Mazzarri e un Toro che adesso deve pensare in grande
●Per il momento niente rivoluzioni: «Il processo di adattamento dei nuovi e degli stranieri è lungo...».
Il mazzarrismo non conosce mezze misure, e dietro la definizione di «assunzione responsabilità collettiva», fatta ieri dal tecnico per riassumere il senso del faccia di faccia di lunedì nella pancia del Filadelfia fra lui e la squadra dopo la disfatta con il Napoli, sta tutto il momento complicato di questo Toro, ancora a metà del guado.
BIVIO La partita di Bergamo rappresenta già un primo crocevia della stagione, nel senso che molto potrà dire del momento di una squadra nata (bene) in silenzio durante l’estate, cresciuta sottotraccia per volere della proprietà, ma legittimamente ambiziosa dopo un mercato a dir poco oneroso. Una serata spartiacque per non complicarsi ulteriormente la vita, visto che errare è umano (le parole del presidente Cairo sono state chiare), ma guai a insistere nell’errore. Certo, le squadre di Gasperini sono sempre state brutte clienti per chiunque, a maggior ragione ora a tre giorni dal rocambolesco e meritato recupero in casa del Milan.
ESPERIENZA Mazzarri, lunedì, ha toccato le corde giuste del gruppo, confidando in una reazione che lui in passato ha già ottenuto più di una volta in contesti simili. In un frangente diventato celebre — era il 2011 — al secondo anno sulla panchina del Napoli, dopo avere detto addio all’Europa con il Villareal nei sedicesimi di Europa League perdendo l’onore quattro giorni dopo a San Siro contro il Milan, seppe caricare nel modo giusto i suoi che nelle successive cinque partite conquistarono tredici punti, rimettendo a posto la stagione. Qui non siamo ancora arrivati a tanto, ma ora serve capitalizzare un gioco che in precedenza, a San Siro con l’Inter e a Udine, non ha dato i frutti sperati: «Abbiamo visto di cosa è stata capace l’Atalanta, cercheremo di essere all’altezza». Ma è normale che, con un Toro incerottato, i nerazzurri incutano timore: «Se rubano palla, possono far male. Sempre».
ATTEGGIAMENTO Qualcosa cambierà, questo è certo: stamane c’è ancora tempo per un allenamento che darà al tecnico le ultime indicazioni. Difficile pensare a una rivoluzione («il processo di adattamento dei nuovi e degli stranieri è lungo»), ma il motore di Zaza che ancora non va a pieni giri fa pensare che Belotti potrebbe essere schierato unica punta, con Soriano trequartista in un ipotetico 3-51-1, il quarto modulo di Mazzarri in sei partite. Tatticismi a parte, ciò che più preme al tecnico è cambiare la mentalità di una squadra ancora troppo piatta nel primo tempo. Cinque reti su sette subite e nessun gol all’attivo sino all’intervallo. Un Toro che si scuote nei primi 15’ della ripresa, ma non può certo bastare per pensare in grande.
DOPO IL NAPOLI Mazzarri ha avuto dalla squadra una piena assunzione di responsabilità
Atteggiamento troppo arrendevole nei primi tempi: serve una svolta