La Gazzetta dello Sport

GIALLOROSS­I GIÀ AL BIVIO

«Non sono in forma In azzurro ci vada chi lo merita più di me» ●Il sardo si chiama fuori dalla Nazionale: «Soffro ma è giusto così, non potrei essere utile»

- di ANDREA DI CARO

«È

stata una decisione sofferta. Molto sofferta. Non so in quanti, con la maglia azzurra già in tasca, l’avrebbero presa. Ma, per l’amore e il rispetto che ho nei confronti della Nazionale, dei tifosi, dei compagni, ho scelto così. So che è la cosa giusta». La delusione di Fabio Aru non è neppure quantifica­bile. Lui, che sente l’azzurro «come una seconda pelle», ha deciso di rinunciare al Mondiale di Innsbruck: «Non ho la condizione per poter essere all’altezza della situazione». «Fabio ha dimostrato di essere un uomo. Responsabi­le e intelligen­te — è il commento del commissari­o tecnico Davide Cassani —. Con lui mi sono sempre confrontat­o. Fa parte della squadra azzurra anche quando si esclude, stavolta ha capito che altri avrebbero potuto fare meglio di lui. Gode della mia fiducia, l’ho apprezzato molto».

DECISIONE

Il 28enne sardo della Uae-Emirates ha deciso ieri. «Sono uscito in bici anche al mattino». Ma è sabato che la scelta ha cominciato a maturare nel cuore e della testa di Aru. Il test agonistico del Memorial Pantani era andato al contrario rispetto a desideri e aspettativ­e. E non solo per il ‘crudo’ risultato

C.T. AZZURRO

finale: 54° e penultimo, a 4’04” dal vincitore Ballerini. Aru, che al mattino aveva già fatto 60 km in bici per arrivare in partenza, non era entrato nell’azione decisiva sulla salita di Montevecch­io. «Se fossi stato bene, sarei stato in quel gruppo di 18 che poi si è giocato la vittoria», ammette. E già nel dopo-gara lui e Cassani si erano confrontat­i nell’albergo poco distante dal traguardo che li ospitava. Alla presentazi­one delle Nazionali a Milano, lunedì scorso, il c.t. aveva ribadito: «Per me Fabio è un titolare. È azzurro nell’anima». Ma non c’è dubbio che il 2018 per Aru si possa considerar­e come un «annus horribilis», dal ritiro al Giro d’Italia fino alla difficile Vuelta, complicata da una rovinosa caduta nell’ultima settimana: «La stagione è partita in salita. Molto difficile. Nonostante tutto l’impegno, non sono riuscita a raddrizzar­la. Il Mondiale doveva essere un appuntamen­to cruciale ma così non aveva senso». L’ultimo successo di Aru risale al 5 luglio 2017, tappa di La Planche des Belles Filles al Tour. Nel 2018 non ha mai concluso una corsa nei primi tre.

GIOCHI

La rinuncia di Aru ha fatto prendere alla quinta Nazionale mondiale di Cassani (è sull’ammiraglia da Ponferrada 2014) la fisionomia definitiva. Oltre a Nibali, Moscon, Caruso, Pozzovivo, Pellizotti e De Marchi, entrano tra i titolari sia Dario Cataldo sia Gianluca Brambilla mentre resta fuori Giovanni Visconti (riserva come Formolo), cui non è bastato il secondo posto di ieri al Trofeo Matteotti per convincere Cassani. Solo gli otto titolari parteciper­anno al ritiro di Torbole, da oggi a giovedì, quando dopo pranzo è prevista la partenza per Innsbruck. L’ultimo mondiale disputato in Austria — a Salisburgo, nel 2006 — fu vinto da Paolo Bettini: è un buon auspicio per la Nazionale, che non porta l’arcobaleno in Italia (e neppure altre medaglie iridate) da 10 anni, dalla doppietta siglata da Alessandro Ballan e Damiano Cunego a Varese.

DELUSIONE

«Ci ho sperato fino alla fine — ammette Aru —. Ma è giusto lasciare spazio a chi, in questo momento, può contare su una condizione migliore. L’Italia è forte. Moscon e De Marchi sono in ottima forma. Quanto a Nibali, tutti ne conosciamo il valore. Io tiferò da casa e auguro il meglio ai miei compagni. È chiaro che a bocce ferme con la squadra, il cui sostegno non mi è mai mancato, bisognerà analizzare quello che è successo quest’anno e capire perché le cose non hanno funzionato».

«HA DIMOSTRATO DI ESSERE UN UOMO RESPONSABI­LE»

«ANCHE SE SI È ESCLUSO, FABIO RESTA PARTE DELLA SQUADRA»

DAVIDE CASSANI

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Fabio Aru, 28 anni BETTINI

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