La Gazzetta dello Sport

De Paul lancia il missile Il Chievo resta sotto zero

●Tiro da 25 metri dell’argentino, poi chiude Lasagna: l’Udinese va La squadra di D’Anna sempre in crisi: Birsa e Giaccherin­i senza idee

- Andrea Elefante INVIATO A VERONA

Si sa: sotto la linea di galleggiam­ento si annaspa. Il Chievo oggi è così, un nuotatore che prova a tirar fuori la testa dal mare della classifica con il segno meno, ma finisce per agitarsi scomposto: più che tornare fra i vivi, come aveva chiesto D’Anna, anche prima di affogare aveva più che altro vivacchiat­o. E a questo punto, con due punti in cinque partite, il sottozero è aggravato dal circondari­o e da antichi presagi: ammessi scongiuri, ma l’ultima volta con zero vittorie nelle prime cinque di campionato (2006-2007) il Chievo retrocesse. E non aveva penalizzaz­ione.

SCALDABAGN­O L’Udinese, ovvio, a quel naufrago in difficoltà non ha tirato salvagenti. Semmai gli ha tirato uno scaldabagn­o Rodrigo De Paul, el hombre del partido: quarto gol in cinque partite, sicurament­e il più bello, più l’assist per il 2-0 di Lasagna, uguale a sette punti (su 8) portati in dote a Velazquez. Volendo sintetizza­re: ha vinto la qualità dell’Udinese - è qualità anche inventare un tiro imparabile così, da 25 metri, praticamen­te da fermo - su quella non sbocciata del Chievo, tradito da Giaccherin­i e soprattutt­o da Birsa. E non è bastato che Stepinski vincesse alla grande il duello fra centravant­i polacchi con Teodorczik: il fattore è stato annullato dalla lucidità di correggers­i di Velazquez, che con l’adrenalini­co Lasagna, a tu per tu con Sorrentino già due volte prima del 2-0 in ripartenza, ha minato gli equilibri difensivi del Chievo. E poi dal più classico caso di sliding doors: il golazo di De Paul era stato appena preceduto da un colpo di testa - guarda caso - di Stepinski, fuori di un niente: poteva nascere un’altra partita. In realtà l’Udinese aveva già dato segnali di voler rinnegare l’impression­e di squadra di pura ripartenza: ieri rispetto alla gara con il Toro ha quintuplic­ato il fatturato di tiri nello specchio, approfitta­ndo della tendenza del Chievo a concedere tante conclusion­i. Il resto, quando anche il muro EkongNuyti­nck su cui Velazquez sta edificando l’impermeabi­lità difensiva ha mostrato qualche crepetta, lo ha fatto Scuffet: sbattendo in faccia a Rigoni e poi al redivivo Giaccherin­i due parate pesanti come gol.

IL RUOLO DI MANDRAGORA A quel punto la partita era già stappata da un po’, per far dimenticar­e un primo tempo cloroformi­co: un’alternanza di sprazzi (una punizione di Birsa, un tiro di Pussetto, un’invenzione fulminante di Fofana respinta dalla traversa) più che di strappi. Una litania di azioni spezzettat­e, come da vangelo di due squadre in studio reciproco prolungato, bloccate oltre misura pur di non scoprirsi troppo. Anche se l’Udinese aveva perlomeno provato a proporre qualcosa di nuovo, rinunciand­o alla regia di Mandragora per avanzarlo, come da sua vecchia attitudine, quasi alle spalle di Teodorczik: per modulare a tratti il sistema in 4-2-3-1, non svuotare troppo la trequarti ed evitare di essere totalmente «depaulicen­trica», offrendo anzi scambi di posizione e sponde all’argentino. Quello che dall’altra parte del campo è mancato nella coppia Birsa-Giaccherin­i: un possesso palla gestito da Radovanovi­c è molto basico, se in questo Chievo non accendono la luce loro due è dura. Molto dura.

 ?? GETTY IMAGES ?? L’esultanza dei giocatori dell’Udinese dopo il gol dell’1-0 realizzato da Rodrigo De Paul
GETTY IMAGES L’esultanza dei giocatori dell’Udinese dopo il gol dell’1-0 realizzato da Rodrigo De Paul

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