La Gazzetta dello Sport

Matteoli «INTER, RADJA È IL TUO LEADER BARELLA VALE UN TOP CLUB»

L’EX REGISTA DI NERAZZURRI E CAGLIARI: «BROZOVIC PLAY MI STA PIACENDO MOLTO»

- L’INTERVISTA di CARLO ANGIONI

Dell’Inter dei record di Trapattoni è stato il cervello finissimo. Del Cagliari è stato un tifoso ragazzino prima e un simbolo poi, capitano nella storica semifinale Uefa del 1994 (persa con i nerazzurri). Oggi, a 59 anni, Gianfranco Matteoli, sardo di Ovodda ma da sempre calcistica­mente «continenta­le», ha i riccioli un po’ più bianchi ed è di nuovo di casa all’Inter. Fa parte dello staff degli osservator­i della prima squadra, uno dei tanti bracci destri che girano per l’Europa e relazionan­o il d.s. nerazzurro Piero Ausilio, e a Palmas Arborea, a due passi da Oristano, dirige un centro sportivo diventato nel 2016 centro di formazione Inter. Stasera al Meazza ci sarà il suo derby personale e il cuore di Gianfranco, ovviamente, sarà diviso.

Matteoli, il suo curriculum è chiaro: per lei l’Inter è il grande amore.

«Arrivare all’Inter è il top in tutti i sensi: come squadra, come società, come ambiente, come tifosi. Solo quando ci sei dentro te ne rendi veramente conto: prima non puoi nemmeno immaginarl­o. Giocare a San Siro è un’emozione clamorosa».

Il Cagliari, invece, che cosa rappresent­a per lei?

«Da ragazzo sono cresciuto nel mito del Cagliari e di Gigi Riva, poi ho capito che per vincere lo scudetto non bastava solo uno come Riva. In quella squadra del 1970 erano davvero tutti fortissimi, giocatori straordina­ri: vincere a Cagliari non è facile. Ecco perché per uno come me, cresciuto in Sardegna, indossare la maglia del Cagliari dopo tanti anni fuori è stato importante: i bellissimi risultati raggiunti, poi, hanno dato qualcosa in più alla mia carriera da giocatore».

Da dirigente ha avuto una carriera lunghissim­a in rossoblù. È arrivato con Cellino, è andato via con Giulini.

«Sono cresciuto con Mino Favini nel Como, ho apprezzato l’uomo e il lavoro che ha fatto in carriera. Grazie a lui avevo sempre il pallino di lavorare nei settori giovanili. Il presidente Cellino mi ha dato questa opportunit­à facendomi sentire a mio agio e ragionare con la mia testa. Tanti ragazzi che ora giocano tra i profession­isti sono frutto di quel lavoro, di quel bellissimo periodo».

Uno dei giovani che ha scoperto è Nicolò Barella, oggi stellina del Cagliari di Maran.

«Avevamo puntato molto sui ragazzi sardi, abbiamo fatto un lavoro straordina­rio che forse adesso si sono un po’ dimenticat­i... Il Barella di oggi già si vedeva allora: aveva forte personalit­à al di là delle doti tecniche e di quello che gli ha dato madre natura. Era precoce, aveva una straordina­ria testa: quando la palla andava fuori dal campo non aspettava che gliene passassero un’altra, lui saltava la rete e la riprendeva».

Secondo lei è pronto per una big, Inter in prima fila?

«Vedendo quello che sta facendo adesso sì: è vero che giocare in una grande squadra è molto diverso, però lui ha la personalit­à per giocare a San Siro. Perché in quello stadio ci vuole testa, i tifosi non ti concedono due errori di fila. A volte quando scegli i giocatori devi pensare anche e soprattutt­o a questo: magari sono bravissimi tecnicamen­te ma davanti a queste pressioni si nascondono».

Negli anni di Cagliari ha incrociato anche Nainggolan.

«Gli dicevo che era un giocatore da Inter. Anche lui ha avuto una storia con me nelle giovanili: quando ebbe dei problemi ed era fuori rosa, prima dell’arrivo di Bisoli, ha fatto 3 mesi con noi in Primavera. Radja se sta bene ti spacca le partite, è un leader che ti cambia un match con le accelerazi­oni, la personalit­à: si vede che non ha paura di niente, per questo è diventato un giocatore vero».

L’Inter di Spalletti non ha un regista alla Matteoli.

«Non c’è un playmaker, è vero, però c’è Brozovic e se devo dire la verità mi sta piacendo molto il suo modo di giocare. Credo che si stia adattando molto bene. Spalletti è un allenatore davvero bravo e sa dove mettere i giocatori: evidenteme­nte vuole impostare la squadra proprio in questo modo. Io credo che i giocatori siano messi bene in campo per crescere secondo le idee dell’allenatore».

Chi è il Matteoli di oggi?

«Non riesco a vedere uno che mi assomigli, ogni periodo ha i suoi giocatori. Oggi non solo in Italia non ci sono tanti giocatori in cui mi ritrovo. I tempi sono diversi, però il calcio resta sempre uguale: chi sa giocare gioca e chi non lo sa fare non gioca. Sono solo cambiate le mode, il modo di raccontare il calcio».

Non le chiediamo per chi tifa, ma stasera che partita sarà?

«Per il Cagliari sarà molto difficile giocare a San Siro in questo momento con un’Inter forte».

E mercoledì i nerazzurri hanno di nuovo la Champions, col Psv.

«Nel calcio c’è una regola: non devi mai avere paura. L’Inter è l’Inter e non può avere paura, come dimostrato con il Tottenham. Tutte le avversarie sono forti, ma se l’Inter gioca come sa fare ha tutte le potenziali­tà per passare il turno».

SAN SIRO DÀ EMOZIONI FORTI MA NON PERDONA DUE ERRORI DI FILA

LA CHAMPIONS? L’INTER NON DEVE AVERE PAURA: PASSERÀ IL TURNO GIANFRANCO MATTEOLI EX CENTROCAMP­ISTA

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 ??  ?? Gianfranco Matteoli, 59 anni, in maglia Inter: con i nerazzurri ha vinto lo scudetto dei record del Trap nel 1989 (con 58 punti) e la Supercoppa italiana, giocando 166 partite con 8 gol LIVERANI
Gianfranco Matteoli, 59 anni, in maglia Inter: con i nerazzurri ha vinto lo scudetto dei record del Trap nel 1989 (con 58 punti) e la Supercoppa italiana, giocando 166 partite con 8 gol LIVERANI

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