GATTUSO E DIFRA UN BIVIO TIRA L’ALTRO
Mischiato a un gruppo di notabili scravattati, Gordon Singer sfilava l’altra sera nell’angusta tribuna di Empoli, prima dell’inizio della partita del Milan, patrimonio della sua famiglia. Il figlio del proprietario si guardava intorno incuriosito, i corridoi stretti fra i gradoni gli ricordavano forse qualche stadio del New Jersey frequentato da suo nonno farmacista, più che le arene prosperose della New York di suo padre e dell’America moderna. Sebbene la Toscana sia sempre idilliaca per un americano con ufficio a Londra, Empoli non ha proposto un Milan da capolavoro d’arte. Tuttavia, mister Singer si è guardato dal definire disgustosa la partita dei suoi stipendiati. La definizione è più bostoniana, James Pallotta presidente della Roma l’ha sfoderata di nuovo domenica scorsa dopo la sconfitta di Bologna per togliere sicurezza al futuro del suo allenatore.
La differenza tra Rino Gattuso ed Eusebio Di Francesco è questa: il Milan e i suoi tifosi non hanno ancora urlato un dissenso diffuso per i risultati, mentre fra l’Olimpico e gli sterminati dintorni web si è già alzato il coro della contestazione, anche se non solo per il tecnico. Il Milan domani gioca contro la squadra più brillante del campionato, il Sassuolo. La Roma oggi passa tra le lame spianate del derby. In settimana poi Gattuso vedrà l’Olympiacos (Europa League) e il Chievo. Di Francesco riceverà in Champions il Plzen, dal nome che potrebbe essere infausto (Viktoria) e sabato andrà a Empoli dall’ex Aurelio Andreazzoli. Senza essere troppo drastici, si tratta di impegni più delicati della reale forza dell’avversario: potrebbero rovinare i matrimoni tra le società e gli allenatori.
I guai per la Roma derivano anche da una scadente tenuta difensiva, dodici gol subiti tra Serie A e Champions. Il sistema tattico non è stato ancora ben strutturato, con diversi cambi di impostazione e, a parte il facile successo con il Frosinone, i nuovi non hanno ancora mostrato facilità di inserimento e di adattabilità. Si parla sempre di un telaio privato di Alisson, Nainggolan e Strootman, però spesso è l’atteggiamento dominante a mancare. Termini in cui gli allenatori riuniscono carattere, personalità e motivazioni; bandiere sventolate da Di Francesco in primavera, quando la Roma si gustava la semifinale di Champions.
Il Milan ha vinto soltanto una volta in campionato, anche se si tiene l’obiezione della partita in meno, il recupero con il Genoa. Non si può dire che difetti in creazione: anche a Empoli, come contro l’Atalanta, le opportunità non sono mancate. Però si piega sempre a una paura che non può essere «gattusiana», all’ineluttabilità di errori che evidenziano pensieri molto seri. Il Milan non dà mai la sensazione di essere una scultura in materia dura e resistente. Dove cerca di mantenere compattezza, finora, è sull’esposizione societaria quando si deve difendere Gattuso. Tre partite nel calcio possono durare una vita e modificare qualsiasi carriera. Anche in positivo, se Milan e Roma riusciranno a non buttarsi via come hanno fatto finora. Ma attenzione a sbagliare, perché negli Stati Uniti non pensano soltanto agli stadi.