Supercoppa Milano fa tris La legge della più forte «Copiamo la Juventus»
● Torino parte bene, poi l’AX controlla. Pianigiani: «Dobbiamo creare la loro formidabile mentalità. Giocare per vincere è un privilegio»
Il tris è servito. Con sguardo cinico e i canini in bella evidenza. Almeno per 30 minuti, fino a quando Torino sfodera l’orgoglio, l’organizzazione e le energie per solleticare tenui pruriti, ma non il dubbio che Milano possa farsi scivolare di mano la terza Supercoppa consecutiva, l’ottavo trofeo della reggenza Armani, il terzo, su quattro disponibili, nell’ultimo anno. Piacevoli consuetudini che scomodano pure paragoni impegnativi: è Milano la Juventus del basket? «Non lo so – dice Pianigiani, alla settima Supercoppa personale e mai battuto in questa competizione –. Il fatto di dover competere per vincere non è un peso ma un privilegio. Noi però dobbiamo crearci un microcosmo immune dai giudizi che continuamente ci piovono addosso. Abbiamo le nostre procedure, sappiamo dove dobbiamo migliorarci, non pensando per esempio che in questa Supercoppa siamo stati bravi perché sia in Italia che in Europa, servirà molto, molto di più. Ecco, in questo la Juventus è molto più avanti di noi ed è quella formidabile mentalità che noi dobbiamo creare».
STRAPOTERE Mai Milano, nella due giorni del PalaLeonessa, dà l’idea di poterla perdere, ma neppure offre la sensazione che il rodaggio sia in fase di completamento. Certo, Torino a conti fatti dura solo un quarto, il primo, poi Gudaitis nasconde con lo strapotere a rimbalzo offensivo le amnesie dall’arco (1/10 nel secondo periodo) per un +10 (41-31) all’intervallo, pompato da percentuali appena sufficienti. Al che monta il dubbio: ma se l’Olpimpia sfreccia pure quando i suoi talenti diventano farfalloni, quando può diventare attaccabile? Torino fatica ad arrivare al ferro e a ripartire in transizione, precetti fondamentali della pallacanestro del maestro Brown, così i campioni d’Italia sgommano con l’mvp Micov, Nedovic e Della Valle quando le triple tornano ad essere una sentenza anticipata. Vola fino al +19 (57-38) l’AX, senza bisogno di scomodare il terzo elemento della trojka , Mike James, più abile ad incartarsi da solo che a seminare il panico sulle terre altrui. Torino ha il merito di evitare la mattanza risalendo da -16 a -6 nell’ultimo quarto sospinta dal ritrovata vocazione delle proprie guardie e, col senno di poi, gridano vendetta per gli undici tiri liberi gettati al vento, soprattutto (destino beffardo) dal miglior uomo Fiat, James McAdoo (4/10), parente alla lontana del grande Bob da cui ha forse ereditato le premesse per costruirsi in Europa una carriera di livello. Da rivedere con attenzione, invece, la posizione di Victor Rudd, l’ultimo arrivato e il più spaesato. «Lui, Cusin e Wilson si sono allenati poco con noi – rivela Larry Brown –, ma questa due giorni servirà tanto a tutti noi per crescere. La finale l’ha vinta la squadra più forte e meglio vestita... Troppe palle perse da parte nostra e con quelle percentuali ai liberi non vai da nessuna parte. Alla fine siamo anche riusciti a rimontare, ma le squadre che riescono a rimontare in quel modo poi devono vincere. Quindi abbiamo lavorato male, io per primo. La realtà è che siamo ancora piuttosto indietro».
TORNEI PAZZI Pianigiani invece celebra il proprio gruppo: «Siamo contenti perché è un trofeo che volevamo vincere e mai nulla è scontato. Supercoppa e Coppa Italia sono tornei pazzi, che arrivano in momenti particolari della stagione in cui non sai mai come sei. La squadra doveva usare questa settimana per conoscersi, abbiamo spinto nella due giorni di Brescia, accettando gli errori e facendo l’essenziale per vincere, giocando insieme oltre l’aspetto tecnico. Torino, come ho già detto, è una squadra che mi piace molto, non ti dà mai la possibilità di rilassarti, attaccando costantemente il ferro e collassando l’area in difesa. Sbagliare certi tiri ha creato frustrazione, ma non abbiamo mai perso l’inerzia del match. Non siamo all’anno zero, abbiamo acquisito certezze. Trovando la continuità poi si possono vivere serate come queste e si alzano i trofei».