentro Zapata e Rigoni) hanno ribaltato il match. Meno felici la rinuncia di Gattuso a Bonaventura, il migliore, e l’impatto dei nuovi entrati rossoneri. Come dimostrato dal pessimo primo tempo di Cagliari, questo Milan deve crescere nella personalità e nella testa. Con la «cazzimma» che chiede e non ottiene ancora Rino, ieri il Milan avrebbe chiuso il match nell’ottimo primo tempo o dopo il 2-1 e avrebbe tenuto lontano il nemico negli ultimi minuti. Ma, sbattuta la testa contro il muro per i rimpianti, poi il Diavolo deve consolarsi con i progressi del gioco. La squadra sta crescendo. Biglia, pedina fondamentale, ha toccato il top stagionale. Higuain ha segnato il terzo gol consecutivo. Suso, che lo ha mandato in gol, sta sintonizzandosi col Pipita. Se Gonzalo attaccherà di più il primo palo, come ha fatto Bonaventura sul secondo assist di Suso e come gli chiedeva già Sarri, segnerà anche di più. Ma ricevere più complimenti che punti non è da Milan: è l’ora che il Diavolo cambi anima.