La Gazzetta dello Sport

LA DOTTA DIVENTA ROSEA

- di ANDREA MONTI

C’ è una foto che riassume, con la forza di un piccolo Velazquez in bianco e nero, la passione dell’atleta: quel diapason di sofferenza e stoica sopportazi­one che spesso risuona alto nel vangelo del ciclismo. Ritrae un uomo che si inerpica su un colle, stretto tra due ali di folla urlante, la faccia stravolta dal dolore...

C’è una foto che riassume, con la forza di un piccolo Velazquez in bianco e nero, la passione dell’atleta: quel diapason di sofferenza e stoica sopportazi­one che spesso risuona alto nel vangelo del ciclismo. Ritrae un uomo che si inerpica su un colle, stretto tra due ali di folla urlante, la faccia stravolta dal dolore. Tra i denti stringe una bandella di caucciù ricavata da una camera d’aria, l’altro capo è fissato sul manubrio. Un anestetico e, insieme, un equilibrat­ore dinamico della spinta. Così, nel Giro del ’56, Fiorenzo Magni dipinge la propria leggenda di guerriero indomito, capace di affrontare la cronoscala­ta che dal centro di Bologna porta al santuario della Madonna di San Luca con una clavicola fratturata. Su quella stessa salita venerata da ciclisti e pellegrini, sabato 11 maggio 2019, il Giro d’Italia numero 102 muoverà il suo primo colpo di pedale.

Il legame tra l’Emilia Romagna e la corsa rosa, che dopo 25 anni torna a mettere in scena la grande partenza dalla sua capitale, è una faccenda di cuore e di pancia. Un filo emotivo robustissi­mo che risale alla storica edizione del 1909: la prima tappa del primo Giro d’Italia parte da Milano e arriva a Bologna dopo aver vagato nella pianura per ben 397 chilometri e 14 ore di fatica ininterrot­ta. Da allora a oggi, le strade emiliane e romagnole hanno rivelato o laureato molti tra i campioni assoluti del nostro immaginari­o, da Coppi a Merckx, da Saronni a Pantani fino a Froome. Lo faranno sicurament­e ancora l’anno prossimo con ben cinque tappe che, tra arrivi e partenze, interessan­o oltre a Bologna anche Riccione, San Marino, Ravenna, Modena e Carpi. Ce n’è per tutti nell’itinerario disegnato da Mauro Vegni. Un potenziale di gloria per passisti, velocisti e scalatori, uomini da podio ed eroi di giornata. E di emozioni forti per gli appassiona­ti, con il culmine nella cronoscala­ta del Monte Titano che potrebbe scolpire le gerarchie del Giro con largo anticipo sulle grandi montagne.

Un percorso ricco di storia e di sfide è l’omaggio, non casuale, che la Gazzetta tributa a un territorio che dal calcio (con 4 squadre in Serie A) ai motori, dal volley al basket e a tante altre discipline, esprime una quantità impression­ante di eccellenze sportive. Un fervore che si traduce anche in un diffuso movimento dilettanti­stico e in un robusto indotto industrial­e che va dal fitness al turismo. L’Emilia Romagna è la dimostrazi­one di come lo sport e i suoi valori possano giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo economico di un territorio, ma anche sul terreno, oggi tanto delicato, della coesione sociale. L’entusiasmo che il presidente Stefano Bonaccini e i sindaci dei comuni interessat­i hanno profuso nella presentazi­one di ieri al Palazzo della Regione, sono un ottimo viatico. Ovviamente siamo solo al primo atto. Mancano ancora otto mesi alla partenza del Giro, ma con la scelta del punto di partenza l’impression­e è che Paolo Bellino e gli amici di Rcs Sport ci abbiano già messo ben in sella. Garantisce Bologna: la Dotta, la Grassa, un tempo la Rossa (oggi magari un po’ meno), prossimame­nte la Rosea. Anche il ciclismo, in fondo, è una fede.

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Fiorenzo Magni al Giro ‘56 con la clavicola rotta
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