La Gazzetta dello Sport

Il Bologna ha trovato i gol nell’armadio Santander

●«El Ropero», il paraguaian­o già amatissimo dai tifosi, s’è sbloccato con la Roma: «Dopo l’infortunio alla tibia ho temuto di non farcela»

- Matteo Dalla Vite INVIATO A CASTELDEBO­LE (BO)

L’amore nacque nel momento in cui lui sfondò letteralme­nte la rete. In amichevole. Bologna-Comano, 21 luglio, Federico detto «El Ropero» sbaglia alcuni gol: è la sua prima uscita, va capito, atteso, testato. In un tentativo di questi – poi segnerà su rigore – la sua stazza e il suo trasporto sono talmente eccessivi che gol lo fa ma con se stesso, entra in porta e sfonda tutto. Minuti d’attesa, la rete va sistemata. Si riprende ed è in quel momento che i tifosi cominciano a cantare un ritornello che diventerà t-shirt. «Che ci frega di Ronaldo noi c’abbiamo Santander». Un amore a scatola chiusa, al buio, prima di sapere quanto il paraguaian­o potesse valere. Qualcuno pensava a un mezzo bidone, ma lo adorava lo stesso. Adesso, lo adora senza retrogusti.

TATTOO E SOPRANNOME Federico Santander è stato pagato sei milioni di euro, ne prende uno di emolumenti e lo farà – se tutto procederà bene – per quattro anni. La gente, qui, pareva scettica pur se conquistat­a da quel fare combattivo che in un armadio (El Ropero, appunto) è sempre piaciuto. E Pippo Inzaghi – che ieri su Instagram ha ringraziat­o il pubblico per la dimostrazi­one di «Fire and Desire» – dice: «Santander? Mi era sempre piaciuto, con l’Inter poteva segnare di testa da attaccante vero. Ha perso quaranta giorni di allenament­o e non poteva avere condizione, aveva bisogno di qualche partita: il gol lo meritava». Federico aveva cominciato tardi perché si era tolto una vite dalla tibia della gamba destra per una frattura da stress dell’agosto di un anno fa. «Dopo l’infortunio ho avuto anche paura di non farcela, ma giocando ho recuperato fiducia» ha detto lui. Arriva dal Copenaghen, giocava spesso in coppia con Cornelius e qualche anno fa il suo portiere era proprio Robin Olsen, il romanista a cui ha segnato. Sempre doppia cifra, presenze in Champions ed Europa League, forza caratteria­le che lo ha mantenuto in Europa dopo un via-vai fra Paraguay e Francia. Ama ovviamente l’asado ed è pieno di tatuaggi: Palacio gli fa da guida, ma anche gli altri sudamerica­ni formano la «sua» banda. Il soprannome Armadio gli deriva dal Paraguay: lui ti guarda un po’ di sbieco, il collo è impercetti­bile, un monolite. E grosso. L’OMAGGIO

La maglia dei tifosi con il coro coniato per Federico Santander IO, CR7 E LA GARRA E dire che Santander bomber non era. «Da piccolo ero un mediano, giocavo davanti alla difesa, poi in un torneo in Brasile mancò l’attaccante, l’allenatore mi chiese di sostituirl­o, ne feci due e ho continuato lì». Quando comincia, forse, non smette più. «La Juve di Ronaldo? La Juventus vince da sette anni in Italia, non è solamente CR7 – dice oggi –. Noi dobbiamo continuare a crescere, il resto si vedrà». L’altro giorno, prima della primissima rete stagionale alla Roma, Santander è stato nello store-Bologna per firmare maglie ai bambini: successone, proprio in virtù di quell’amore a scatola chiusa che adesso ha visto proliferar­e un fotomontag­gio, la sua testa sul corpo del Nettuno. «Io un idolo? No, per carità: io sono uno dei tanti che ama lavorare per la squadra». Piede destro, alla Roma ha segnato col mancino. E ha una «garra» addosso notevole, «perché noi e gli uruguaiani ci assomiglia­mo».

INTER, IBRA E SAPUTO Federi- PRIMO GOL

Federico Santander, 27 anni: alla Roma il suo primo gol in A

co vive in una villetta fuori Porta Saragozza (direzione-stadio) con moglie e due figli, ha un profilo social e se gli chiedi del primo gol in A gol dice sempliceme­nte «sono più contento per la vittoria, ma anche contro la Roma abbiamo sbagliato alcune cose da migliorare». E pensare che qualche anno fa poteva diventare interista. «In Italia potevo arrivare prima – raccontò – ma non successe per vari motivi. Provai un’esperienza al Tolosa ma

l’adattament­o fu difficile e tornai in Paraguay. Qualche anno prima, e dopo un Torneo di Viareggio, restai ad Appiano Gentile una settimana in prova con l’Inter: mi scartarono». Federico è cresciuto con Ibra e Ronaldo il Fenomeno come idoli. In queste ore, il suo presidente Joey Saputo atterrerà dal Canada per vederlo all’Allianz Stadium e domenica prossima contro l’Udinese. Fiero del suo... Ropero.

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