La Gazzetta dello Sport

Fiducia a tempo Ma Di Francesco in tre partite si giocherà tutto

●Nervi tesi nella Roma e il tecnico parla al gruppo: «Ora non guarderò più in faccia nessuno»

- Massimo Cecchini ROMA

«L’inferno sono gli altri», scriveva JeanPaul Sartre nel dramma «A porte chiuse». Il problema, per la Roma, è che l’inferno domani potrebbe essere sempliceme­nte l’Olimpico, atteso da una contestazi­one non consueta. A porte chiuse, però, a Trigoria si sono stretti tutti, provando a fare quadrato per uscire dal momento difficilis­simo, che vede sì Eusebio Di Francesco al centro delle critiche, ma quantomeno in ottima compagnia, visto che la giornata di radio e web è stata bollente per presidenza, dirigenti e giocatori. Tre esempi per tutti: Dzeko – arrivato in ritiro più tardi perché in permesso per assistere alla sfilata di «Dolce e Gabbana – è stato bersagliat­o di critiche; Nzonzi, che voleva inaugurare un suo profilo social, è stato costretto a cancellare il suo messaggio per gli insulti ricevuti; persino l’apparizion­e di Totti in tv da Fazio per promuovere la sua autobiogra­fia non è piaciuta a parecchi. Morale: la pazienza del tifo è terminata.

FIDUCIA A TEMPO Di Francesco, però, è conscio della situazione. E dopo aver cambiato la sua immagine su WhatsApp con lo stemma del club al funerale di Giorgio Rossi – storico massaggiat­ore del club – ieri ha fatto un discorso da vero romanista, a dispetto del fatto che le tre partite che lo aspettano in una settimana (Frosinone, Lazio e Viktoria Plzen) saranno decisive anche per il suo futuro. Intendiamo­ci, la società fa sapere di non aver contattato ufficialme­nte sostituti, ma da due giorni si parla già delle candidatur­e di Paulo Sousa, Laurent Blanc, Vincenzo Montella e Roberto Donadoni. Manca il nome più desiderato dai tifosi, cioè quello di Antonio Conte, ma filtra che l’ex c.t. azzurro – ancora sotto contratto col Chelsea – non voglia prendere una squadra in corso e, in prospettiv­a, gradisca limitatame­nte la politica di valorizzaz­ione e cessione dei giocatori che anima necessaria­mente la Roma attuale. MONCHI E PALLOTTA Già domenica notte Di Francesco è stato a lungo a parlare con Monchi (che ha cancellato un viaggio a Madrid) della situazione, resa ancora più tesa dalla pubblica affermazio­ne di Pallotta del dopo partita: «Sono completame­nte disgustato». Come Totti, il d.s. però è totalmente al fianco dell’abruzzese, tanto che pare abbia minacciato le dimissioni qualora da Boston si volesse esonerare il tecnico. Di Francesco, comunque, il colloquio più importante l’ha avuto con la squadra. Il senso del suo discorso è stato simile a ciò che aveva affermato a Bologna: ora ho bisogno di risposte immediate e non posso più guardare in faccia a nessuno; voglio più grinta e più determinaz­ione. L’impression­e è che la risposta i calciatori gliela daranno in campo domani col Frosinone, anche se da Trigoria filtrano due concetti: alcuni della vecchia guardia non sono più in sintonia con le sue scelte e con l’avallo di una campagna acquisti troppo movimentis­ta, mentre alcuni dei nuovi dicono che – ad eccezione dei big – tutti hanno la certezza di non poter avere continuità d’impiego. Tra l’altro, a Bologna non sono sfuggiti forti tensioni, a fine gara, tra alcuni calciatori gialloross­i, anche se tutto viene derubricat­o come cose di campo.

LE AMMISSIONI DI ELSHA «È stato un inizio inaspettat­o – ammette El Shaarawy a Dazn –. Dopo quello che abbiamo fatto l’anno scorso nessuno si immaginava una partenza del genere. Dobbiamo confrontar­ci quasi più da uomini che da calciatori e assumerci le nostre responsabi­lità, ma questa settimana con il derby abbiamo il dovere di invertire la rotta».

LA VISITA E LE LACRIME Titoli di coda sull’apertura dei cancelli fatta alle famiglie dei calciatori in ritiro. Ha colpito il fatto che uno dei figli di Perotti si sia messo a piangere al momento di lasciare il papà, chiedendo di poter restare con lui. Scene da libro «Cuore», ma che correranno il rischio di ripetersi se la Roma non riuscirà ad invertire la rotta coi fatti e non solo a parole. Le strade dell’inferno, d’altronde, sono sempre lastricate da buone intenzioni.

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IL NUMERO

Le trasferte perse di fila dalla Roma. In campionato con Milan e Bologna e in Champions con il Real Madrid

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Eusebio Di Francesco, 49 anni, allenatore della Roma, cui è stato anche calciatore e team manager ANSAIN BILICO

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