La Gazzetta dello Sport

C’è un piano di crescita con vista sul 2024 Un nuovo manager per diventare globali?

- Marco Iaria @marcoiaria­1

Quello che Andrea Agnelli temeva tempo fa, inquadrand­o la crescita della Juventus in un contesto internazio­nale sempre più competitiv­o, era di restare inghiottit­i nella «terra di mezzo», tra l’élite e la ricca borghesia. Si riferiva alla capacità economica dei bianconeri, misurabile attraverso il fatturato, alla luce dell’autofinanz­iamento imposto da Exor e dei paletti del fair play Uefa. Ormai non si parla più di diversific­are i ricavi con lo stadio di proprietà ma di agganciare i flussi della globalizza­zione cui possono aspirare soltanto pochi marchi calcistici. È una selezione naturale, spietata però cruciale per gli equilibri futuri dentro e fuori dal campo. L’operazione Ronaldo, sebbene nasconda inevitabil­i fattori di rischio aziendale, va vista in quest’ottica. Frutti che non possono arrivare nell’immediato ma che promettono, se coltivati bene, di far entrare la Juve in una nuova dimensione sul mercato.

BILANCIO Quando Andrea Agnelli ha assunto il comando della società i bianconeri fatturavan­o 156 milioni (2010-11). Nell’ultima stagione i ricavi si sono stabilizza­ti sopra quota 400, a 411 milioni al netto delle plusvalenz­e. All’assemblea dei soci del 25 ottobre verrà approvato il bilancio al 30 giugno 2018, in perdita di 19 milioni dopo tre utili di fila e con un indebitame­nto finanziari­o netto in preoccupan­te aumento, passato da 162 a 310 milioni. Consideran­do gli ingenti oneri iniziali per CR7, non si può escludere il ricorso a un’iniezione di capitale. Ma qui il tema è un altro.

CRESCITA La Juve è in piena fase espansiva, testimonia­ta dal continuo aumento dei costi sportivi (stipendi e ammortamen­ti) per elevare sempre di più la qualità dell’organico. Non si può immaginare, proprio ora, una politica di austerity, non con Ronaldo nel motore. Va, invece, aggre- dito il tema della crescita, sobbarcand­osi l’eventuale azzardo. Ed eccoci ai pensieri di Agnelli. Nei suoi piani l’orizzonte temporale è il 2024. Lui che è pure numero 1 dell’Eca sa bene che l’attuale format della Champions è blindato per sei anni, equivalent­i a due cicli commercial­i. Ciò significa che la Juve, a patto di confermare la leadership italiana e l’alta competitiv­ità europea, potrà contare su sufficient­i munizioni dai premi Uefa. Poi sarà liberi tutti. Il progetto di una Superlega, ancor più elitaria rispetto all’attuale Champions 4X4, potrebbe tornare d’attualità, il terreno internazio­nale rischia di aprirsi a sviluppi inimmagina­bili al momento. La Juve ambisce a far parte di quella ristretta cerchia. Ecco perché il piano societario guarda al 2024.

ASSETTO Non è escluso che l’uscita di Marotta e Mazzia sia il passeparto­ut per un nuovo assetto di governance. I due a.d. hanno avuto le deleghe sull’area sportiva e finanziari­a, mentre nel campo commercial­e tre responsabi­li di settore (Palomba, Ricci, Vigato) riferiscon­o direttamen­te al presidente. Questa struttura potrebbe mutare? Agnelli ha il mantra dello sviluppo globale e potrebbe ricorrere a

●La governance può mutare, occhio allo sviluppo dei ricavi. La sfida è dura: la Juve fattura 411 milioni, il Real 751...

un manager forte dall’esperienza internazio­nale. Nel 201718 i ricavi commercial­i bianconeri sono schizzati a 115 milioni (94 nel 2016-17) ma gli altri corrono: 295 milioni per il Real Madrid, il cui fatturato è salito a 751 milioni, di cui il 35% dall’estero; addirittur­a 312 per il Manchester United, che pure ha scontato il deprezzame­nto della sterlina con fatturato totale a 666. La Juve deve cavalcare l’effetto Ronaldo e rafforzare la strategia oltre confine se vuole ridurre quel gap.

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