La Gazzetta dello Sport

«Ho il cuore a pezzi. Il giorno più brutto della mia vita»

●Il giocatore Usa che ha colpito e accecato una spettatric­e a Parigi: «Le starò vicino. Non sono più una testa calda»

- Federica Cocchi

SEMBRO NOIOSO MA HO LAVORATO PER GESTIRE LE EMOZIONI

BROOKS KOEPKA TRE TITOLI MAJOR

Ha vinto tre Major, due quest’anno e uno la scorsa stagione, ma nell’ultima settimana, Brooks Koepka è stato protagonis­ta delle cronache per il grave incidente alla Ryder Cup quando, con un tee shot sbagliato alla buca 6 del Golf National è andato a colpire nell’occhio destro una spettatric­e che, adesso ha perso la vista a seguito dell’esplosione del bulbo oculare. Scioccato per la notizia, il 28enne Koepka, di solito piuttosto riservato, ha voluto affidare ai social il suo stato d’animo: «Quando ho saputo che la signora Remande perderà la vista dall’occhio destro — ha scritto —, è stato il giorno peggiore della mia vita. Non ho dovuto affrontare grossi drammi nella mia storia famigliare, sono stato molto fortunato a non patire lutti o gravi incidenti. Appena ho saputo, il mio stomaco si è stretto». Delle conseguenz­e dell’incidente ha saputo solo una volta arrivato in Scozia, dove è in campo per il Downhill Links: «Ammetto di non essere uno troppo attivo sui social o Internet — ha spiegato il due volte vincitore dello Us Open —, quando ho controllat­o il telefono dopo il giro di pratica ho visto una ventina di chiamate e messaggi e mi sono spaventato. Poi sono stato informato. Ho il cuore a pezzi». La donna ferita ha già iniziato le procedure per fare causa agli organizzat­ori della Ryder Cup, non ovviamente al giocatore: «Mi sono messo in contatto con la famiglia di Remande offrendo loro tutta la mia vicinanza e l’aiuto di cui potrebbero avere bisogno. E’ stata una circostanz­a davvero sfortunata». TENEBROSO Brooks, nato in Florida e arrivato al golf per «merito» di un incidente stradale in cui è rimasto coinvolto da bambino e per cui gli avevano impedito sport di contatto, non è mai stato un tipo troppo appariscen­te. Sempre piuttosto chiuso, anche nel momento dei trionfi Major non si è mai lasciato andare a grandi esul- tanze: «Sono certo che per molti io sia un tipo molto poco divertente e piuttosto moscio in campo — ha raccontato —, ma è solo perché sono sempre molto concentrat­o. Non mi vedrete mai eccedere in emozioni anche perché ci ho lavorato su parecchio». Sembra infatti che il giovane Brooks fosse una testa calda e non lesinasse scenate

sul green: «Una decina di anni fa, quando andavo al college - ha raccontato -, ero abbastanza agitato. Potevo spezzare in due un bastone senza pensarci».

MATURATO Poi, la vita da profession­ista lo ha aiutato maturare sia come uomo che come giocatore. Ed è stata proprio l’Europa, prima il Challenge Tour poi lo European, il suo banco di scuola. Dopo il college a Florida State, invece che proseguire con la classica strada del profession­ismo in Usa, ha scelto di mettersi alla prova sul Challenge. E così, a poco più di 20 anni ha iniziato a girare per il mondo dal Kenya al Kazakistan. Con quattro successi sul Challenge Tour si è guadagnato la carta per lo European e dopo una vittoria al Turkish Open nel 2014 è tornato sul Pga dove, tra i suoi migliori amici c’è Dustin Johnson. «Dicono che ci sia stata una rissa tra noi dopo la sconfitta a Parigi contro l’Europa — ha detto Brooks — non è assolutame­nte vero. Siamo amici e non abbiamo litigato, in più amo alla follia suo figlio. Il problema è che c’è gente che vuole trovare una motivazion­e per la sconfitta degli Usa, dicendo che non eravamo uniti e non andavamo d’accordo. Ma l’unica vera ragione perché abbiamo perso la coppa è che non abbiamo giocato abbastanza bene».

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Brooks Koepka, 28 anni, con la donna colpita dalla sua pallina AP

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