Juve, quanta fatica Poi spunta Cristiano LA PARTITA IN CIFRE
Il Frosinone fa le barricate I bianconeri aspettano 81’ e sfondano con CR7-Berna
●È la quinta vittoria consecutiva in campionato. Mercoledì a Torino arriva il Bologna, antipasto di Juventus-Napoli...
Per sfinimento, per noia, per ineluttabile superiorità tecnica. La Juve porta a casa la classica vittoria sporca, quel tipo di successi dimenticabili in fretta e che però fanno volume e risultano decisivi per gli scudetti. Cinque giornate e cinque vittorie, la Signora non molla nulla e tiene il Napoli a meno tre, in vista dello scontro diretto di sabato allo Stadium. Complimenti al Frosinone, che ha tirato per le lunghe lo 0-0 con un arrocco ai limiti della perfezione. Questa «bella» sconfitta può essere il punto di ripartenza per un nuovo campionato, anche se la sterilità offensiva dei giallazzurri resta paurosa: zero gol in cinque gare e zero tiri nello specchio della porta di Szczesny. La partita in Ciociaria ha poi ribadito una grande verità di questo scorcio iniziale di stagione: per Allegri sarà sempre più difficile rinunciare a Federico Bernardeschi. È stato l’ingresso di «Berna» a cambiare i connotati del match. Il gol di Ronaldo per l’1-0, un tiro da opportunista e sul filo del fuorigioco, è stato uno specchietto per le allodole. Se non fosse entrato Bernardeschi, la Juve con ogni probabilità non avrebbe risolto il rebus del «Benito Stirpe».
LENTEZZA Allegri è partito con un centrocampo bizzarro: Bentancur e Pjanic interni ed Emre Can in regia. La cosa non ha funzionato. Il turco-tedesco non ha piede fino e il bosniaco tendeva ad accentrarsi sulla pedana del direttore d’orchestra. Verso il quarto d’ora l’allenatore ha ufficializzato l’autosistemazione dei giocatori di mezzo. Pjanic ha ripreso il volante, con gli altri due ai lati. Non che la Juve sia decollata, tutt’altro, è rimasta ferma sulla pista con i motori al minimo. Circolazione lenta del pallone, cambi di gioco prevedibili; Bentancur e Can macchinosi, tiri forzati dalla distanza. Attacco rotante: Dybala, Ronaldo e Mandzukic si alternavano nelle tre posizioni d’attacco e nel tabellino abbiamo optato per la formula 1-2 perché ci è parso che Dybala per lo più cercasse la trequarti come da istinto primordiale. Interscambi sì, ma scarsi e scarni i dialoghi tra gli interpreti del tridente. Notato un certo scollegamento tra CR7 e i colleghi. Il portoghese si è mosso da primo violino solista, cercava gli uno contro uno e tirava a più non posso. Il muro del Frosinone però ha retto. Una volta ci ha messo una pezza Capuano poco prima della linea, un’altra Sportiello sul primo palo. Nell’occasione in cui CR7 ha servito una gran palla tesa da sinistra, nessuno dei compagni è andato ad attaccarla. Frosinone rinserrato in due linee strette, cinque difensori e tre centrocampisti, ma Longo ha avuto la saggezza di tenere «alti» i suoi attaccanti, Perica e Campbell, per evitare che la Juve si sentisse troppo sicura e padrona.
SVELTEZZA All’inizio della ripresa Allegri ha rispedito Can al centro della mediana, con funzioni di simil Casemiro al Real Madrid, e ricollocato Pjanic come interno destro, ma questa volta l’impianto ha funzionato perché al 56’ l’allenatore ha levato il farraginoso Bentancur e inserito Bernardeschi. Col nuovo entrato la Juve è passata al 4G e pure Pjanic decentrato ha acquisito maggior senso. Il sistema non è mutato, ma l’interpretazione sì: Bernardeschi ha «strappato» un’infinità di volte sul centrosinistra, ha tolto lentezza e ha aggiunto sveltezza, e il Frosinone è entrato in fibrillazione. Quando Allegri ha immesso Cancelo per Cuadrado, ieri in modalità «confusione», il cerchio si è chiuso. Il Frosinone non riusciva più a superare la linea di metà campo, in totale inibizione. Vistoso schiacciamento davanti a Sportiello, e l’ineluttabile gol è arrivato verso la fine. Una rete «sporca» per costruzione e conclusione: l’assist di Pjanic è stato un non assist, cioè un tiro smorzato dai difensori di casa; la deviazione di Ronaldo, in bilico sul fuorigioco, è stata schiacciata, con rimbalzino malefico. A quel punto si sono aperte le acque e Bernardeschi ha messo i sigilli al culmine di un contropiede «sporco», con annessa carambola. Non ci sia però chi pensi male: la pulizia di Bernardeschi – pulizia di idee, di piede e di corsa – è indiscutibile. «Berna» sembra un miraggio, nel deserto del calcio azzurro contemporaneo. Forse la Nazionale andrebbe ricostruita a misura sua (e di Chiesa)
LA PARTITA Allegri in mezzo al campo parte con Bentancur dal primo minuto
È proprio l’ingresso di Bernardeschi a cambiare la gara. Grande pure Cancelo