Rivoluzione rosa
Rivoluzione rosa. E un po’ rossa, dal colore dello sponsor. Lasciamo parlare le cifre. Segafredo è un marchio globale che fa 60 milioni di tazze di caffè al giorno nel mondo. Il ciclismo, dal 2016, è diventato la prima sponsorizzazione per importanza e valore: la squadra pro’ maschile (Trek-Segafredo), la maglia ciclamino del Giro d’Italia, le Granfondo, il circuito amatoriale «Maglia nera» di Pinarello. Un euro investito si moltiplica per sei. Ma l’azienda di Massimo Zanetti, multinazionale da quasi un miliardo di euro di fatturato, ora apre un nuovo capitolo.
SVOLTA Nel 2019 si chiamerà Trek-Segafredo anche la squadra femminile, che si avvia a diventare la numero uno a livello mondiale, innanzitutto per il budget: almeno 2,5 milioni di euro, pari a quello di una buona Professional maschile. L’ingresso di Segafredo è stato una frustata sul movimento e ha innescato trasferimenti importanti. Sotto il controllo di Luca Guercilena, il general manager milanese responsabile di tutto il settore ciclismo, la formazione sarà composta da 12 ragazze di 9 nazioni e si avvia a diventare la Nazionale italiana… di club: ci sono Elisa Longo Borghini, 26 anni, bronzo a Rio 2016, e Letizia Paternoster, 19, reginetta su pista, il meglio dell’Italia. E poi Lizzie Deignan, iridata 2015, la tedesca Worrack, l’olandese Van Dijk... In ammiraglia, Giorgia Bronzini, 2 Mondiali su strada e uno su pista. Dottor Massimo Zanetti, perché ha fatto questa scelta? «Io sono un pallonaro ed è la prima volta che sponsorizzo un gruppo femminile Ma era necessario, i tempi sono maturi. Sono appassionato di ciclismo e vedo sempre più donne in bicicletta. Io giro le colline di Asolo e qui nel Trevigiano, e ormai il ciclismo è donna. Le e-bike hanno dato un’enorme spinta. Abbiamo campionesse come Elisa e Letizia, e se guardiamo i risultati degli ultimi anni, le donne hanno fatto meglio degli uomini. E’ un segnale di grande valorizzazione dello sport».
C’è un rapporto diretto con la vostra azienda?
«Certo. Noi vendiamo per l’80% nella grande distribuzione, e chi compra nei supermercati è soprattutto donna. E’ la donna che decide, e avere una formazione femminile è il giusto sbocco per noi. Le ragazze diventeranno testimonial come già Nizzolo o Contador».
Com’è arrivato all’investimento?
«I nostri amici della Trek me l’hanno proposto, io ne ho parlato con Guercilena in Israele in occasione del Giro e in cinque minuti abbiamo combinato. Negli Stati Uniti la bicicletta è un must e c’è una grandissima attenzione al mondo femminile, che deve avere la stessa dignità di quello maschile. La nostra struttura commerciale Usa è entusiasta della sponsorizzazione, c’è un forte coinvolgimento
«UN PROGETTO PROFONDO CHE COINVOLGE L’AZIENDA»
MASSIMO ZANETTI
IL «SIGNOR SEGAFREDO» AL GIRO CON DUMOULIN
dei dipendenti delle fabbriche. Facciamo la metà del fatturato in America, così come nell’Estremo Oriente le donne occupano posizioni di vertice, contano molto. Ecco perché il passo è importante».
Qual è il messaggio?
«Siamo la prima multinazionale a livello mondiale che fa un investimento di questo genere nel ciclismo. Non metteremo un semplice marchio sulla maglia, ma sarà un progetto profondo che coinvolge le strutture commerciali a livello globale. Lo ripeto spesso: l’arte e lo sport sono le due cose più belle che l’uomo ha inventato. Con la formazione femminile chiudiamo un cerchio: le squadre pro’ uomini e donne, i giovani con il sostegno alla squadra di Contador, il mondo amatoriale».
Come sarà la maglia?
«Richiamerà quella maschile perché il brand dovrà essere immediatamente riconoscibile, ma sarà più fashion e colorata. Deciderà molto il marketing».
E la squadra maschile?
«Mi manca molto un nome forte. Contador doveva correre ancora un anno e ci ha lasciato prima. Abbiamo tanti giovani da valorizzare, Conci sta crescendo, arriverà Moschetti. Ma servirebbe un campione italiano forte, vorrei avere Nibali o Aru. Mi ha chiamato Francesco Moser per chiedermi di prendere Moreno, che ha lasciato la sua squadra (Astana, ndr). Al Mondiale mi è piaciuto molto Moscon, so che corre per il mio amico Fausto Pinarello. Chissà, in futuro…».
«LA BICI ORMAI È DONNA: COSÌ LO SPORT SI VALORIZZA»