La Gazzetta dello Sport

SHOW E PUNTI CON IL CALCIO DI PEP

- L’ANALISI di ALEX FROSIO

DE ZERBI INSEGNA E APPLICA IL GIOCO POSIZIONAL­E COME GUARDIOLA, POCHETTINO E ALTRI BIG D’EUROPA: COSÌ HA RAGGIUNTO IL TERZO POSTO COL MIGLIOR ATTACCO. VI SPIEGHIAMO COS’E’

Calcio posizional­e. Terzo uomo. Salida lavolpiana. Sono concetti forse un po’ ostici per chi vive il calcio superficia­lmente. Eppure è questo tipo di calcio che sta imponendo una rivoluzion­e in tutta Europa. Parliamo di Pep Guardiola, soprattutt­o, ma anche di Pochettino al Tottenham, del Belgio e dell’Inghilterr­a, del Loco Bielsa. E sì, ora anche del Sassuolo di Roberto De Zerbi. Che con il suo gioco ha scalato la classifica fino al terzo posto, con il miglior attacco del campionato. Un altro calcio è possibile (e divertente), pure in Italia.

GIOCO DI POSIZIONE Per prima cosa: che cos’è il calcio posizional­e? Per semplifica­re, diciamo che è uno stile di gioco in cui i calciatori devono occupare una determinat­a posizione in campo in base a dov’è il pallone, in modo da creare più linee di passaggio a chi ne è in possesso. L’obiettivo è creare la superiorit­à - cioè avere più uomini - in certe zone del campo, e soprattutt­o avere un uomo libero di ricevere in modo da avere il tempo e lo spazio per una potenziale giocata pericolosa o per lo sviluppo in verticale del gioco. Quello è il «terzo uomo» dopo che altri due si sono scambiati il pallone. Il gioco di posizione presuppone il mantenimen­to dell’iniziativa: il Sassuolo, come tutte le altre squadre citate, è infatti squadra che ama il possesso palla. Che però non deve essere fine a se stesso: deve «costringer­e» l’avversario a muoversi e lasciare spazi liberi.

COME SI CAMBIA Il Sassuolo lo fa in molti modi, tatticamen­te parlando. I principi sono sempre gli stessi: passaggi rapidi, a uno o due tocchi, «mai due passaggi verticali in sequenza, ma sempre uno verticale e uno orizzontal­e, o la squadra non riesce a seguire lo sviluppo», raccontava De Zerbi nel forum in Gazzetta di qualche mese fa. Il tecnico neroverde sa alternare diversi sistemi, a seconda dell’avversario. Nel 2-0 contro la Spal e il suo 3-5-2, ha scelto la difesa a 3 (per tenere i due attaccanti di Semplici), due mediani, due trequartis­ti, terzini sempre alti e una punta. Come il Belgio di Martinez. Contro l’Empoli (4-3-1-2), difesa a 4, Locatelli vertice basso di centrocamp­o, due ali larghe, un centravant­i di manovra per aiutare le «uscite» da dietro, mezzali di qualità per fare i «trequartis­ti». Altro fondamenta­le: tenere giocatori vicini in zona palla, così risulta più facile anche recuperare il pallone in posizione avanzata.

CONOSCENZE Giovedì sera a Ferrara, De Zerbi ha cambiato sistema di gioco e pure 7 titolari rispetto al match precedente. E non ha la rosa di Guardiola. Anche lui non è Guardiola, intendiamo­ci. Ma cambiare senza snaturarsi significa che le conoscenze sono condivise, perché profondame­nte allenate. «Curo il controllo palla e la postura, fondamenta­le per la ricezione», sottolinea­va ancora il tecnico in Gazzetta. Principi e conoscenze. E con queste conoscenze, i giocatori crescono. Gli inglesi educati da Pep, Pochettino, Conte, per altri versi Klopp hanno raggiunto così la semifinale a Russia 2018. Southgate aveva magari più scelte di Ventura e ora di Mancini, ma la differenza tra non andare al Mondiale ed entrare tra le prime quattro non può essere solo per Kane e Sterling. Ultima cosa, dovuta: la salida lavolpiana è l’uscita ragionata dalla difesa con il centrocamp­ista centrale che si abbassa al fianco dei due difensori centrali, che deve il suo nome a Ricardo La Volpe, ex c.t. del Messico. Sì, il Sassuolo fa anche questo.

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IPP Roberto De Zerbi, 39 anni, allenatore del Sassuolo, con l’attaccante Domenico Berardi, 24

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