Rino amaro «Vorrei giocare meno bene e vincere»
●●attuso lamenta i soliti blackout, ma non cambia gli obiettivi: «La Champions non può diventare una chimera»
Di veleno, alla fine, non ce n’è mai abbastanza in questo Milan. O forse ne ha avuto di più l’Atalanta, che gli incisivi li ha affilati dalla panchina e li ha tirati fuori dopo un primo tempo passato a subire le incursioni del Pipita, Suso e compagnia. Ancora una volta, però, Rino Gattuso ha dovuto assistere agli omaggi dei suoi ragazzi, che hanno ceduto nel finale nonostante fossero riusciti a riprendere in mano la gara dopo il gol del Papu. I gol, certo: per il Diavolo le reti (fallite e subite) sono la chiave del mancato decollo. Romagnoli e compagni non hanno massimizzato i ricavi di una prima fetta di gara a tratti dominata, traducendo quanto costruito nella sola, straordinaria girata al volo di Higuain; poi hanno concesso metri, occasioni e pasticciato dalle parti di Donnarumma, incassando una beffa che sembrava annunciata (vedi salvataggio sulla linea di Rodriguez).
DUE FACCE Tra i due difetti, per Gattuso pesa di più il primo, anche se mancato cinismo sotto porta e paure improvvise in difesa sono facce della stessa, incompleta, medaglia: «Giochiamo partite a metà. E quando non si chiude per tempo nascono i problemi. A volte siamo poco fortunati nell’ultima giocata - spiega il tecnico rossonero -, può capitare, quello che non dovrebbe succedere è spegnere la luce. A Cagliari era successo all’inizio, stavolta nell’ultima mezz’ora, quando ci siamo allungati e abbiamo provato a proporre un calcio che non è il nostro, rinunciando a costruire dal basso e andando in apnea sulle palle inattive. Non basta la grande prestazione che ho visto prima dell’intervallo, forse avremmo sofferto anche se ci fossimo portati sul 2-0, perché alla prima difficoltà crolliamo. Bisogna trovare continuità, il bel calcio non è sempre sinonimo di vittoria, preferirei giocare meno bene e vincere qualche partita in più».
ALLENATORE MILAN
FISSA CHAMPIONS Il paradosso del Milan a intermittenza finisce quasi per nascondere i passi avanti collettivi, come la crescita dell’intesa tra Higuain e i compagni: «Sono contento per Suso, gli si chiedono gol ma ha servito due assist e si è messo a disposizione di Gonzalo, come Bonaventura, che ho cambiato con Bakayoko perché volevo più sostanza in mezzo: forse ho sbagliato, ma l’idea era quella». Convinto delle proprie idee e degli obiettivi, Rino, nonostante il quarto posto adesso sia lontano 5 punti. «La Champions non può diventare una chimera, ognuno di noi deve crederci. Pensare di lottare per il quinto-sesto posto non ci porterebbe da nessuna parte». Serve un clic che non è ancora scattato, insomma, e anche Leonardo spera si azioni al più presto: «Negli ultimi anni il Milan è sempre finito in quella posizione di classifica e così si finisce per perdere la mentalità vincente - analizza il d.t. -. Dobbiamo tornare a essere quelli che dominano, controllano, sanno soffrire e chiudono le partite». A proposito di dirigenti: vicino il ritorno in rossonero di Umberto Gandini. Il nuovo a.d. Ivan Gazidis lo incontrerà a Londra a breve, forse già nelle prossime ore.
DIRETTORE TECNICO MILAN
CROLLIAMO ALLA PRIMA DIFFICOLTÀ, GIOCHIAMO SOLO METÀ PARTITA
RINO GATTUSO
SERVE LA GIUSTA MENTALITÀ, SAPER SOFFRIRE E POI DOMINARE
LEONARDO