A scuola dagli... Orsolini Così risorge il Bologna
●Udinese in vantaggio con Pussetto, pari di Santander: poi entra il ragazzo ex Ascoli e con il suo gol regala a Inzaghi la seconda vittoria
Due visioni differenti. Pippo Inzaghi - ieri mattina e quindi con la sveglia puntata a un orario impietoso ha fatto rivedere alla squadra Bologna-Roma 2-0. Film motivazionale. Julio Velazquez, invece, durante la partita ha spinto «pausa» e anziché continuare a dare una buona visione di sé ha azionato il tasto «rewind», incartando e facendo regredire un’Udinese che nel primo tempo pareva avviata alla sciolta padronanza. I tre punti da arcobaleno sulla classifica se li intasca Pippo, mentre l’Udinese deve solo sbattere la testa contro il muro perché, oltre ad essere stata graziata da un rigore-contro (netto ma ignorato), non ha saputo sfruttare la maggior tecnica inaridendo via via palleggio e pericolosità. E finendo accerchiata, infeltrita, ribaltata.
LE SCELTE E ORSO-7 L’allenatore è pagato per fare delle scelte: frase fatta, ma verissima. E quelle di Pippo sono state azzeccate, ancora: contro la Roma aveva buttato dentro quattro esordienti, ieri ha confermato Nagy in mezzo al campo nonostante a Pulgar fosse stata tolta una giornata di squalifica, ha imposto Krejci (che però s’è comportato male sul gol), promosso Calabresi a titolare e infilato Orsolini al momento giusto nel ruolo in cui lo ha provato per un’estate intera, da interno incursore. E «Orso-7» l’ha ripagato con il gol del 2-1 (il primo in A) e un palo nei suoi primi 10’ di campo. Velazquez, invece, non ha attinto alla fonte Barak (lasciato in panca) e preferito Machis, quando è stato il momento di sostituire Behrami, ma soprattutto di dare una spinta più voluminosa ed energica all’idea di vittoria e poi di rimonta. Scelta sbagliata.
RIGORE Sostanzialmente la cifra tecnica dell’Udinese sulla trequarti - la linea da Subbuteo, per intenderci - è superiore: il dispositivo composto da De Paul (che poi evaporerà nella ripresa), Mandragora (quasi idem), Fofana e Pussetto più Lasagna è pacchetto che può e potrà dare fastidio a un sacco di squadre. Per buona parte del primo tempo ha dettato scambi e legge, ha sbagliato mira tre volte ma anche trovato il gol del vantaggio: cambio-campo di De Paul, inserimento alla Callejon di Pussetto, dormita di Krejci e 0-1 al minuto 32. Il Bologna, in quei paraggi e fino a quel minuto, soffriva i dai-e-vai friulani, le accelerazioni, il calcio in movimento, ma poteva già essere in vantaggio. Perché al 14’ Svanberg meritava il rigore: lo svedese s’infila in area, TroostEkong prende la gamba, l’arbitro Manganiello nega ma Orsato lo richiamava alla Var. Qualcosa c’è, evidentemente: un rigore. Ma Manganiello non vuole smentire se stesso e sbaglia. Assegnando un inutile fallo laterale. Chi non sbaglia, invece, è Santander: una sassata potente ed equilibrante dal limite dell’area picchia sotto la traversa e inchioda il match sull’1-1 al 43’. Un pari giusto considerato quel rigore non
dato e la virtuale supremazia di trequarti dell’Udinese.
FIRE AND DESIRE Già, perché il problema dell’Udinese è stato proprio lì: poteva fare tutto, ma si è liquefatta. Il Bologna della ripresa ha alzato baricentro e fame, ha continuato a mettere in campo lo slogan «Fire and desire» del presidente Saputo (in tribuna) fino a ribaltare tutto: merito del fuoco di Pippo e di un’Udinese che si è messa a gigioneggiare, per stanchezza e faciloneria. Sommando errori a ingenuità. L’ingresso di Orsolini ha fatto il resto: assist di Mattiello e 2-1 in solitaria con Scuffet che tocca ma non abbastanza; poi, palo a un minuto dalla fine. Per il Bologna arriva una vittoria in rimonta che mancava da quasi un anno, ovvero 32 partite dopo il 2-3 di Verona (contro l’Hellas) del novembre 2017. L’Udinese, adesso, è attesa da Juventus e Napoli: a Velazquez si consigliano film motivazionali.
IL SEGRETO Inzaghi, per «gasare» i suoi, ieri mattina presto ha mostrato ai suoi un video della vittoria contro la Roma