Capolavoro Brasile, sotto 2-0 rimonta la Russia
Il Brasile non finisce mai. Anche nella sua versione più dimessa vince in rimonta (davanti al suo ex campione Giba e allo juventino Douglas Costa) contro i favoriti del Mondiale una partita che sembrava già persa con in campo negli ultimi tre set un palleggiatore di 39 anni e “sontuosi” 186 centimetri. E mette la Russia nei guai: già oggi contro gli Stati Uniti, unica squadra imbattuta del Mondiale, per Mikhaylov e compagni è l’ultima chiamata per le semifinali: se non vincono da 3 punti vedranno le semifinali in tribuna. SQUADRA «Siamo una squadra» e il sorriso soddisfatto con cui lo dice non lascia adito a dubbi. Bruno finisce in panchina dopo due set non proprio esemplari ma finita la gara non c’è delusione: «William è il vero eroe di questa partita. Io ho sbagliato tanto, soprattutto nel 2° set. William e il c.t. con i cambi che ha fatto hanno girato la partita. Sono stati tutti utili, tutti, anche quell’inserimento di Lucas Loh nel 5° set, ha preso due difese fondamentali». E davvero Dal Zotto, ex Parma e Ravenna con l’ingrato compito di sostituire in panchina un colosso del volley brasiliano come Bernardinho, ha sfruttato tutto quello che aveva a disposizione in un gioco di pazienza e tattica in cui ha dimostrato più sagacia del suo corrispettivo russo.
TANTI TROFEI Sei campionati brasiliani (ultimo anno col Sesi, prima 7 stagioni col Sada), tre Mondiali per Club ma nel giro della Nazionale William Arjona è entrato solo 5 anni fa vincendo l’oro olimpico a Rio. Ieri si è preso il gusto di far girare la testa ai campioni d’Europa che, dal 3° set in poi, non hanno capito più la partita. «Ho cercato di fare cose diverse da Bruno – ha detto con semplicità alla fine –, nei primi due set non stavamo funzionando e ho provato a cambiare. È andata bene». Più che bene per i verdeoro che hanno usufruito anche del tifo di un Pala Alpitour con quasi diecimila persone.
SULL’ABISSO Ci si sono messi i russi. Due set in cui sembrava che non ci fosse altra squadra in campo, muri a ripetizione e un Muserskiy in gran spolvero (ha finito il match col 65% in attacco su 17 palloni), l’unico a rimanere in palla fino alla fine. Invece il resto della squadra dopo 2 set ha smesso di giocare. O meglio, ha smesso di capire cosa succedeva. Di fronte ai cambi nel Brasile che ha puntato su velocità e imprevedibilità è diventata un gigante impacciato e lento, hanno smesso di giocare al centro e si sono incaponiti di fronte a un muro brasiliano sempre piazzato. Il Mondiale delle sorprese non finisce.