La Gazzetta dello Sport

UN CAMPIONATO ALLENANTE

Champions: l’Inter, il Napoli e l’en plein italiano

- IL COMMENTO di ALESSANDRO DE CALÒ twitter: @AdeCal

C’è un urlo che attraversa l’Europa, parte dalla grigia città della Philips e arriva giù sul Mediterran­eo nello stadio sotto al Vesuvio. Il successo dell’Inter di Nainggolan e Icardi in casa Psv trova eco nel trionfo che Insigne restituisc­e al Napoli dopo aver ridimensio­nato il Liverpool di Klopp. E’ un urlo italiano, racconta la rabbia e la gioia di chi impone una nuova tendenza sulla Champions, dopo aver pensato di essere diventato un underdog e di venir trattato come tale. Non era poco allenante il nostro campionato? Già, lo era. Evidenteme­nte non è più così. Se sommiamo le vittorie delle squadre di Spalletti e Ancelotti ai successi di martedì della Juve e della Roma chiudiamo il cerchio di un turno di Champions che per noi fa storia. Era dal novembre 2005 che quattro squadre italiane non vincevano tutte assieme nella stessa giornata. Okay, Young Boys e Viktoria Plzen non sono avversari irresistib­ili, ma andare a battere il Psv a Eindhoven e il Liverpool – senza lasciar fare ai Reds un tiro in porta – non è uno scherzo.

Avevamo ragione di pensare che l’Inter ha svoltato la stagione due settimane fa a San Siro, rimontando il Tottenham. C’era bisogno di un’impresa epica per andare a giocarsela contro chiunque, con personalit­à. Un po’ di cose sono girate bene ai nerazzurri, ma si è visto che nella squadra di Spalletti non funzionano solo i polmoni e piedi, c’è anche la testa. La rimonta si consuma con poderosa pazienza, con la garra dell’1-1 in percussion­e di Naiggolan e la perfetta esecuzione di Icardi sul 2-1. Il passaggio agli ottavi, nonostante il confronto con Messi, può diventare quasi una formalità. Ieri, per dirla tutta, può aver svoltato anche il Napoli. Carlo Ancelotti ha costruito con sapienza il suo capolavoro. Doveva garantire un valore aggiunto in Champions. Fatto. Un dettaglio aiuta a capire: la squadra di Klopp non è riuscita a fare un tiro nello specchio della porta azzurra, ai Reds non succedeva dal febbraio 2006. Ora il Napoli comanda il suo gruppo, quello della morte, davanti a Liverpool e Psg. Fantastico. Giocando con la proprietà transitiva, visto l’ultimo match di campionato di Insigne e compagni, si può dire che ora non c’è partita tra Allegri e Klopp.

Tira un’aria che ci piace, in Europa. Soffia alle spalle della Juve, tende a spingerla davanti a tutti. Nessuna big può guardare le altre dall’alto di una perfezione rotonda. Anzi, ci troviamo davanti a un trionfo di imperfezio­ni. Il Real non funziona come prima, dopo l’addio di CR7. Il il 3-0 con la Roma è un flash già vecchio: non vince più, non segna più. Gli ultimi risultati nella Liga dicono che il Barça soffre una Messidipen­denza imbarazzan­te. Se Leo si accende - come ieri a Londra col Tottenham - tutto funziona, altrimenti è buio. Dopo una buona partenza, anche il Bayern si sta arenando. Non parliamo dei flop di Mou, inutile infierire; ma neanche la sponda City di Manchester riesce a stupire. Di sicuro la differenza la fanno i fuoriclass­e. Tipo Neymar che, ieri, ha trasformat­o il Parco dei Principi in una Eurodisney: tripletta e giochi di prestigio per mandare in gol i vari Cavani, Mbappé, Di Maria. E’ finita 6-1, però il bottino poteva essere raddoppiat­o. Anche il nostro Verratti cresce. Buffon arriverà. Lo scatto sul traguardo del Napoli al San Paolo assicura un margine di vantaggio. Il Psg resta indietro, ma è un piccolo problema in più per Ancelotti. E chissà: tra qualche mese forse anche per il poderoso squadrone di Allegri. Con calma, vedremo.

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