La Gazzetta dello Sport

LA GRANDE OCCASIONE

- L'ANALISI di GIAN LUCA PASINI

La grande occasione. Non si può dire irripetibi­le, perché lo sport regala spesso sorprese bellissime, ma gli azzurri di Blengini questa settimana non se la scorderann­o mai per tutta la vita. Comunque vada a finire.

Iniziamo dalla coreografi­a: sold out fisso nelle prime 8 partite dell’Italia fra Roma, Firenze e Milano e molto probabile anche nelle prossime 2 o 4. Una copertura mediatica invidiabil­e a cominciare dal fatto che Rai 2 ha promosso a dirette anche partite che in un primo tempo erano state riservate a Rai Sport. Nuovi appassiona­ti

(e ci si augura anche nuovi pallavolis­ti) che spuntano ovunque. Figlie che obbligano le mamme a guardare il volley in tv. Madri e padri che fanno la coda per portare le famiglie a vedere Colaci e compagni dal vivo.

In tutto questo contesto il ruolino degli azzurri ha avuto un peso non indifferen­te: 7 vittorie e una sola sconfitta al tiebreak. Anche la grande tensione che attanaglia­va l’animo degli azzurri prima del Mondiale è diventata una responsabi­lità «positiva», che trascina e non affloscia. Come si è visto anche domenica scorsa nella sfida con l’Olanda quando il c.t. ha mandato in campo la seconda squadra, i famosi cani da liberare, che hanno risposto alla grande.

Come era stato profetizza­to è un Mondiale che ha portato in fondo solo le squadre migliori (fatta eccezione per la Francia, rimasta esclusa a favore della Polonia), ma insomma tutto il meglio del mondo è qui a Torino.

E nello sport «giocato» nessuna partita è già decisa: gli avversari sono tutti forti, ma l’Italia non parte battuta con alcuno. Se dobbiamo fare una scala di valori se Russia e Stati Uniti hanno fatto vedere qualcosa in più, come dice però Zaytsev i livelli fra queste sei regine sono molto vicini. Quindi l’azzurro può competere con tutti. Dipende molto dai singoli, dipende molto dal gruppo, dipende anche dallo staff. Insomma l’Italia ha il suo destino fra le mani. Può scriverlo a forza di schiacciat­e, muri e battute. E non ha bisogno di nessuno per farlo.

E’ un privilegio raro nella vita, come quello di stare in mezzo al campo a fare quello che si ama (giocare a pallavolo) supportati non solo da un palasport, ma in questo caso da un Paese intero. Un pubblico eterogeneo e credente: che va dai più piccoli fino ai nonni, passando per i genitori. Manca l’ultimo metro, il più duro, il più difficile, ma a quello che si vede a Zaytsev e soci non manca il coraggio di giocarsela a testa alta. E non è poco...

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Gianlorenz­o Blengini, 46 anni
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