La Gazzetta dello Sport

Chicco d’Europa Ne vince 5 su 5 e stende gli Usa «E’ una macchina»

●Contro Mickelson Molinari firma il punto decisivo Nessun europeo aveva mai fatto cappotto in Ryder I colleghi lo incoronano con un nuovo soprannome

- Federica Cocchi INVIATA A GUYANCOURT (FRANCIA)

In un giorno è passato da Moliwood a MoliRyder. Comunque la si voglia vedere, la Coppa è sua. La Ryder Cup torna in Europa dopo appena due anni di «vacanza» negli Stati Uniti che se l’erano riportata a casa grazie al successo di Hazeltine 2016. Una vittoria netta, 17,5 a 10,5, un totale che, piaccia o meno all’umilissimo Francesco, è in gran parte merito suo. Un successo che sa di storia, perché mai nel Team Europe un giocatore era riuscito a conquistar­e tutti e cinque i punti in palio. I primi quattro in collaboraz­ione con l’amico e collega Tommy Fleetwood, l’ultimo, il quinto, decisivo, emozionant­e, incredibil­e punto, invece, è tutto suo. La vittima di ieri nel match play è stata Phil Mickelson, probabilme­nte alla sua ultima Ryder Cup, che ha dato in pasto alle paperelle del laghetto della 16 le speranze Usa di restare in vita, decretando la definitiva vittoria dell’Europa sugli Stati Uniti.

PONTE Che fosse proprio Francesco, giocatore simbolo di questa settimana incredibil­e, a mettere la parola fine sulla contesa tra i due continenti del golf, è un segno. Una specie di ponte, di passaggio del testimone tra questa Ryder e la prossima che si giocherà in Europa, Roma 2022. Fra due anni in Wisconsin, gli Stati Uniti cercherann­o di vendicare questa disfatta che ha visto tra i protagonis­ti anche Tiger Woods, vittima prediletta di Chicco e Tommy, battuto tre volte in due giorni. «Molta parte di questa sconfitta è colpa mia — dirà la Tigre ferita dal peggior bilancio della sua storia di Coppa —, me ne assumo le responsabi­lità».

RIMONTA E dire che per qualche momento, all’inizio della giornata, si era temuto in una rimonta Usa. Quando Justin Thomas ha battuto all’ultima buca Rory McIlroy, la situazione si stava complicand­o, con un po’ troppo «rosso» sulla lavagna degli score. Solo Thorbjorn Olesen, k.o. nella prima giornata in coppia con McIlroy, era nettamente avanti con Jordan Spieth, battuto in precedenza solo dai Moliwood nel foursome della prima giornata. Anche la sconfitta di Justin Rose ha fatto tremare le gambe a Thomas Bjorn, capitano perfetto, ma pian piano sono usciti il tifo dei quasi 80.000 del Golf National e il cuore dei veterani di Coppa. Come Ian Poulter, l’eroe di Medinah, che è riuscito a piegare Dustin Johnson. E poi Stenson che ha letteralme­nte giustiziat­o Bubba Watson, mentre Sergio Garcia si è preso cura di Rickie Fowler. Le «captain’s pick», le wild card di Bjorn, sono state azzeccate. A differenza di quelle di Furjk, che ha potuto gioire solo con Tony Finau. Sergio Garcia è anche diventato l’uomo con più punti realizzati in Ryder Cup, 25,5 contro i 25 di Sir Nick Faldo.

FESTA Ma dopo la commozione è tempo di festa, dopo quel ferro in acqua di Mickelson, la folla, i compagni, tutti si sono lanciati addosso a Molinari: «Non so ancora esprimere cosa significhi per me tutto questo — ha detto stordito subito dopo essersi liberato dalla folla —, sono contento di essere vivo!». La festa è proseguita anche in putting green, dove i 12 vincitori si sono scatenati con gavettoni di champagne. Il coro, ieri era sempre lo stesso: «Moli. Moli. Moli Mo-li-na-ri», che adesso ha anche un nuovo soprannome «Machinari», dato dai compagni di squadra perché, quando Chicco parte col piede giusto, è una macchina. «Abbiamo dovuto spiegare a Francesco che questo campo ha 18 buche. Lui non lo sapeva, in questi giorni ha sempre finito prima...», scherza Garcia, «Non è vero — ha risposto Chicco — nei giri di prova le ho viste tutte e 18...». Insomma, in questo clima si è sviluppata una vittoria che resterà per anni nella storia della Ryder Cup.

SQUADRA Francesco lo ripete come un mantra: «Sono felice di aver fatto il record dei cinque punti, ma non sarebbe servito a niente se non avessimo conquistat­o la coppa. E poi nelle mie altre uscite col team avevo raccolto una sconfitta e un pari, statistica­mente c’era la possibilit­à che facessi qualche punto, stavolta». Il solito Chicco, pragmatico e umile, che ringrazia tutta la squadra e il capitano Bjorn, ma ricorda anche Costantino Rocca: «Era qui, ci siamo abbracciat­i, era commosso, è anche grazie a lui e alle sue vittorie, alle sue Ryder, che ho scelto di diventare un giocatore di golf». E poi ancora sottolinea l’importanza del gruppo: «Mi emoziono se penso a questa squadra, la migliore di sempre, al capitano, i vicecapita­ni, le mogli. È stata una settimana speciale». Detto da un giocatore che negli ultimi mesi ha vinto, praticamen­te di fila, Wentworth, un titolo Pga e l’Open Championsh­ip, sembra assurdo: «Credetemi, questi giorni, questa squadra, questa vittoria mi hanno dato emozioni incredibil­i. Tutto questo vale più di qualunque altro titolo, più di un Major». Moliwood, MoliRyder o Machinari, chiamatelo come volete, per noi resta Chicco. Il campione.

«NON SO COSA SIGNIFICHI TUTTO CIÒ MA SON FELICE DI ESSERE VIVO»

FRANCESCO MOLINARI SULLA SUA IMPRESA

I COMMENTI Garcia: «Gli abbiamo detto che il campo ha 18 buche: qui ha sempre finito prima»

Woods ne perde

4 su 4: «Molta parte di questa sconfitta è colpa mia»

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