«Gattuso non è più in campo la grinta non si trasferisce»
«Gattuso dovrà adattarsi alle personalità che troverà nello spogliatoio, saper chiedere qualcosa in più ai primi e andar più piano con gli altri, senza mettergli addosso la paura di sbagliare». Parlava così lo scorso novembre Vincenzo Prunelli, neuropsichiatra, psicanalista e psicologo dello sport interpellato dalla Gazzetta sull’impatto che l’allora neotecnico avrebbe avuto sul Milan. Dieci mesi dopo, rifacciamo il punto.
● I blackout dei rossoneri sono diventati una costante di questo inizio di stagione. Gattuso ha sbagliato qualcosa?
«È un professionista vero e nella prima annata ha ottenuto grandi risultati. Il momento della riconferma, però, è quello più difficile da gestire, specialmente se si parte circondati da grandi aspettative: un contesto di questo tipo può generare nuove paure. Quando giocava, Rino era il primo a trascinare i compagni e aiutarli a gestire i momenti di sofferenza. Adesso che allena non deve pensare di poter trasmettere sicurezze personali, che i suoi magari non hanno: devono essere i giocatori a trovare da soli la via d’uscita durante il match». ● In che modo?
«Ognuno di loro ha bene in mente la “partita magica”, la gara in cui ha giocato meglio, con più piacere e meno fatica: i giocatori del Milan devono riuscire a riviverla nei 90 minuti, solo così si dà continuità. Ma è una capacità che andrebbe insegnata».
● Cosa scatta nella testa dei calciatori quando si spegne la luce?
«Semplicemente, subentra la paura di non farcela. Ti viene addosso all’improvviso e, se non sei abituato a tornare sui binari del tuo stato ottimale, inizi a giocare per non sbagliare, perdi iniziativa e creatività. Se succede a uno o due elementi, è tutto il collettivo a frenarsi».
● A proposito di singoli e gruppo, come mai nemmeno la presenza di Higuain riesce a smuovere le cose?
«Gonzalo è un campione e può fare da guida. Ma ripeto, ogni componente della squadra deve ragionare in maniera autonoma e saper gestire i momenti della gara, altrimenti Higuain diventa il soccorso a cui appigliarsi nelle situazioni di insicurezza: diamo la palla a lui, tanto prima o poi segna...».