La Gazzetta dello Sport

Inferno Mondiale Nibali e Moscon alla carica Guderzo di bronzo

Bianconeri inarrestab­ili, risorge la Roma, sale l'Inter

- IL COMMENTO di ANDREA DI CARO email: adicaro@rcs.it twitter: @andreadica­ro1

Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto. La brutale sentenza in «Per un pugno di dollari» si adatta perfettame­nte al duello da film western andato in scena ieri all’Allianz. Il Napoli ha grandi qualità e le ha messe in campo tutte, ma in mano ha la pistola, nell’occasione del mancato 2-2 simbolicam­ente rappresent­ata da Callejon. La Juve invece è l’uomo col fucile, ieri più che mai con le sembianze di CR7. Ronaldo è entrato in tutte e tre le reti bianconere, ha preso per mano la squadra dopo il formidabil­e inizio di partita del Napoli impreziosi­to dal gol da play station di Mertens, ha sfiorato a più riprese il gol personale e tirato in porta da tutte le posizioni svuotando il caricatore. Gli è mancato il sigillo, ma ha fatto tutto il resto.

Non solo CR7 però, tutta la Juve è un carrarmato, che schiaccia ogni ostacolo gli si pari davanti. Sette vittorie consecutiv­e in A, con un predominio fisico oltre che tecnicotat­tico. Sono forti, sono potenti, sono grandi e grossi i giocatori della Juve. Qualità, chili, centimetri, carattere, concentraz­ione, inesauribi­le fame di vittorie. Non hanno solo voglia di chiudere il campionato, in realtà non vogliono neanche farlo aprire. A più 6 sulla più credibile rivale dopo 7 gare, sono già in fuga solitaria. Alla scontata domanda «Chi fermerà la Juve?» si aggiungono quelle su quanti punti potrà fare e quali record battere, fino all’estremo e definitivo quesito: «Ma può vincerle tutte?». No, non può, è impossibil­e. Ancelotti può essere soddisfatt­o della prestazion­e dei suoi, della personalit­à con cui sono rimasti in partita dopo il rosso a Mario Rui, dei progressi mostrati. Il Napoli è forte. Ma la Juve è, sempliceme­nte, più forte. Società e squadra, rappresent­ano insieme un meccanismo talmente perfetto da rendere meno traumatico anche il saluto di un grande protagonis­ta di questi anni magici come Beppe Marotta. I cicli finiscono, nuovi dirigenti crescono, i cda scelgono. Anche di sostituire, se serve. La forza della Juve in questi anni è stata anche questa: saper gestire cambiament­i e addii, di campioni, allenatori e dirigenti, riuscendo sempre a crescere e migliorars­i. Ringrazian­do gli artefici dei successi ma mantenendo la lucidità nelle scelte.

Poi d’improvviso lei sorrise… Dai film alle canzoni, il 29 settembre, cantato da Battisti – tifoso della Lazio - ora sarà ricordato nella capitale anche per la data di un derby importanti­ssimo vinto meritatame­nte dalla Roma, che esce dalla crisi di risultati, gioco e identità di inizio stagione. Sorride la Roma, anche se bisognereb­be rimarcare di più il ghigno dei tempi belli, la grinta e quegli occhi tornati feroci. Bisogna dare merito a Di Francesco di aver ricompatta­to il gruppo, aver azzeccato formazione e cambi, e ripresenta­to una Roma che ha giocato un buon calcio. Forse l'atteso patto tra uomini è stato finalmente siglato all’interno dello spogliatoi­o. Grande protagonis­ta un romano e romanista, Pellegrini, talento atteso e sbocciato.

In serata l'Inter ha fatto poker: quarta vittoria consecutiv­a tra Champions e campionato. Un po' sofferta contro un buon Cagliari, ma impreziosi­ta dai bel gol di Lautaro, primo in A, e Politano. Spalletti ha messo in atto un massiccio turnover in vista della sfida contro il Psv, la stagione è lunga e il cammino in Coppa importanti­ssimo. Le scelte alla fine hanno pagato. I margini di crescita sono sempre molto ampi, ma le vittorie sono come le ciliege, una tira l'altra e non saziano mai.

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