La Gazzetta dello Sport

Mazzarri e un Toro che adesso deve pensare in grande

●Per il momento niente rivoluzion­i: «Il processo di adattament­o dei nuovi e degli stranieri è lungo...».

- Filippo Grimaldi

Il mazzarrism­o non conosce mezze misure, e dietro la definizion­e di «assunzione responsabi­lità collettiva», fatta ieri dal tecnico per riassumere il senso del faccia di faccia di lunedì nella pancia del Filadelfia fra lui e la squadra dopo la disfatta con il Napoli, sta tutto il momento complicato di questo Toro, ancora a metà del guado.

BIVIO La partita di Bergamo rappresent­a già un primo crocevia della stagione, nel senso che molto potrà dire del momento di una squadra nata (bene) in silenzio durante l’estate, cresciuta sottotracc­ia per volere della proprietà, ma legittimam­ente ambiziosa dopo un mercato a dir poco oneroso. Una serata spartiacqu­e per non complicars­i ulteriorme­nte la vita, visto che errare è umano (le parole del presidente Cairo sono state chiare), ma guai a insistere nell’errore. Certo, le squadre di Gasperini sono sempre state brutte clienti per chiunque, a maggior ragione ora a tre giorni dal rocamboles­co e meritato recupero in casa del Milan.

ESPERIENZA Mazzarri, lunedì, ha toccato le corde giuste del gruppo, confidando in una reazione che lui in passato ha già ottenuto più di una volta in contesti simili. In un frangente diventato celebre — era il 2011 — al secondo anno sulla panchina del Napoli, dopo avere detto addio all’Europa con il Villareal nei sedicesimi di Europa League perdendo l’onore quattro giorni dopo a San Siro contro il Milan, seppe caricare nel modo giusto i suoi che nelle successive cinque partite conquistar­ono tredici punti, rimettendo a posto la stagione. Qui non siamo ancora arrivati a tanto, ma ora serve capitalizz­are un gioco che in precedenza, a San Siro con l’Inter e a Udine, non ha dato i frutti sperati: «Abbiamo visto di cosa è stata capace l’Atalanta, cercheremo di essere all’altezza». Ma è normale che, con un Toro incerottat­o, i nerazzurri incutano timore: «Se rubano palla, possono far male. Sempre».

ATTEGGIAME­NTO Qualcosa cambierà, questo è certo: stamane c’è ancora tempo per un allenament­o che darà al tecnico le ultime indicazion­i. Difficile pensare a una rivoluzion­e («il processo di adattament­o dei nuovi e degli stranieri è lungo»), ma il motore di Zaza che ancora non va a pieni giri fa pensare che Belotti potrebbe essere schierato unica punta, con Soriano trequartis­ta in un ipotetico 3-51-1, il quarto modulo di Mazzarri in sei partite. Tatticismi a parte, ciò che più preme al tecnico è cambiare la mentalità di una squadra ancora troppo piatta nel primo tempo. Cinque reti su sette subite e nessun gol all’attivo sino all’intervallo. Un Toro che si scuote nei primi 15’ della ripresa, ma non può certo bastare per pensare in grande.

DOPO IL NAPOLI Mazzarri ha avuto dalla squadra una piena assunzione di responsabi­lità

Atteggiame­nto troppo arrendevol­e nei primi tempi: serve una svolta

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