UN CAMPIONATO ALLENANTE
●L’argentino sempre più leader, due gol in due partite di Champions. E la moglie esulta...
C’ è un urlo che attraversa l’Europa, parte dalla grigia città della Philips e arriva giù sul Mediterraneo, sotto al Vesuvio. Il successo dell’Inter sul Psv trova eco nel trionfo che Insigne restituisce al Napoli dopo aver ridimensionato il Liverpool di Klopp.
Serviva il capitano, in una notte da guerrieri. In mezzo ai buu e ai fischi del Philips Stadion serviva il carattere, servivano i muscoli, serviva la forza di chi non ha mai paura. E servivano i gol di Mauro Icardi. Lui aveva ridato speranza ai nerazzurri segnando contro il Tottenham a San Siro, lui dà la spallata al Psv che accende l’euforia dei 1.600 tifosi nerazzurri compressi in uno spicchio del Philips Stadion e spinge l’Inter un po’ più in là nella corsa alla qualificazione. Nello stadio dei centravanti veri, degli attaccanti dai gol a palate, Maurito non ha sbagliato. Qui a Eindhoven, con la maglia a strisce bianche e rosse, hanno dominato un giovanissimo Ronaldo, Romario, l’idolo di casa Van Nistelrooy. Qui il numero 9 argentino con la maglia a strisce nere e azzurre fa un partitone. E alla fine Wanda Nara, la moglie, esulta su Instagram: «Il mio 9. El Capitàn! 2 su 2 in Champions».
STELLA Il gol numero 110 con l’Inter addosso è l’importantissimo apice, ma Mauro mai come stavolta è davvero tanto altro: «Io cerco di fare il meglio per la squadra e di aiutare in ogni momento». E dopo un inizio un po’ nascosto è venuto fuori: 9 conclusioni totali, quasi un record per lui (solo con l’Empoli nel 2015 è arrivato a 10). Comprese le quattro occasioni di testa divise tra i primi e i secondi 45’. Ma anche l’assist per Vecino nel primo tempo, ad esempio. E poi la «presenza» in area nell’azione del gol di Nainggolan, che si infila dopo un suo tiro respinto dalla difesa Psv. E infine la voglia di essere importante e determinante anche in copertura (proprio così), pronto persino a spazzare un pallone in tribuna per scacciare dalla zona Handanovic le insidie olandesi e tenere con i denti il 2-1 acciuffato da lui e Radja.
LEADER Già: Mauro e il Ninja. I due leader dell’Inter di Luciano Spalletti, gli uomini che servono per provare a fare strada in Champions League: l’argentino che mai l’aveva giocata fino al match contro il Tottenham e che timbra anche alla seconda uscita, cosa che a un interista non succedeva dai tempi del miglior Adriano (2004-2005); il belga che è il totem della squadra (28 gettoni, playoff compresi) e che finalmente segna un gol pesantissimo dopo i 2 inutili contro il Liverpool nella semifinale romanista di una primavera fa. Spalletti l’aveva detto: «Mauro e il Ninja possono fare di più, sono l’anello di congiunzione che ci manca». Con loro due al top, i nerazzurri hanno un altro peso e dopo la campagna d’Olanda l’Inter è sempre più di quei due. Con Mauro che sotto gli occhi di Wanda Nara mette da parte per 90 minuti i pensieri del maxi rinnovo di contratto («ne parlano mia moglie e il club») e conferma il feeling degli argentini interisti in Champions: 8 degli ultimi 12 gol in Coppa li hanno segnati gli uomini della «Selecciòn», cominciando con Zarate e arrivando a Milito. Un nome che all’Inter evoca dolcissimi ricordi da Triplete, proprio come il prossimo obiettivo grosso: il Barcellona. Il Camp Nou è lo stadio dei grandi centravanti: Mauro vuole vivere un’altra notte da star.