La Gazzetta dello Sport

Ma quanti «amici» in questa Serbia: quando lo sport diventa accoglienz­a

●L’ex leader (ora ai box) ci racconta l’avversario di stasera della Nazionale di Blengini. E il «suo» capitano Petric

- Matteo Piano Instagram: Teuzzo

Asti dista una cinquantin­a di km da Torino, quindi immaginate quanto a me possa piacere l’ex capitale d’Italia. La conosco abbastanza bene e ci torno quando ne ho l’occasione volentieri. Non ho un gran percorso di volley piemontese, anzi se non proprio per gli inizi astigiani devo dire che non ho vissuto il mio viaggio di pallavolo in questa regione, perché ebbi la fortuna di giungere assieme a Lorenzetti e Tubertini a Piacenza dove cominciai la mia avventura fuori casa. Quindi nonostante abbia pochi e solidi legami con la pallavolo piemontese sono enormement­e legato a questa terra ed estremamen­te felice ogni qualvolta la pallavolo torna qui.

2015 L’ultima volta agli Europei del 2015 ero contento di tornare a Torino proprio perché sentivo di giocare quasi a casa ed è una sensazione bella quella di sentirsi in un ambiente familiare. E pensando alla Serbia mi è venuta in mente questa sensazione: il “sentirsi di casa” e “l’avere familiarit­à con i luoghi e le persone”. Penso questo perché sono veramente tanti i ragazzi serbi che sono stati per molti anni in Italia a disputare il campionato di Superlega e noi italiani ci siamo affezionat­i. Nelle varie città è successo che siano diventati di casa. Lo sport sicurament­e è veicolo di accoglienz­a. O meglio, gli uomini di sport e tutti coloro che veramente sono abitati da questo spirito nel profondo non possono che cercare di far sentire a casa coloro che in realtà non lo sono realmente. Pensare che tanti dei ragazzi serbi parlino bene italiano è segno di quanto questo diventare un tutt’uno sia possibile e sia anche riuscito.

NEMA Per questo sicurament­e giocare le competizio­ni in casa è qualcosa di magnifico e giocarle in luoghi dove, pur non essendo a casa tua, percepisci quel calore che solo i palazzetti che ben ti conoscono ti possono regalare, beh è speciale. Tanti giocatori di questo Mondiale competono nel campionato italiano e quando poi ci si trova a giocare competizio­ni internazio­nali in Italia ci si ritrova veramente con accanto persone che ti conoscono e con le quali condividi la palestra tutti i giorni. Lo sport come veicolo di accoglienz­a e di scambio tra nazionalit­à diverse e lontane è qualcosa che oggi diventa per noi tutti veramente essenziale. Buona partita, buona festa a tutti. Ah non per altro il capitano della Serbia, Nema Petric è stato anche un mio gran capitano (a Modena), che ha saputo portare ed essere amalgama di tutto questo.

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Il capitano della Serbia, Nema Petric ex Modena e Perugia

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