La Gazzetta dello Sport

CARLETTO PUNTA LA SIGNORA

Verso lo scontro diretto di sabato a Torino

- Di LUIGI GARLANDO

P er confermars­i squadra che può andare oltre l’immaginazi­one, la Juve è arrivata all’80’ sullo 0-0 col Frosinone, 10 gol subiti e 0 fatti in 4 partite. Chi se l’aspettava dopo la poderosa prova di forza di Valencia? La spiegazion­e sta proprio lì: l’escursione emotiva tra una torrida notte di Champions e una serata di Serie A che si annuncia senza trappole.

Per confermars­i squadra che può andare oltre l’immaginazi­one, la Juve è arrivata all’80’ sullo 0-0 col Frosinone, 10 gol subiti e 0 fatti in 4 partite. Chi se l’aspettava dopo la poderosa prova di forza di Valencia? La spiegazion­e sta proprio lì: l’escursione emotiva tra una torrida notte di Champions e una serata di Serie A che si annuncia senza trappole. Le motivazion­i ne risentono. È umano. Ha risolto Cristiano Ronaldo, arrivato per altro, ma nei 31 milioni ci stanno anche pratiche di provincia. Ha raddoppiat­o Bernardesc­hi, il più in forma. Alla concorrenz­a scudetto, troppo inferiore, non resta che augurarsi che distrazion­i del genere, a ridosso della Coppa, possano ripetersi. A partire dal Napoli che ha trascorso il pomeriggio al fianco delle Signora, dopo la vittoria sul Toro, ed è pronto a guardarla negli occhi. Se il turno infrasetti­manale non cambierà le distanze, sabato il Napoli tornerà a Torino con un’ipotesi di aggancio al vertice. Quel giorno capiremo di che salute gode il campionato.

La notizia è che il Napoli ci arriverà non come la squadra di Sarri in mano a un altro, ma come la squadra di Ancelotti. Dopo 5 giornate, il cambio di pelle sembra terminato. Ieri Carlo si è smarcato dal passato. In tre modi. Primo: tatticamen­te. La conferma del 4-4-2 ha dato compattezz­a a una squadra che, per abitudine al pressing, rischiava di allungarsi troppo. Secondo modo: col turnover. In una trasferta delicata ha rinunciato ad Allan e Zielinski, i migliori finora. Sarri non l’avrebbe mai fatto. Ma così Ancelotti ha trasmesso fiducia a tutto il gruppo, ha fatto sentire importanti anche i Rog e i Verdi che ricambiera­nno. Il turnover garantisce riposo e durata. Anche per questo il Napoli di Sarri arrivava in fondo con la lingua fuori. Insigne, nella nuova posizione che gli risparmia dispendios­i presidi di fascia, può spendere con più lucidità il suo talento. Terzo modo: la serenità, perché anche le polemiche stancano. Sarri avvelenava le vigilie e cercava nemici. Ancelotti cerca cavalli per la sua scuderia e parla dei piaceri della vita. Il Toro ieri gli ha semplifica­to la vita, certo. Mazzarri, fonzianame­nte, ha visto colpe solo nei giocatori, responsabi­li di un approccio imbarazzan­te. Ma la facilità con cui la squadra si è esposta alle ripartenze azzurre nasconde errori tattici.

L’Atalanta ieri si è meritata un punto a San Siro, risalendo due volte e strappando il 2-2 all’ultimo respiro, col Papu in campo, ma fuori servizio. I cambi di Gasperini (dentro Zapata e Rigoni) hanno ribaltato il match. Meno felici la rinuncia di Gattuso a Bonaventur­a, il migliore, e l’impatto dei nuovi entrati rossoneri. Come dimostrato dal pessimo primo tempo di Cagliari, questo Milan deve crescere nella personalit­à e nella testa. Con la «cazzimma» che chiede e non ottiene ancora Rino, ieri il Milan avrebbe chiuso il match nell’ottimo primo tempo o dopo il 2-1 e avrebbe tenuto lontano il nemico negli ultimi minuti. Ma, sbattuta la testa contro il muro per i rimpianti, poi il Diavolo deve consolarsi con i progressi del gioco. La squadra sta crescendo. Biglia, pedina fondamenta­le, ha toccato il top stagionale. Higuain ha segnato il terzo gol consecutiv­o. Suso, che lo ha mandato in gol, sta sintonizza­ndosi col Pipita. Se Gonzalo attaccherà di più il primo palo, come ha fatto Bonaventur­a sul secondo assist di Suso e come gli chiedeva già Sarri, segnerà anche di più. Ma ricevere più compliment­i che punti non è da Milan: è l’ora che il Diavolo cambi anima.

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