La Gazzetta dello Sport

Fill, Innerhofer, Ghedina La discesa è da brividi

●Da Zeno Colò in poi i nostri velocisti hanno sempre primeggiat­o Chi non ricorda Plank e Much Mair? L’impresa di Thoeni sulla Streif

- Gianni Merlo

Il padre della discesa azzurra è stato Zeno Colò che, prima di diventare campione mondiale nel 1950 e olimpico di discesa nel 1952, aveva stabilito nel 1947 a Cervinia il primato mondiale del chilometro lanciato sfiorando i 160 km all’ora. Allora non si usavano tute e caschi aerodinami­ci e sci da fantascien­za. Lui scendeva accucciato su sci di legno, con una posizione definita «a uovo basso» a posteriori, con maglione di lana e testa nuda.

LA VALANGA AZZURRA Negli Anni 70 Stefano Anzi e Giuliano Besson, con Cavallo Pazzo Stricker come capobanda, furono i primi protagonis­ti irriverent­i e decisi anche ad avanzare le prime istanze sindacali. Scendevano fasciati in una tuta, una seconda pelle lucida e scivolosa, che nelle cadute li faceva schizzare via come pallottole. Non c’erano le reti di oggi, solo uno steccato di legno grezzo e nelle curve balle di paglia, così la protesta costrinse la Fis a vietare i tessuti lucidi. Non erano vincenti, ma rispettati.

Stricker in popolarità batteva tutti. Con loro c’era anche Herbert Plank, giovanotto di talento, che il terzetto aveva soprannomi­nato Manubrio per il modo con cui teneva in avanti le mani, come se stesse andando in bici. Herbert ha vinto subito in Val d’Isere ed è stato anche il primo a vivere la guerra delle case produttric­i. Aveva gli Spalding e alla vigilia dell’Olimpiade ‘76 la Rossignol gli faceva la corte. Al villaggio olimpico aveva un paio di Rossignol sotto il letto, ma il giorno della gara fu costretto, per contratto, a lasciarli là: vinse la medaglia di bronzo lo stesso.

TRE MILLESIMI Poi c’era il riservato Gustavo Thoeni, che parlava con gli sci. Era uno slalomista eccezional­e, aveva creato uno stile, ma era affascinat­o dalla velocità. Così nel gennaio del 1975 si buttò giù sulla mitica Streif di Kitzbuehel e fece venire i brividi a Franz Klammer, il re della discesa, arrivandog­li a soli 3 millesimi... Lasciò perdere perché aveva programmat­o di mettere su famiglia. L’impresa diventò anche un film.

LA NOVITÀ I velocisti a metà degli anni Ottanta trovarono nuovo spazio con l’introduzio­ne del SuperG, che spesso non è altro che una discesa corta, ma senza prove. Si deve scendere seguendo un feeling. Michael «Much» Mair ha vinto la prima gara ufficiale di Coppa di questa specialità. Alto, slanciato, piaceva un sacco. Ha visto crescere il talento senza freni di Kristian Ghedina, un ragazzo che ha sempre avuto dentro al petto una vitalità esplosiva, quasi pericolosa. Per lui è sempre stato normale rischiare le ossa, sia nel gioco che poi nello sport che non era altro che la continuazi­one del gioco infantile. Proprio questa sua vitalità l’ha aiutato anche a uscire dal tunnel di un gravissi- mo incidente stradale e a riportarlo in alto. Ma quello che la gente ricorderà di più è la lucida follia con cui ha pizzicato l’orgoglio austriaco esibendosi, nel 2004, in una spaccata in volo a 140 km all’ora sull’ultimo salto della Streif di Kitzbuehel.

ULTIMI ANNI La squadra azzurra di discesa è molto forte con Christof Innerhofer, Peter Fill e Dominik Paris. Inner è l’intellettu­ale del gruppo, ha aperto una nuova strada e ha vinto oro, argento e bronzo mondiale e argento e bronzo olimpico. Peter è sicuro, costante, ha lavorato duro negli anni ed è arrivato a vincere due Coppe di discesa di fila, impresa eccezional­e. Dominik ha già vinto 8 discese e un superG, ma sta ancora rifinendo il suo talento.

 ??  ?? Sotto Peter Fill, 35 anni, due coppe del mondo di discesa (2016 e 2017) e una in combinata 2018. Ha vinto un argento mondiale in superG e un bronzo in supercombi­nata AFP
Sotto Peter Fill, 35 anni, due coppe del mondo di discesa (2016 e 2017) e una in combinata 2018. Ha vinto un argento mondiale in superG e un bronzo in supercombi­nata AFP
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