CRISI ROMA: A BOLOGNA DIFRA CROLLA TUTTI IN RITIRO
Di Francesco è a rischio Pallotta: «Sono disgustato» ● Per l’allenatore decisivi il Frosinone e il derby. Monchi lo difende, poi tutti in ritiro punitivo a Trigoria
Un virus, una maledizione, una condanna. Se si eccettua la prima di Rudi Garcia, ad un certo punto delle stagioni la Roma a trazione Usa si è sempre incagliata in una crisi che l’ha portata vicino al punto di rottura. A volte ne è uscita, altre no, ma di sicuro nessuno si aspettava che un’estate accarezzata dai ricordi di una storica semifinale di Champions League declinasse così in fretta nei quattro elementi che segnalano l’allarme rosso: risultati deludenti (3 sconfitte, 2 pareggi e una vittoria nelle 6 partite ufficiali, con 7 gol fatti e 12 subiti), allenatore a rischio esonero, contestazione feroce dei tifosi e presidente arrabbiatissimo.
PALLOTTA E IL CASTING Cominciamo da qui, da quel «sono completamente disgustato» che il presidente James Pallotta ha ringhiato a Romapress.us dopo il k.o. di ieri con il Bologna. Il numero uno è amareggiato dall’atteggiamento dei giocatori e comincia anche a nutrire dubbi su un mercato che pure gli aveva fatto dire: «Questa è la mia Roma più forte». Ovvio che, come sempre accade, chi rischia di più è il tecnico, e così Eusebio Di Francesco – nonostante solo a giugno abbia rinnovato il contratto fino al 2020 con adeguamento d’ingaggio – vede la partita di mercoledì in casa contro il Frosinone come un’ultima spiaggia. Anzi, anche il derby di sabato contro la Lazio e la partita di Champions del martedì successivo contro il Plzen (tre sfide in soli 9 giorni) potrebbero essergli fatali. Perciò non sorprende che si comincia già il totonomi in caso di esonero. E se il più desiderato è Antonio Conte (ancora sotto contratto col Chelsea), paiono più percorribili le strade che portano a Paulo Sousa (ora al Tianjin, in Cina, ma può e vuole rescindere), Laurent Blanc e Vincenzo Montella. Se a questo si arrivasse, sarebbe il 7° tecnico dell’era Usa, cioè dal 2011 ad oggi. Troppi per pensare a sole coincidenze. Detto che siamo ancora nel campo delle ipotesi, lo stimatissimo Conte viene visto con qualche perplessità solo per due motivi: l’ingaggio ovviamente da top mondiale e il fatto che difficilmente – a meno di ripensamenti – accetterebbe ogni anno di vedere partire i migliori per acquistare talenti di prospettiva (e no), politica a cui è costretta la Roma da anni. MONCHI E DE ROSSI Ma nonostante anche Monchi sia discusso, il d.s. prima della partita si è schierato con Di Francesco. «È presto per parlare di mercato sbagliato e l’allenatore ha tutta la nostra fiducia». Vero, però ora dalla dirigenza filtra tanta delusione perché i valori tecnici di Chievo (domenica scorsa) e Bologna non possono essere paragonabili a quelli della Roma. Un assist, invece, viene da capitan De Rossi: «Sono partiti giocatori forti, però sono arrivati anche tanti talenti. Di Francesco è l’allenatore che ci ha portato in semifinale di Champions, prendiamoci anche le nostre responsabilità. Con tutto il rispetto per le avversarie, non occorreva avere Guardiola in panchina per battere Chievo e Bologna».
PULLMAN E RITIRO I tifosi però sono furiosi e il coro «mercenari» si è alzato forte e chiaro. Così, per evitare contestazioni alla stazione Termini la squadra è tornata in pullman ed è andata direttamente in ritiro, dove rimarrà fino a mercoledì. Di Francesco proverà a svegliare il gruppo, però la sua analisi ieri è stata dura: «I numeri contro di noi sono schiaccianti, abbiamo fatto figuracce. Ora non posso più sbagliare e devo scegliere gli uomini prima dei calciatori giusti. Se mi seguono o no chiedetelo a loro. Se dovessi dire che hanno fatto quello che chiedevo, direi di no. Se fai il 72% di possesso palla e non concretizzi ti manca qualcosa, se non metti il piede per i contrasti è demerito tuo. Di sicuro cambierò, però non so ora quale sia il sistema di gioco migliore. Rosa sopravvalutata? Per quello che stiamo dimostrando, sì. Mi fa rabbia non riuscire a trasmettere quello che voglio, non ho voglia di prendere solo schiaffi. Io però sono un combattente. Ci provo e ci proverò fino all’ultimo, ma l’allenatore è sempre sulla graticola». Proprio vero. L’ultima volta che Pallotta disse di essere «disgustato» era il 10 gennaio 2016. Tre giorni dopo Garcia veniva ufficialmente esonerato. Morale: Di Francesco rischia grosso.