La Gazzetta dello Sport

UN CAMPIONATO ALLENANTE

●L’argentino sempre più leader, due gol in due partite di Champions. E la moglie esulta...

- Di ALESSANDRO DE CALÒ

C’ è un urlo che attraversa l’Europa, parte dalla grigia città della Philips e arriva giù sul Mediterran­eo, sotto al Vesuvio. Il successo dell’Inter sul Psv trova eco nel trionfo che Insigne restituisc­e al Napoli dopo aver ridimensio­nato il Liverpool di Klopp.

Serviva il capitano, in una notte da guerrieri. In mezzo ai buu e ai fischi del Philips Stadion serviva il carattere, servivano i muscoli, serviva la forza di chi non ha mai paura. E servivano i gol di Mauro Icardi. Lui aveva ridato speranza ai nerazzurri segnando contro il Tottenham a San Siro, lui dà la spallata al Psv che accende l’euforia dei 1.600 tifosi nerazzurri compressi in uno spicchio del Philips Stadion e spinge l’Inter un po’ più in là nella corsa alla qualificaz­ione. Nello stadio dei centravant­i veri, degli attaccanti dai gol a palate, Maurito non ha sbagliato. Qui a Eindhoven, con la maglia a strisce bianche e rosse, hanno dominato un giovanissi­mo Ronaldo, Romario, l’idolo di casa Van Nistelrooy. Qui il numero 9 argentino con la maglia a strisce nere e azzurre fa un partitone. E alla fine Wanda Nara, la moglie, esulta su Instagram: «Il mio 9. El Capitàn! 2 su 2 in Champions».

STELLA Il gol numero 110 con l’Inter addosso è l’importanti­ssimo apice, ma Mauro mai come stavolta è davvero tanto altro: «Io cerco di fare il meglio per la squadra e di aiutare in ogni momento». E dopo un inizio un po’ nascosto è venuto fuori: 9 conclusion­i totali, quasi un record per lui (solo con l’Empoli nel 2015 è arrivato a 10). Comprese le quattro occasioni di testa divise tra i primi e i secondi 45’. Ma anche l’assist per Vecino nel primo tempo, ad esempio. E poi la «presenza» in area nell’azione del gol di Nainggolan, che si infila dopo un suo tiro respinto dalla difesa Psv. E infine la voglia di essere importante e determinan­te anche in copertura (proprio così), pronto persino a spazzare un pallone in tribuna per scacciare dalla zona Handanovic le insidie olandesi e tenere con i denti il 2-1 acciuffato da lui e Radja.

LEADER Già: Mauro e il Ninja. I due leader dell’Inter di Luciano Spalletti, gli uomini che servono per provare a fare strada in Champions League: l’argentino che mai l’aveva giocata fino al match contro il Tottenham e che timbra anche alla seconda uscita, cosa che a un interista non succedeva dai tempi del miglior Adriano (2004-2005); il belga che è il totem della squadra (28 gettoni, playoff compresi) e che finalmente segna un gol pesantissi­mo dopo i 2 inutili contro il Liverpool nella semifinale romanista di una primavera fa. Spalletti l’aveva detto: «Mauro e il Ninja possono fare di più, sono l’anello di congiunzio­ne che ci manca». Con loro due al top, i nerazzurri hanno un altro peso e dopo la campagna d’Olanda l’Inter è sempre più di quei due. Con Mauro che sotto gli occhi di Wanda Nara mette da parte per 90 minuti i pensieri del maxi rinnovo di contratto («ne parlano mia moglie e il club») e conferma il feeling degli argentini interisti in Champions: 8 degli ultimi 12 gol in Coppa li hanno segnati gli uomini della «Selecciòn», cominciand­o con Zarate e arrivando a Milito. Un nome che all’Inter evoca dolcissimi ricordi da Triplete, proprio come il prossimo obiettivo grosso: il Barcellona. Il Camp Nou è lo stadio dei grandi centravant­i: Mauro vuole vivere un’altra notte da star.

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