Un tempo in regalo, Ringhio non ci sta
●Il Milan ha concesso 45’ in tre gare su quattro. Maldini: «Ci mancano qualche giocatore e crescita mentale»
Di questo passo potrebbe diventare una giocata su cui scommettere: quale dei due tempi lascerà il Milan agli avversari la prossima partita? Il secondo come a Napoli o con l’Atalanta, oppure il primo come a Cagliari? Anche volendo metterla sull’ironia, il problema per Gattuso resta drammaticamente serio. Certo, fino a qualche mese fa i cattivi pensieri in casa rossonera riguardavano aspetti ben più complessi e delicati, ma ora che la nuova proprietà è ormai andata a regime (ieri a Madrid in occasione del World Football Summit si sono incontrati Gazidis e Gandini), sono chiari anche gli obiettivi: quest’anno non si può derogare dal quarto posto e d’altra parte, a precisa domanda, l’altra sera Gattuso non si è nascosto: «La Champions non può diventare una chimera».
PUNTI Una Champions che, sebbene il Milan abbia una partita da recuperare, dista già 5 punti. Dopo altrettante giornate è un divario considerevole in sé per sé, ma molto relativo in termini assoluti. Il punto interrogativo semmai riguarda la tenuta della squadra: continuando a regalare mezze partite o giù di lì agli avversari, il traguardo diventa piuttosto complicato. E’ uno dei vecchi viziacci rossoneri, con cui si era scontrato anche Montella, e che in questa prima parte di stagione appare particolarmente nocivo. Blackout che hanno fatto mancare all’appello punti importanti. Intanto Gattuso ci si arrovella su e, pur nella difficoltà di risolvere il problema, punta il dito sull’aspetto mentale. Rino non lo ritiene un problema fisico, ma psicologico. Tanto da fargli dire nel dopogara con l’Atalanta: «Forse avremmo sofferto anche se fossimo andati sul 2-0, perché alla prima difficoltà crolliamo». Una frase pesante, che la dice lunga sulla portata del problema e sulla lentezza della squadra nel mettere a fuoco la questione. L’atteggiamento è l’aspetto che più inquieta l’allenatore: una squadra che gioca un primo tempo sontuoso, quasi perfetto come quello con l’Atalanta, non può smarrire la consapevolezza della propria forza da una frazione all’altra. E quando passa in vantaggio non può perdere metri come se il vantaggio equivalesse automaticamente al concetto di difenderlo.
QUANTI REGALI E’ in questi termini che vanno interpretate le riflessioni di Leonardo sulla mentalità smarrita negli ultimi anni, a cui si sono aggiunte quelle di ieri di Maldini da Ma- drid: «Ci mancano ancora qualche giocatore e una crescita generale nella mentalità». Banalmente: una squadra vincente prova a chiudere la pratica e non rinuncia a giocare; quella insicura tende a proteggersi. E’ successo anche in Lussemburgo, e siccome parliamo di una squadra che non può fare paura al Milan, si tratta di un difetto molto radicato. Il secondo tempo col Napoli, il primo col Cagliari e il secondo con l’Atalanta: sono le mezze partite gentilmente offerte con modalità diverse. Errori di reparto e dei singoli, timore di prendersi le responsabilità e di farsi trovare sulla linea di passaggio anche nei momenti più complicati, ritrarsi e rintanarsi invece di restare in posizione. La casistica è ampia e ha senz’altro una evidente genesi psicologica, ma l’aspetto tattico non può essere tralasciato completamente. A Napoli il Milan è andato in difficoltà quando Ancelotti ha cambiato modulo e l’altro ieri quando Gritti e Gasperini hanno inserito Rigoni e Zapata. Mettere a confronto le cifre fra primi e secondi tempi – a seconda di quale non funziona – è impietoso, come vediamo nel grafico accanto: spicca in negativo il numero dei tiri nello specchio e soprattutto dei passaggi, segno che il gioco non scorre. Gattuso intanto studia le contromosse e probabilmente ha ragione lui: per tornare a sorridere basterebbe vincere giocando meno bene. Nessuno si formalizzerebbe.