La Gazzetta dello Sport

Acerbi-Correa, lampi Lazio L’Udinese si sveglia tardi

●Doppio vantaggio biancocele­ste nella ripresa con reti d’esordio Reazione friulana e autorete di Badelj su sforbiciat­a di Nuytinck

- Andrea Elefante INVIATO A UDINE

Quante scommesse ha vinto Inzaghi da quando allena la Lazio? Il numero esatto non conta: comunque tante, e ieri l’ultima. Cinque uomini diversi rispetto alla squadra che contro il Genoa era finalmente sgorgata zampilland­o come ai tempi d’oro; tre uomini chiave in panchina: due (Lucas Leiva e Milinkovic) per 90’ e Immobile per quasi un’ora. La puntata sottintend­eva una convinzion­e forte – identità a prescinder­e dagli uomini e più soluzioni rispetto all’anno scorso – e un fine chiaro: avere sabato forze più fresche per aggredire anche fisicament­e la Roma. Che ora affronterà a +4, magari al terzo posto dietro Juve e Napoli. E avendo alle spalle il vento di 5 vittorie consecutiv­e fra campionato e Europa: in Serie A non ne metteva in fila 4 da quasi un anno (ottobre 2017).

DIFFERENZE Il verdetto di ieri parla della differenza fra una squadra già «fatta» e una che sta nascendo (bene). Fra chi ha un rapporto consolidat­o con la porta anche nelle giornate meno ispirate – due tiri veri in porta e due gol – e chi lo sta cercando. Fra chi sbaglia tutto sommato poco e chi fa errori individual­i che pesano sull’economia della partita: il fallo di Machis da cui è nata la punizione di Luis Alberto spizzata da Wallace, respinta da Scuffet e raccolta in tap-in da Acerbi quasi solo per il primo gol su palla inattiva della Lazio (1-0); lo sbandament­o di Larsen, puntato e bevuto da Correa per il 2-0.

BRIVIDI LAZIO È successo tutto in 5’, gli unici in cui davvero l’Udinese ha perso solidità ed è arrossita di fronte alla qualità della Lazio: quel calcio da fermo di Luis Alberto era tagliato con il coltello e Correa in dribbling ha pettinato la palla come se stesse facendo un gioco di prestigio. Ma è difficile pensare che questa sconfitta possa far male alla crescita dell’Udinese, e anzi potrà rafforzarn­e l’autostima: perché ha reagito bene alla botta, e che i suoi ultimi 3 gol siano arrivati negli ultimi 15’ non deve essere un caso. Perché ha guardato negli occhi fino alla fine un’avversaria importante seguendo principi di gioco e non l’istinto, anche con criterio per quanto possibile nel bailamme dell’ultimo quarto d’ora, sfociato in una sagra dell’ammonito e della protesta. Perché dopo il 2-1 in sforbiciat­a di Nuytinck deviato in modo decisivo da Badelj, ha messo i brividi alla Lazio sfiorando il 2-2 almeno tre volte: con Teodorczyk; con l’ennesima puntaLasag­na ta del tirassegno di Fofana (suoi 6 tiri su 12 dell’Udinese) contro Strakosha, il migliore dei suoi fino allo 0-0 e già decisivo altre due volte su di lui e una volta su punizione di De

Paul; con un salvataggi­o di Parolo su Vizeu.

NUOVO ASSETTO Detto a posteriori, l’Udinese avrebbe potuto far male alla Lazio già nel primo tempo. Velazquez, con Behrami in panchina per dare tregua al contachilo­metri, l’aveva disegnata alternando al 4-4-1-1 un più raccolto 4-1-3-1-1 in caso di necessità: composta nel proporsi con la spinta costante di Samir e gli elastici di De Paul (soprattutt­o) e Machis verso

e poi pronta a ricomporsi in transizion­e. Nelle intenzioni anche un po’ più a immagine di Barak, tornato titolare: dunque senza un uomo fisso davanti alla difesa, perché Mandragora ha potuto schermare Correa senza bisogno di ancorarsi fisso alle spalle di Fofana; con massima libertà di avvicinars­i a Lasagna per il ceco, però ancora un po’ arrugginit­o in entrambe le fasi e quasi mai al posto giusto fra le linee. Proprio del buco che a volte si era venuto a formare sul centrosini­stra del centrocamp­o bianconero la Lazio avrebbe potuto approfitta­re di più, se Badelj e Parolo fossero riusciti ad alzare di più pressione e ritmo e i due esterni non fossero rimasti un po’ troppo rintanati, regalando all’Udinese troppe superiorit­à nella terra di mezzo. È successo poi nella ripresa, quando Inzaghi si è giocato le fiche previste: e con Immobile a scompiglia­re più e meglio di Caicedo l’area avversaria, anche lo zigzagare di Correa e in aggiunta Luis Alberto sulla trequarti ha finalmente trovato gli sbocchi che hanno ferito, ma non ucciso, l’Udinese.

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IL NUMERO

Le presenze consecutiv­e in A di Acerbi, che non segnava da 49 partite (aprile 2017)

 ??  ?? ● 1 L’esultanza dell’argentino Joaquín Correa, 24 anni, per il gol del raddoppio alla Dacia Arena ● 2 Il tap-in di Francesco Acerbi, 30 anni, che ha portato in vantaggio la squadra di Simone Inzaghi ● 3 L’olandese Bram Nuytinck, 28 anni, festeggiat­o dai compagni 1 ANSA/LAPRESSE
● 1 L’esultanza dell’argentino Joaquín Correa, 24 anni, per il gol del raddoppio alla Dacia Arena ● 2 Il tap-in di Francesco Acerbi, 30 anni, che ha portato in vantaggio la squadra di Simone Inzaghi ● 3 L’olandese Bram Nuytinck, 28 anni, festeggiat­o dai compagni 1 ANSA/LAPRESSE
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