La Gazzetta dello Sport

Niente miracoli Italvolley fuori dal Mondiale Ora ci provano le azzurre

L’incubo è realtà Italia eliminata senza mai lottare

- Gian Luca Pasini INVIATO A TORINO

Brasile-Serbia e Polonia-Usa le semifinali a Torino Le ragazze in Giappone

●A Torino serviva l’impresa, ma in 25’ la Polonia vince il 1° set che ci condanna. Inutile successo al tie break

Occhi che guardano il soffitto. Sonno che non arriva. Gli incubi che diventano la realtà azzurra. Oggi si giocano le semifinali del Mondiale italiano, già da mesi con tutti i biglietti venduti: un appuntamen­to che i tifosi avevano dato alla Nazionale che amano sulla fiducia, oggi invece saranno «soli». L’Italia di Blengini starà pensando a una grande occasione che, almeno in questi termini, non tornerà mai più. Non c’è bisogno di contare i famosi 60 punti che l’Italia doveva lasciare, come massimo, alla Polonia. Perché Kurek (l’ex bomber della Lube Macerata, ora senza capelli) e compagni fanno quello che avrebbero dovuto fare gli azzurri e chiudono il discorso qualificaz­ione, con tanto di primo posto nel girone delle Final Six, già subito nel primo set, con un eloquente 25-14 che riassume tutti i limiti di questa Italia. Che allo stato dei fatti ha mancato tutte le partite contro squadre di alto livello e che forse soltanto con il Belgio (!) si è espressa su livelli eccelsi.

FALLIMENTO Se al botteghino, in television­e, nei palazzetti, sui social questo Mondiale è stato un successo senza precedenti (e difficilme­nte ipotizzabi­le alla vigilia), dal punto di vista sportivo non c’è altra maniera di chiamarlo: fallimento. Anche alla luce di quello che si è visto in campo, gli azzurri avevano le carte in regola per arrivare fra le prime quattro

squadre del mondo. A maggiore ragione dopo i primi due gironi e ancora di più dopo il sorteggio della terza fase che aveva opposto all’Italia le due avversarie sulla carta più abbordabil­i. Quanto meno del suo livello. E invece a un anno di distanza dal triste europeo polacco (gli azzurri finirono fuori nei quarti di finale) è ancora il coach belga, Vital Heynen, a giustiziar­e i sogni azzurri. Dodici mesi fa con la sua Nazionale, ieri sera con una Polonia che è ancora una volta fra le prime 4 del mondo, quattro anni dopo il trionfo iridato in casa.

PRIMO SET La partita vera contro la Polonia dura qualche punto o poco più. L’emozionant­e momento dell’inno di Mameli cantato a cappella dai 12 mila del PalaAlpito­ur in un gioco di luci tricolori. Ma neppure questo è riuscito a scuotere i nostri, che iniziano in salita. Sbagliano, non prendono in mano il gioco e nei primi 4 punti polacchi subiscono due murate, saranno ben 6 al termine del primo set. A questo si aggiungono 6 errori punto azzurri (sui 25 punti della Polonia, di cui tre conquistat­i con la battuta). In un’ideale continuazi­one del tunnel negativo in cui l’Italia si era infilata l’altra sera contro la Serbia e dal quale riesce a emergere solo quando Heynen (che quattro anni fa guidava la Germania e fu medaglia di bronzo iridata), dal secondo set in avanti, cambia quasi tutti i titolari pensando già alla difficilis­sima semifinale di oggi contro gli Stati Uniti. Dopo è solo accademia e la voglia azzurra di chiudere con una vittoria, inutile, ma pur sempre una vittoria, benché la tensione ormai sia solo nel campo dell’Italia. La panchina polacca scherza, festeggia, si abbraccia, conserva muscoli ed energie mentali per le gare che valgono le medaglie. L’Italia stenta anche contro le riserve biancoross­e. E il pubblico di Torino, nonostante il grande sogno sia già finito, continua ad accompagna­re ogni punto azzurro (fino alla fine) con urla e incitament­i. Come se facesse finta di non sapere che l’azzurro all’appuntamen­to con la semifinale non ci sarà. L’Italia non è riuscita ad essere all’altezza delle aspettativ­e che lei stessa si era data all’inizio di questo viaggio.

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