La Gazzetta dello Sport

TOTTI AL COLOSSEO «IO PRESIDENTE E PERCHÉ NO?»

L’ex capitano: «Mi interessa fare il bene della Roma, non il mio ruolo»

- Massimo Cecchini ROMA

FLORENTINO PEREZ CHIESE TOTTI A MIO PAPÀ: SI MISE A RIDERE...

ROSELLA SENSI PRESIDENTE ROMA 2008-2011

Il segreto, forse, è in quelle ombre lunghe che attraversa­no il Colosseo come ferite. Francesco Totti le attraversa col passo leggero del ragazzo che sapeva costruire sogni. Adesso è diverso, perché i 42 anni festeggiat­i in uno dei luoghi più belli del mondo hanno il sapore di un punto d’arrivo più che di una tappa. A mettere il punto però, per il momento, ci pensa l’autobiogra­fia appena uscita e scritta con Paolo Condò, «il mio De Rossi», dice Francesco con un sorriso. Il libro si chiama «Il Capitano», cioè quello che grida la folla assiepata dietro i cancelli, con qualcuno che dice: «Torna a giocare». Vorrebbe ma non può. Intorno a lui c’è il mondo che gli ha voluto bene. La Roma di adesso, che non citiamo neppure per la ovvietà dell’affetto, e poi Lippi, Prandelli, Ranieri («pensare che volevo Mancini al suo posto», spiega Totti), Delneri, Di Biagio alcuni campioni del Mondo del 2006, alcuni campioni d’Italia del 2001. E poi Cassano («il più forte con cui ho giocato», dice Francesco), Rosella Sensi, Pradè, dirigenti federali antichi e nuovi, vip, gli uomini Rizzoli, il sindaco Raggi, Veltroni. Tanti. La sua famiglia, però, è sul podio del sentimento. Sua moglie Ilary, e poi i figli, i genitori e gli amici, che poi lo accompagne­ranno a cena.

IO E IL POLVERONE Che cosa sia Totti, in fondo, lo dimostra il fatto che sono bastate le anticipazi­oni dell’autobiogra­fia (di cui parte del ricavato andrà al «Bambino Gesù») per far scoppiare polemiche che non si sopiranno in fretta. «Uno deve dire la verità perché la gente non sa come sono andate le cose — spiega l’ex capitano — Non voglio litigare né polemizzar­e con nessuno. Mi spiace se qualcuno si arrabbia e se si alza un polverone, però non scrivo un libro per scrivere cavolate. Non speravo che Baldini si dimettesse e non ho fatto un libro per togliermi sassolini dalle scarpe».

HO RIFIUTATO LA JUVE PER GIOCARE COL PIÙ GRANDE IN ITALIA

ANTONIO CASSANO EXA CALCIATORE ROMA

IO PRESIDENTE Non l’avrà fatto per questo, però è successo, e il punto focale è stato proprio il suo addio al calcio. «Sicurament­e avrei voluto decidere con la mia testa e ascoltando il mio fisico per smettere. Forse avrei smesso comunque, ma sarebbe stato diverso se l’avessi fatto in un altro modo. Di sicuro mi sarei divertito a giocare per Di Francesco, che è un amico». Adesso, però, davanti c’è il futuro. «E’ un punto interrogat­ivo. Lo vedo nell’area tecnica, ma nella vita non si sa mai quello che può succedere. Io presidente della Roma? Chi lo sa. In futuro non si può mai sapere. Di sicuro vorrei fare il bene della Roma, da presidente, vice presidente o collaborat­ore». Se si volta indietro, Francesco sorride. «Io ero un ragazzo di strada. La strada ti aiuta e ti fa capire molte cose. Sono contento del cammino che ho fatto. Certo, avrei avuto piacere di vincere più scudetti, ma l’affetto della gente mi ha ripagato di tutto. E’ bellissimo. Adesso sono amato anche in quegli stadi d’Italia che prima mi insultavan­o». Strana la vita. Così strana che questo evento straordina­rio arriva proprio a un passo da una partita speciale.

IO E IL DERBY «Sabato (domani, ndr) accetterei un bel regalo

— dice l’ex capitano, che scherza con Di Francesco («Ora mi dice chi devo far giocare») — Il derby è una partita diversa proprio come lo è il Colosseo. Sono convinto che la Roma possa fare un grande match. Spero che possa dare tutto quello ha dentro, perché il valore della squadra è alto. Lo affrontere­mo a testa alta, senza paura di nessuno. Io in questi giorno ho provato a dare una mano. Nei momenti di difficoltà cerchi di dare un contributo, perché qui a Roma almeno una volta all’anno ci sono contestazi­oni, quindi ci sono abituato. Certo, si può sbagliare, ma occorre fare gruppo». Prova a fare gruppo anche il sindaco Raggi, che racconta: «Sono andata alla stessa scuola di Francesco, alla “Pascoli”, e mi parlavano di lui, dicevano che sarebbe diventato un campione. Totti è la Roma». E nell’immaginari­o di tutti anche il Gladiatore, evocato a ogni pié sospinto. De Rossi spiega: «A ogni partita sento cantare “Un capitano” e so che non stanno dicendo a me...». Vero. «Ma il calcio è cambiato», dice con un sospiro Totti. E forse quello è l’unico momento in cui tutti si accorgono che il tempo è passato. E guardandol­o, nessuno riesce a farsene una ragione.

DEVE CAPIRE COSA FARE DA GRANDE: ASCOLTERÀ CHI GLI VUOL BENE

EUSEBIO DI FRANCESCO ALLENATORE ROMA

ANDAVO NELLA STESSA SCUOLA DI FRANCESCO LUI È LA ROMA

VIRGINIA RAGGI SINDACO DI ROMA

LA SERATA Per lui l’omaggio degli amici di sempre, da Lippi a Di Francesco

De Rossi: «Quando sento cantare “un capitano”, so che non dicono a me»

 ??  ?? Francesco Totti, 42, al Colosseo col libro «Un Capitano». In carriera uno scudetto, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe, un Mondiale e un Euro U21
Francesco Totti, 42, al Colosseo col libro «Un Capitano». In carriera uno scudetto, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe, un Mondiale e un Euro U21
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ANSA/LAPRESSE A sinistra Totti con Marcello Lippi, c.t. mondiale nel 2006; a destra con Daniele De Rossi
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