CR7 E CASA BLANCA LA MAGLIA CONTA
Dopo l’addio al Real Madrid
Quando ha deciso di abbandonare il Real Madrid e spinto come sempre al massimo per ottenere il suo obiettivo, Cristiano Ronaldo sapeva perfettamente cosa lasciava. Abbandonava una comfort zone evidente e delineata tanto tecnica, la squadra che ha vinto 4 delle ultime 5 Champions, e le ultime 3 di fila, quanto politica, il club delle 13 «orejonas», il marchio calcistico più riconosciuto al mondo.
Ronaldo ama le sfide, e non gli manca il coraggio. Ha individuato nella Juventus la casa migliore da dove ripartire e non si è guardato indietro. Certo è che da quando è sbarcato a Torino ha visto due premi individuali internazionali andare all’ex compagno Luka Modric e un arbitro tedesco mostrargli un assurdo cartellino rosso. Il primo in 156 partite di Champions, la stragrande maggioranza giocate con la maglia del Madrid. Le vittorie di Modric nei premi della Uefa e della Fifa santificano un’idea di calcio collettivo dopo un decennio dominato dai cannibali Messi e Ronaldo. Però il pensiero che un CR7 ancora di blanco vestito avrebbe portato a casa almeno uno dei due premi viene, e pare legittimo.
Nel trofeo della Uefa votano gli 80 allenatori che hanno partecipato all’ultima edizione di Champions ed Europa League, più 55 giornalisti. In «The Best» la torta dei votanti è suddivisa al 25% tra c.t. delle nazionali, capitani delle nazionali, giornalisti (diversi dai precedenti) e tifosi. All’appello manca ancora il Pallone d’oro, tornato a godere di vita propria: i tre finalisti, scelti da altri 153 giornalisti internazionali, saranno rivelati l’8 ottobre e il premio assegnato il 3 dicembre. La tricefalia porta a una certa confusione e ad alcune evidenti incongruenze: per la Uefa il miglior portiere è stato Keylor Navas, per la Fifa Courtois, però nel Top XI della stessa Fifa è finito (non si sa bene come) De Gea. Così come nel Top XI sono parse strane la presenza di Dani Alves e l’assenza di Salah, tra i 3 candidati a «The Best». L’egiziano poi ha preso il premio Puskas con un gol che in dicembre in Inghilterra non aveva vinto nemmeno il premio di rete del mese.
Detto questo, resta netta la sensazione che Cristiano Ronaldo abbandonando il Bernabeu abbia perso peso. Almeno il Premio Uefa, focalizzato sulle due competizioni della confederazione visto che vota chi vi partecipa, se lo meritava ampiamente: per il sesto «Pichichi» consecutivo in Champions, per aver segnato 15 gol complessivi e a ogni turno della fase a gironi (record), per essere stato decisivo negli ottavi e nei quarti e positivo nelle altre gare. La sua incidenza nella conquista della «Décimotercera» del Madrid è parsa nettamente superiore a quella di Modric. E infatti il procuratore di Cris, Jorge Mendes, ha gridato allo scandalo, mentre il portoghese ha disertato entrambe le premiazioni, Uefa e «The Best», e ieri ha postato su Instagram un polemico messaggio sotto la foto dei suoi trofei: «Questi non li ruba nessuno, hanno l’allarme».
Anche su «The Best» Ronaldo poteva avanzare pretese forti: oltre a quanto già evidenziato in ambito Champions aggiungiamo la vittoria con gol decisivo nel Mondiale per Club, competizione Fifa, e 4 gol al Mondiale, 3 alla Spagna. Tra i tre finalisti di «The Best» non c’è nessun campione del mondo, ma il premio va a Modric soprattutto per quanto fatto con la Croazia in Russia. E allora resta la confusione, che per Ronaldo magari è incredulità. E il pensiero corre alla Casa Blanca: essere o non essere del Madrid evidentemente ha una grande influenza nell’immaginario dei votanti.