MILAN, HIGUAIN NON BASTA Scintilla Pipita, la Dea rimonta due volte
Rossoneri beffati al 91’, Atalanta imbattuta a San Siro dal 2014
Sono quelle partite da non credere, ma al Milan rischiano di succedere spesso. Sono quelle partite in cui una squadra è superiore, ha il risultato in mano, sbaglia più volte il colpo del k.o., ma poi si fa raggiungere addirittura nel recupero. E se la colpa è del Milan, che ancora non riesce a restare in partita per 90’ – blackout li chiama Gattuso, nell’onestissima autocritica finale –, non si può minimizzare il fatto che l’Atalanta non vada mai a fondo e sia spietata nel momento decisivo. Anche i cambi giocano un ruolo importante. L’Atalanta sbaglia formazione, soffre ancora l’uscita dalll’Europa League, ma nella ripresa va all’attacco con Zapata-Rigoni e recupera il pari. Il Milan invece comincia bene, ma l’uscita nel finale di Bonaventura e Calhanoglu segna un arretramento psicologico prima che tattico. Due volte avanti i rossoneri, con Higuain e Bonaventura, i migliori, e due volte raggiunti, da Gomez e Rigoni. Ma questo non è pugilato, non si decide ai punti, quindi finisce 2-2.
CHE HIGUAIN Naturalmente il risultato fa più male al Milan che non può neanche gioire per aver trovato il leader che mancava. Higuain è già il simbolo. Tutti lo cercano, tutti giocano pensando a lui, ma diversamente da come accadeva nel Napoli, dove la manovra matematica sarriana si concludeva con l’occasione gol per l’argentino. Rispetto alla Juve, poi, Higuain fa più il centravanti: non deve sacrificarsi in copertura, non rinuncia a partecipare al gioco, non l’ha mai fatto neanche quand’era nel Real Madrid, ma qui è il 9 indiscusso. E così non stupisce il gol dopo 1’33”: cross di Suso da destra, i meccanismi difensivi dell’Atalanta non sono ancora sincronizzati, l’argentino colpisce al volo faccia alla porta. Terzo centro di fila, primo a San Siro. Non c’è soltanto Higuain. Il gioco scorre bene, Biglia si muove con la squadra e si sente in impostazione e chiusura, senza ritrovarsi solo. In mezzo Bonaventura sembra una mezzala consumata, al quale il lavoro (quantità più che qualità) di Kessie permette movimenti più offensivi. E si sente anche il tocco di Gattuso che studia, cerca soluzioni, non si fa trascinare
● 1 Higuain esulta per il suo terzo gol consecutivo AFP
● 2 Gomez realizza la rete del momentaneo 1-1 AP
● 3 La parata che porterà al tap-in di Rigoni ANSA
dalla partita ma la aggredisce come faceva da mediano: quegli esterni molto larghi, Suso mobile e decisivo (suo anche l’assist del 2-1) e Calhanoglu, obbligano l’Atalanta ad arretrare gli esterni, a soffrire le marcature a uomo di Gasperini, insomma a perdere il filo. De Roon non tiene mai Bonaventura, Gomez sbatte sul marcatore di turno, Pasalic e Barrow sono prede facili.
ALTRA ATALANTA Ma, come diceva il grande Boskov, la partita non finisce al 45’. Che sia lo squalificato Gasperini a ordinare i cambi, o il suo vice Gritti, la mossa è giusta: fuori, da regolamento, Pasalic e Barrow, dentro Zapata e Rigoni. Il passaggio dal 3-4-1-2 al 3-4-2-1 è un dettaglio, è l’atteggiamento che cambia. Non è un caso che al 9’ i protagonisti dell’1-1 siano loro: Rigoni che imposta, Zapata che crossa e Gomez che brucia Calabria, 1-1. Il Milan si riporta avanti quasi subito, con il solito Bonaventura (che aveva già colpito un palo di testa). Va vicinissimo al gol con Calhanoglu e Higuain. Ha il match-ball. Ma la partita è cambiata, e sono stati quei due: Zapata tiene sempre addosso due difensori, difende palla e apre spazi, tiene alta l’Atalanta che con Rigoni ha ben altra capacità di movimento, imprevedibilità, verticalizzazione.
CAMBI DECISIVI E poi scendono in campo i tecnici. Il Milan rinuncia a Bonaventura e Calhanoglu, pensando di proteggersi, e qui Gattuso sbaglia, mentre l’Atalanta si gioca anche Ilicic per Gosens rimodellandosi con un 3-3-1-3. Bakayoko non regge la pressione e il centrocampo si apre, Castillejo non entra in partita, finale da incubo. Fino alla botta di Rigoni. Un 2-2 che sveglia il Milan mentre sognava di diventare la terza forza (battendo il Genoa). E che rimette in pista l’Atalanta: la terza sconfitta di fila sarebbe stata un bel guaio.