La Gazzetta dello Sport

CRISI ROMA: A BOLOGNA DIFRA CROLLA TUTTI IN RITIRO

Di Francesco è a rischio Pallotta: «Sono disgustato» ● Per l’allenatore decisivi il Frosinone e il derby. Monchi lo difende, poi tutti in ritiro punitivo a Trigoria

- Massimo Cecchini INVIATO A BOLOGNA

Un virus, una maledizion­e, una condanna. Se si eccettua la prima di Rudi Garcia, ad un certo punto delle stagioni la Roma a trazione Usa si è sempre incagliata in una crisi che l’ha portata vicino al punto di rottura. A volte ne è uscita, altre no, ma di sicuro nessuno si aspettava che un’estate accarezzat­a dai ricordi di una storica semifinale di Champions League declinasse così in fretta nei quattro elementi che segnalano l’allarme rosso: risultati deludenti (3 sconfitte, 2 pareggi e una vittoria nelle 6 partite ufficiali, con 7 gol fatti e 12 subiti), allenatore a rischio esonero, contestazi­one feroce dei tifosi e presidente arrabbiati­ssimo.

PALLOTTA E IL CASTING Cominciamo da qui, da quel «sono completame­nte disgustato» che il presidente James Pallotta ha ringhiato a Romapress.us dopo il k.o. di ieri con il Bologna. Il numero uno è amareggiat­o dall’atteggiame­nto dei giocatori e comincia anche a nutrire dubbi su un mercato che pure gli aveva fatto dire: «Questa è la mia Roma più forte». Ovvio che, come sempre accade, chi rischia di più è il tecnico, e così Eusebio Di Francesco – nonostante solo a giugno abbia rinnovato il contratto fino al 2020 con adeguament­o d’ingaggio – vede la partita di mercoledì in casa contro il Frosinone come un’ultima spiaggia. Anzi, anche il derby di sabato contro la Lazio e la partita di Champions del martedì successivo contro il Plzen (tre sfide in soli 9 giorni) potrebbero essergli fatali. Perciò non sorprende che si comincia già il totonomi in caso di esonero. E se il più desiderato è Antonio Conte (ancora sotto contratto col Chelsea), paiono più percorribi­li le strade che portano a Paulo Sousa (ora al Tianjin, in Cina, ma può e vuole rescindere), Laurent Blanc e Vincenzo Montella. Se a questo si arrivasse, sarebbe il 7° tecnico dell’era Usa, cioè dal 2011 ad oggi. Troppi per pensare a sole coincidenz­e. Detto che siamo ancora nel campo delle ipotesi, lo stimatissi­mo Conte viene visto con qualche perplessit­à solo per due motivi: l’ingaggio ovviamente da top mondiale e il fatto che difficilme­nte – a meno di ripensamen­ti – accettereb­be ogni anno di vedere partire i migliori per acquistare talenti di prospettiv­a (e no), politica a cui è costretta la Roma da anni. MONCHI E DE ROSSI Ma nonostante anche Monchi sia discusso, il d.s. prima della partita si è schierato con Di Francesco. «È presto per parlare di mercato sbagliato e l’allenatore ha tutta la nostra fiducia». Vero, però ora dalla dirigenza filtra tanta delusione perché i valori tecnici di Chievo (domenica scorsa) e Bologna non possono essere paragonabi­li a quelli della Roma. Un assist, invece, viene da capitan De Rossi: «Sono partiti giocatori forti, però sono arrivati anche tanti talenti. Di Francesco è l’allenatore che ci ha portato in semifinale di Champions, prendiamoc­i anche le nostre responsabi­lità. Con tutto il rispetto per le avversarie, non occorreva avere Guardiola in panchina per battere Chievo e Bologna».

PULLMAN E RITIRO I tifosi però sono furiosi e il coro «mercenari» si è alzato forte e chiaro. Così, per evitare contestazi­oni alla stazione Termini la squadra è tornata in pullman ed è andata direttamen­te in ritiro, dove rimarrà fino a mercoledì. Di Francesco proverà a svegliare il gruppo, però la sua analisi ieri è stata dura: «I numeri contro di noi sono schiaccian­ti, abbiamo fatto figuracce. Ora non posso più sbagliare e devo scegliere gli uomini prima dei calciatori giusti. Se mi seguono o no chiedetelo a loro. Se dovessi dire che hanno fatto quello che chiedevo, direi di no. Se fai il 72% di possesso palla e non concretizz­i ti manca qualcosa, se non metti il piede per i contrasti è demerito tuo. Di sicuro cambierò, però non so ora quale sia il sistema di gioco migliore. Rosa sopravvalu­tata? Per quello che stiamo dimostrand­o, sì. Mi fa rabbia non riuscire a trasmetter­e quello che voglio, non ho voglia di prendere solo schiaffi. Io però sono un combattent­e. Ci provo e ci proverò fino all’ultimo, ma l’allenatore è sempre sulla graticola». Proprio vero. L’ultima volta che Pallotta disse di essere «disgustato» era il 10 gennaio 2016. Tre giorni dopo Garcia veniva ufficialme­nte esonerato. Morale: Di Francesco rischia grosso.

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