La Gazzetta dello Sport

Il Barça ama Wembley, Messi è il suo re

●I catalani passano 4-2 col Tottenham. Leo (due pali e due gol) è capocannon­iere di Champions

- Stefano Boldrini CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

Wembley illuminata di Messi: immenso, geniale, spietato e persino sfortunato, visto che colpisce due pali in cinque minuti. Il Barcellona calpesta i resti del Tottenham e, oltre a salire a quota 6 in classifica, fa un bel favore all’Inter: il successo in Olanda consente agli spallettia­ni di acquisire un bel vantaggio sulla banda di Mauricio Pochettino. Nella notte di Messi, che a Wembley aveva segnato e sollevato la Champions nella finale del 28 maggio 2011 contro il Manchester United, brillano altre stelle: il mancino Jordi Alba firma tre assist, il croato Rakitic inventa il gol più spettacola­re e il brasiliano Coutinho ha il grande merito di portare avanti i blaugrana dopo appena 2 minuti, complice un errore del portiere francese Lloris, rilanciato a sorpresa dopo sei giornate di stop e con due allenament­i nelle gambe. Non è l’unica scelta discutibil­e di Pochettino, ex Espanyol, che quando vede il Barcellona sente profumo di corrida: schierare dall’inizio Wanyama è un azzardo che il tecnico argentino, e con lui tutto il Tottenham, pagano a caro prezzo. Con un gruppo in piena emergenza, con le assenze forzate di Eriksen, Alli, Vertonghen e Moussa Dembélé, cambiare ancora non è stata una mossa saggia.

KING LEO Messi accende la lampada dopo appena due minuti. È lui ad avviare l’azione con un lancio perfetto per Alba. Il cross del mancino trova Coutinho pronto a bere il caffè: siluro, Barcellona avanti. La squadra di Valverde domina in lungo e largo. Gli Spurs cercano i cambi di velocità di Son e i colpi di Kane, ma Semedo e Piqué governano la situazione. Il raddoppio arriva sull’onda lunga del possesso palla del Barcellona. È ancora Messi in cabina di regia. Suarez appoggia a Coutinho che sembra quasi tagliato fuori, ma il brasiliano ha un guizzo da leopardo, in acrobazia serve Rakitic e il croato, con una botta al volo da 20 metri, fulmina Lloris: il pallone graffia il palo ed entra. Capolavoro da standing ovation. Un cross di Lamela deviato da Semedo (in campo per l’infortunat­o Sergi Roberto) è l’unica reazione degli Spurs. Messi prova due assalti, ma viene murato, rimediando anche un paio di botte niente male.

LO SHOW Si riparte ed è show. Messi colpisce il palo alla sua sinistra dopo un’azione personale e cinque minuti dopo è lo stesso legno a respingere un’altra sassata dell’argentino. La Pulce si porta le mani alla testa e la ripartenza degli Spurs è fulminante: lancio di Lamela, controllo e dribbling perfetto di Kane che manda gambe all’aria Semedo, destro perfetto del centravant­i. Il popolo del Tottenham ha un urlo liberatori­o, ma sull’ennesimo cross di Alba, il doppio velo di Coutinho e Suarez è un inno al calcio: il sinistro di Messi stavolta non perdona. Non è finita, perché il Tottenham ha le forze limitate, ma orgoglio inglese. Lamela conquista il pallone, scarica il tiro e la deviazione di Lenglet inganna ter Stegen. Si gioca coast to coast. Pochettino si gioca la carta Llorente, ma una ripartenza sbagliata degli Spurs trova Alba pronto all’appuntamen­to per un nuovo suggerimen­to, il terzo della sua splendida esibizione. Messi, libero come un cavallo in una prateria del Far West, cala il poker. Dieci reti stagionali, cinque gol in due gare di Champions, 96 tocchi nel teatro mondiale di Wembley: Messi, sempre Messi, fortissima­mente Messi.

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GETTY L’abbraccio a Leo Messi, 31 anni, autore del terzo gol del Barça

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