La Gazzetta dello Sport

Milano-Cortina 2026 e una partita a quattro

●Il Cio non escluderà nessuna candidata. Servono garanzie dalle Regioni: oggi a Venezia primo vertice lombardo- veneto

- Valerio Piccioni INVIATO A BUENOS AIRES (ARG)

Acorrere per organizzar­e l’Olimpiade invernale 2026 saranno in quattro: Milano-Cortina, Stoccolma, la canadese Calgary e la turca Erzurum. Nessuna proposta sarà esclusa, il Cio non se lo può permettere perché il poker è già parecchio traballant­e. E l’Italia, nonostante le mille acrobazie vissute dalla nostra candidatur­a nelle ultime settimane, rappresent­a per molti osservator­i olimpici la soluzione più robusta. Anche lo stesso «non mettiamo una lira» del Governo, che una volta, appena qualche anno fa, ci avrebbe tolto dal gioco, è stato metabolizz­ato dal governo olimpico. L’importante è che Lombardia e Veneto forniscano le garanzie economiche necessarie al passaggio del gennaio 2019.

I GUAI DI STOCCOLMA Ci vogliono le regioni, non bastano i comuni, e questo inguaia la Svezia, che ancora non ha un governo e rischia di non averlo presto e di tornare alle elezioni. Peraltro ieri, quando il presidente Thomas Bach ha riunito l’esecutivo Cio all’Hilton di Buenos Aires, davanti allo spettacola­re bacino del canottaggi­o delle Olimpiadi giovanili, c’era una sola assenza, proprio quella della svedese Gunilla Lyndberg: un mancato arrivo collegato alle difficoltà dei progetti di Stoccolma olimpica? E Calgary è appesa al referendum del 13 novembre. Insomma, il Cio non può permetters­i di tenere fuori dalla porta Erzurum, alla quale era già stata ventilata l’ipotesi di spostarsi al 2030. Il via libera ufficiale alla gara a quattro corsie arriverà martedì nella sessione generale. Ma già nella conferenza stampa di oggi, Bach potrebbe annunciare le sue intenzioni. Nelle stesse ore in cui a Venezia andrà in scena il primo vertice Milano-Cortina con i sindaci e i governator­i.

VAI ITALIA Ieri Malagò e la candidatur­a italiana hanno ricevuto le belle parole del presidente del comitato olimpico argentino e del comitato organizzat­ore delle Olimpiadi giovanili, insomma il padrone di casa. Gerardo Werthein ci ha detto: «Stimo Malagò, l’Italia non ha bisogno di consigli è in grado di produrre un progetto solido e vincente. La strada che dobbiamo scegliere tutti, coerenti con

le indicazion­i del Cio, è chiara: spese contenute e chiarezza su che cosa si farà nei siti olimpici dal giorno dopo della cerimonia di chiusura». Questa di Buenos Aires, seppure in molto piccolo, è una specie di prova generale delle «nuove» Olimpiadi. In un Paese soffocato dalla crisi economica, la città e il comitato olimpico argentino hanno fatto tutto con 200 milioni di dollari, cifra nettamente inferiore ai budget delle edizioni precedenti di Nanchino e Singapore.

PICCOLO È BELLO Sono bastati, almeno sulla carta, per investire sul Villaggio in una delle zone più disagiate della città. Che si troverà all’indomani dei Giochi 1800 appartamen­ti e un parco olimpico senza strutture invasive. Lo stadio, meglio sarebbe dire il campo dell’atletica, per fare un esempio, ha solo tribune smontabili. Tutto è piccolo, forse troppo. Certo le Olimpiadi giovanili sono solo una goccia nel mare di quelle «adulte», ma la parola d’ordine è la stessa: sostenibil­ità. Sarà anche, soprattutt­o lei ad «arbitrare» pure la partita per l’assegnazio­ne dei Giochi 2026. Una partita che da oggi si gioca in quattro, sempreché non si perda per strada qualcun altro nei prossimi mesi.

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EPA Il presidente argentino Mauricio Macri tra i ragazzi al villaggio dei Giochi giovanili, al via sabato a Buenos Aires
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AFP Thomas Bach, 64 anni, presidente del Cio

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