Perché la Yamaha di Vale non sa più vincere?
●Parla Jarvis: «Elettronica, motore, telaio, non c’è un solo problema. E tocca ai giapponesi... Ma non passiamo al V4»
Da punto di riferimento a moto che non riesce più a vincere: la Yamaha M1, all’opposto della Ducati, da un paio di anni non occupa più il centro della scena in MotoGP. Il triplete del 2015, quando Iwata si prese tutto — Mondiale piloti, costruttori e a squadre — sembra lontano anni luce, con una moto che ha perso le caratteristiche vincenti: da un telaio che gli avversari sognavano, a una gestione delle gomme che permetteva a Valentino Rossi e Jorge Lorenzo di essere veloci da inizio a fine gara. L’avvento della centralina elettronica unica ha originato i primi problemi per la Yamaha che, perso Lorenzo (di cui oggi si rimpiange la sensibilità tecnica), si era fatta abbagliare dai grandi risultati invernali di Maverick Viñales. «Il problema è che anche se l’errore iniziale è minimo, appena un paio di gradi, più il tempo passa e più ti trovi distante dalla direzione che avresti dovuto seguire. E per tornarci serve tempo», racconta Lin Jarvis, responsabile corse Yamaha.
GRUPPO TECNICO Ad Aragon la Casa di Iwata ha firmato il record negativo di 23 gare senza vittorie (l’ultima ad Assen 2017 con Rossi) e la probabilità di chiudere la stagione senza un successo è elevata. Ma l’attenzione è già rivolta verso un 2019 in cui non sarà più ammissibile sbagliare. Rossi molto apertamente, Viñales in modo più sfumato, hanno fatto capire di non avere più fiducia nella struttura tecnica diretta dall’ex d.t. e oggi presidente di Yamaha Motor Racing, Kouichi Tsuji, e affidata al suo successore, Kouji Tsuya. Chiedendo una svolta che, prima del progetto, deve essere di uomini. «Io non posso arrivare a dire che vanno messi in discussione i tecnici — prova a essere diplomatico Jarvis —, ma il solo modo di uscire dai problemi attuali è capire cosa stiamo facendo di sbagliato e ripartire in una nuova direzione. La Yamaha ha uomini che sanno come vincere? Sì, lo abbiamo dimostrato. Però qualcosa che stiamo facendo non funziona ormai da troppo tempo. Il progetto e lo sviluppo della moto avvengono principalmente in Giappone, è lì che si trova il gruppo responsabile, in Italia abbiamo impiantato una sede con gente che lavora sull’elettronica e fa la revisione delle moto, ma la leadership resta nella sede centrale». PILOTI DEMOTIVATI A preoccupare molto Rossi è il fatto che non si sia ancora visto il prototipo della moto nuova, come in passato avveniva nei test di Brno successivi al GP. «Abbiamo provato un prototipo del nuovo motore e a Valencia ce ne sarà uno modificato», resta sul vago Jarvis. Che ammette come la testa dei piloti inizi a essere un problema. «Siamo in una situazione difficile: Vale e Maverick faticano a trovare motivazione perché loro, come noi, sono qui per vincere il Mondiale. Invece ci troviamo in una crisi da cui dobbiamo assolutamente uscire». SEMPRE FEDELI Dopo avere passato mesi con il dito puntato sull’elettronica, ora l’attenzione si è spostata sul motore. Ma Jarvis blocca ogni speculazione sul possibile cambio di filosofia, passando dal motore 4 cilindri in linea al 4 a V: «Il nostro problema non è solo il motore, è il telaio che non crea sufficiente grip meccanico, è l’elettronica che non controlla al meglio l’erogazione che i piloti vorrebbero più dolce, è la gestione delle gomme. Ma vi garantisco che il prossimo anno avremo ancora un motore in linea. È una tipologia a fine sviluppo? Non credo, sono convinto si possa essere competitivi, ma serve modificarlo e migliorarlo».
SONO FAVOREVOLE AL RITORNO DEGLI SVILUPPI DURANTE LA STAGIONE
LIN JARVIS RESPONSABILE CORSE YAMAHA
APERTURA Piuttosto, dopo avere fatto blocco in passato con Honda e Suzuki contro la Ducati per vietare lo sviluppo durante la stagione, ora che a soffrire è la Yamaha Jarvis si dice favorevole a tornare indietro: «La troverei una cosa ragionevole. Abbiamo visto come la Suzuki abbia faticato nel 2017 e la Honda l’anno prima: aumenterebbe la competitività della griglia. In principio il sistema delle concessioni è una buona regola, ma se nell’interesse comune tutte le squadre dovessero decidere in tal senso, noi saremmo favorevoli».