PEPITO ROSSI POSITIVO TRA COLLIRI E MISTERI
●L’ex Fiorentina: «Io sempre pulito, caso da archiviare». Positivo al dorzolamide a maggio, ma lui nega di aver usato collirio
Per dire della popolarità del ragazzo, accresciuta anche per le sue disgrazie, la notizia viene battuta perfino dall’Associated Press: Giuseppe Rossi positivo all’antidoping. La Procura di Nado Italia ha chiesto un anno di squalifica, lunedì alle 14 si celebrerà il processo. È un colpo basso, il commento è unanime: impossibile che il Pepito nazionale, campione di talento e di sfortuna, sia finito in una vicenda così. Più grottesca che dolosa, in effetti: l’attaccante, attualmente senza squadra, è risultato positivo alla dorzolamide, peraltro per un valore molto modesto, al controllo effettuato al termine di Benevento-Genoa, il 12 maggio di quest’anno.
COS’È Il fatto che la sua positività sia rimasta riservata per oltre quattro mesi spiega tanto della stranezza di questa vicenda, dell’incredulità che ha generato anche alla Nado, dove sono sinceramente rammaricati. La dorzolamide è una sostanza contenuta esclusivamente nel collirio: serve a ridurre la pressione intraoculare elevata. L’utilizzo oftalmico è così comune da essere tollerato anche dalle norme antidoping. Infatti Giuseppe Rossi non è stato sospeso nel corso delle indagini, che si sono protratte per trovare una spiegazione plausibile. La Procura si aspettava che il ragazzo dichiarasse proprio l’utilizzo di un collirio, circostanza che avrebbe chiuso la vicenda senza alcuna sanzione. Ma Rossi, nei due interrogatori sostenuti in Procura a giugno e a luglio, l’ha negata. Come è risultato positivo, allora? La dorzolamide può agire anche da agente diuretico o mascherante di altre sostanze comunemente riscontrate nei controlli antidoping, ma solo attraverso una sua somministrazione sistemica. Che nel caso dell’ex attaccante della Nazionale sembrerebbe smentita dalla negatività ad un controllo della settimana precedente.
COME È SUCCESSO Dunque? «Sono sempre stato pulito, questo è un evidente caso da archiviazione: la positività è fondata ragionevolmente su un’involontaria contaminazione alimentare»: è la posizione espressa ieri dal giocatore, affidata ad una nota congiunta con il suo agente, Andrea Pastorello. «I chiarimenti forniti agli inquirenti, in particolare sotto un profilo medico-tossicologico, hanno escluso nella fattispecie ogni intenzionalità e finalità dopante, come riscontrato dalla Procura antidoping stessa», prosegue la nota. Rossi era convinto che il caso venisse archiviato, ma «ha ritenuto comunque – spiega – di mantenere un comportamento di lealtà e correttezza davanti agli organi della giustizia sportiva, affermando ogni sua estraneità e comunque ribadendo di non poter ragionevolmente sapere in quale assunzione di cibo e/o bevanda contaminata possa essere incorso». Resta il mistero, ma purtroppo per Pepito Rossi resta anche la positività. Che se non adeguatamente spiegata, rischia di portarlo dritto ad una squalifica. La sua carriera è già stata uno slalom tra infortuni e incidenti, non si merita pure questa appendice.