La Gazzetta dello Sport

L’Europa dice Juve Miglior dirigente, premiato Marotta «Ora la Champions»

●A Madrid l’a.d. scelto tra i colleghi del Continente E Agnelli: «Liga all’estero? Modello a cui guardare»

- Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID @filippomri­cci

Ieri Madrid è stata decisament­e bianconera. «E speriamo che lo sia anche l’1 giugno», dice Beppe Marotta mentre si gode l’Industry Award per la categoria Best Executive dedicata al miglior dirigente del calcio europeo. Glielo ha appena consegnato Javier Tebas, presidenti­ssimo della Liga.

ARRIVERDER­CI MADRID «E subito dopo è stato premiato come miglior stadio il Wanda Metropolit­ano, la nuova casa dell’Atletico Madrid che il prossimo giugno ospiterà la finale della Champions League, sarebbe bello poter tornare a Madrid per disputare la finale» si augura Marotta, che ha passato la serata a chiacchier­are piacevolme­nte con Miguel Angel Gil Marin, numero due del club colchonero. «È stata una grande serata, sono lusingato – aggiunge con piacere il dirigente –. Questo è un premio per tutti, per la cosiddetta “squadra invisibile” che mi aiuta nel mio lavoro. È un riconoscim­ento per me ma anche per l’intera Juventus». Ed è arrivato alla fine dell’estate di Cristiano Ronaldo: «Un acquisto straordina­rio. Grande merito va ascritto al presidente e a tutti noi collaborat­ori, penso soprattutt­o a Paratici e a Nedved. La Juventus nella gestione Agnelli ha dimostrato di essere all’altezza della tradizione che la storia le ha imposto e questo arrivo porta con sè un valore aggiunto. Parliamo di un campione, di un’icona che potrà dare la spinta e la motivazion­e in più per arrivare al nostro sogno, quello di alzare un trofeo prestigios­o. Spesso nella vita i sogni diventano realtà, spero che quest’anno sia così anche per noi e che possiamo tornare qui a Madrid a fine stagione». Intanto, una settimana con Bologna e Napoli: «Aggiungere­i anche la partita con gli Young Boys: siamo abituati a questi tour de force e per questo abbiamo allestito una squadra numericame­nte e qualitativ­amente forte. Non siamo spaventati».

EQUILIBRIO COMPETITIV­O Attorno a Marotta un tramonto spettacola­re e grandi colori che dalla terrazza che ospitava la premiazion­e avvolgevan­o la luna piena che si era piazzata proprio sopra il Wanda Metropolit­ano. Grande chiusura cromatica a una giornata che si era aperta al Teatro Goya con l’intervento di Andrea Agnelli al World Football Summit, evento con grande partecipaz­ione di pubblico specializz­ato giunto alla terza edizione e nella cui cornice entrano gli Industry Awards. Il presidente della Juventus ha ricordato il suo doppio ruolo come massimo dirigente dell’Eca, l’associazio­ne che riunisce i club europei, e ha offerto un apprezzato intervento centrato sull’equilibrio competitiv­o, con analisi dell’evoluzione del sistema calcio dagli Anni 70 a oggi e la progressiv­a perdita di potere sportivo ed economico di Paesi piccoli come Olanda, Scozia e Portogallo (e quindi di club come Ajax, Celtic e Benfica) a favore delle 5 grandi Leghe, sostenute da una capacità di attirare investitor­i, generare incassi e soddisfare il pubblico incredibil­mente maggiori.

RISCHIO D’IMPRESA Agnelli ha ribadito alcuni concetti sulla gestione del calcio che gli stanno a cuore, sottolinea­ndo il contrasto evidente tra club e gestori, Fifa e Uefa: «Gli imprendito­ri siamo noi: noi investiamo in stadi, infrastrut­ture, giocatori, academies e se le cose vanno male paghiamo di tasca nostra. Fifa e Uefa si limitano a raccoglier­e e distribuir­e, raccoglier­e e distribuir­e, raccoglier­e e distribuir­e. Se incassano il 30% in meno distribuis­cono il 30% in meno. Se capita a noi andiamo in crisi, perché abbiamo costi fissi. Per questo chiediamo di essere ascoltati quando parliamo di calendario internazio­nale». Punto sul quale Agnelli ha insistito parecchio: «L’obiettivo primario a breve termine è la preparazio­ne di un calendario internazio­nale unificato. I tornei delle varie Confederaz­ioni devono essere disputati in anni pari con riposo per tutti in quelli dispari. I calciatori non sono macchine e se si esagera cedono, come le macchine di Formula 1. Bisogna prevedere pause internazio­nali a settembre e novembre, togliendo quella di ottobre, e una terza a giugno, alla fine della stagione dei club».

SERIE A DA ESPORTAZIO­NE? Visto che siamo in Spagna e qui si parla tantissimo della possibilit­à di esportare una partita della Liga negli Usa, Agnelli dopo aver coperto di elogi Javier Tebas ha aperto una porta: «In Italia abbiamo già esportato la Supercoppa ma è più facile, visto che è fuori dal calendario. Abbiamo l’esempio di grandi competizio­ni come Nfl o Nba che esportano le proprie partite, quindi la cosa va considerat­a». E poi ovviamente la Superlega: «Ne abbiamo già parlato e continuere­mo a farlo. L’idea di campionati transnazio­nali è sul tavolo perché l’esperienza dei diritti tv venduti in maniera comunitari­a e non singola ci ha insegnato che uniti si guadagna di più, il prodotto si vende meglio». Agnelli ha le idee chiare, e la linea gestionale della Juve nella giornata bianconera di Madrid è stata apprezzata.

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SULLE RIFORME DI SISTEMA

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EPA Andrea Agnelli, 42 anni, è presidente della Juventus dal maggio 2010 e dell’Eca dal settembre 2017
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Beppe Marotta, 61 anni, scelto come «Best Executive» d’Europa
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