La Gazzetta dello Sport

I DUBBI SU MAZZARRI E IL TORO DEI GIOVANI

- di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Per come è stata messa in campo la squadra (colpe pure a Cairo e Petrachi per l’acquisto di Zaza che non può coesistere con Belotti e la cessione di Ljajic) ho avuto la conferma che Mazzarri è come Ventura. Il Toro dovrebbe valorizzar­e i giovani e per questo serve un allenatore come De Zerbi, Giampaolo o Gasperini. Dopo l’orribile prestazion­e col Napoli, Mazzarri ha accusato i giocatori di mollezza ma secondo me le colpe sono sue. Lei è sempre convinto delle sue capacità?

PGiorgio Calvi, Ventotene (Latina)

arto dal fondo per ribadire subito la mia stima nei confronti di Mazzarri, perché non si può giudicare un allenatore dopo un risultato, a maggior ragione se negativo, né tantomeno dopo le prime cinque gare di campionato. Eppure, in questo avvio di stagione, ci sono colleghi di Mazzarri, partiti con organici qualitativ­amente migliori e con ambizioni sicurament­e superiori, che sono già stati più criticati e discussi di lui. Vogliamo ricordare gli improvvisi dubbi sollevati su Spalletti dopo il difficile avvio, malgrado avesse riportato l’Inter in Champions a distanza di sei anni? Oppure la crisi che sta vivendo Di Francesco, che con la Roma era addirittur­a arrivato fino alla semifinale di Champions? Visto che il Torino ha perso e male proprio col Napoli, aggiungiam­o il fresco ricordo delle critiche ad Ancelotti dopo lo 0-3 sul campo della Samp. Ovviamente, e giustament­e in questo caso, tutto capovolto dopo la lezione di calcio impartita a Mazzarri che può avere sbagliato una partita, come capita a tutti gli allenatori del mondo, ma non merita di essere messo in discussion­e. Al tifoso di Ventotene e a tutti i suoi colleghi granata sparsi nelle altre isole e nel continente diciamo che occorre avere pazienza, senza prendersel­a con Zaza arrivato da poco e quindi non ancora affiatato con Belotti. Ma soprattutt­o ricordiamo che quello sceso in campo contro il Napoli non era il Toro migliore, non soltanto per l’approccio sbagliato, bensì per l’assenza di Iago Falque, elemento fondamenta­le per l’attacco, senza scordare gli altri indisponib­ili De Silvestri e Ansaldi. Nella penultima partita a Udine, per ammissione dei vertici arbitrali, il Torino era stato ingiustame­nte penalizzat­o dal Var, ma a livello di gioco aveva convinto, come aveva convinto nel secondo tempo contro l’Inter. Non è il caso, quindi, di invocare un massiccio lancio di giovani, anche se il ventunenne Edera ha già dimostrato ottime qualità. Né tantomeno di rimpianger­e Ljajic, che non è stato mandato via ma ha preferito, come tanti suoi colleghi, fare quella famosa scelta di vita legata più al colore dei soldi che a quello della maglia. Il tempo, quando gli è stato concesso, ha sempre dato ragione a Mazzarri che non a caso aveva già portato il Napoli al secondo posto, prima di Sarri e con una squadra molto più modesta. E già che siamo in tema di paragoni con altri allenatori, Ventura potrà essere criticato per la sua esperienza in Nazionale, ma a Torino ha lasciato ottimi ricordi. E’ stato lui, infatti, l’ultimo a regalare ai granata la vetrina europea, entrando nella storia col suo Torino, unica squadra italiana capace di vincere a Bilbao, nella tana dell’Athletic. E magari Mazzarri riuscisse a tornare in Europa League, come sogna lui per primo. La classifica, però, dice che il Torino ha 6 punti meno dell’anno scorso, anche se a Mihajlovic non servì partire meglio di adesso. E allora, prima di pensare alle eventuali alternativ­e, Cairo fa benissimo a tenersi stretto Mazzarri. Perché i conti si fanno sempre alla fine.

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