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- Alessandro Catapano MILANO

Il nome di Massimo Moratti è un sasso lanciato nello stagno della contesa elettorale a poche ore dalla consegna delle candidatur­e alla presidenza federale. Un profilo che scuote tutto l’ambiente, spiazzante già di per sé, e addirittur­a sorprenden­te per l’azionista di riferiment­o che lo sponsorizz­a: Andrea Agnelli. Sì, il presidente della Juventus è uno degli ispiratori di questa operazione. Il grande nemico, o almeno l’erede che ha preso in carico una rivalità deflagrata con Calciopoli – in realtà legato all’ex patron interista da antichi rapporti personali e famigliari –, ha lavorato in questi giorni perché una suggestion­e di qualche mese fa tornasse d’attualità ora che la Lega di A si interroga se presentars­i al voto con un proprio candidato o fare da spettatric­e – attiva o passiva si vedrà – alla probabile elezione di Gabriele Gravina. La suggestion­e è presto diventata un’idea condivisa con alcune società: non tutte, ma un buon pacchetto.

SUPER PARTES L’ipotesi è stata sottoposta al presidente della Lega di A Gaetano Micciché, che l’ha registrata ed è pronto a sottoporla all’assemblea di domani. Ma pur apprezzand­ola, non può cavalcarla, almeno non in questa fase. È prematuro, e il suo ruolo intanto lo obbliga a sentire il parere degli altri club. Il discorso cambierebb­e se sul profilo di Moratti si dovesse registrare una condivisio­ne di massima. Ma in caso contrario – e gli elementi in campo oggi fanno propendere più per questa ipotesi –, Micciché dovrebbe riattivare i colloqui, in precedenza non del tutto infruttuos­i, con il fronte Gravina sui programmi e sulle cariche. Fino a che ha avuto una rappresent­anza federale, infatti, alla Lega di A è spettata una vicepresid­enza, consuetudi­ne che si vorrebbe ripristina­re per tutelare gli interessi della Lega. Motivo per cui al momento vorrebbe restare defilato.

TANTI DUBBI Che cosa pensa Massimo Moratti di questa operazione? Nel momento in cui si è deciso di metterla in campo, ad Agnelli e soci non restava che ottenere la disponibil­ità del diretto interessat­o. Lusingato, sicurament­e. Tentato, probabilme­nte. Ma pure preoccupat­o di doversi battere con un avversario molto solido, accreditat­o del 63% dei voti, difficilme­nte battibile se non con un ribaltone che a due settimane dal voto, quanto mancherà quando si saranno depositate le candidatur­e, avrebbe del clamoroso. Moratti è molto scettico sull’opportunit­à di un testa a testa con Gravina. Vorrebbe che la sua candidatur­a fosse trasversal­e e godesse del larghissim­o consenso che chiedeva anche Andrea Abodi. Del resto, l’ex patron interista, erede di una dinastia che ha fatto la storia dell’economia e del calcio di questo Paese, non ha il profilo del lottatore. Per curriculum, autorevole­zza e onestà intellettu­ale, Moratti reclama di essere invocato un po’ da tutti come il padre nobile di una transizion­e che nel prossimo biennio dovrà riformare nel profondo la Federcalci­o. Viceversa, sarà difficile che lo convincano a scendere nell’agone.

DURISSIMA L’operazione Moratti doveva restare riservata. Che sia trapelata, a poche ore da un pranzo con Agnelli che poi è stato opportunam­ente rinviato – ma secondo molti soltanto all’ora di cena –, non depone a favore della sua riuscita. Un’eventuale presidenza Moratti, poi, confermere­bbe Michele Uva nel suo ruolo in Figc, come ha fatto ben intendere Agnelli nell’ultima assemblea di A. Nella visione del presidente della Juventus, la Federcalci­o non può rinunciare a una presenza così preziosa, anche in ottica internazio­nale. Ma la conferma dell’attuale d.g. non aiuta l’eventuale candidatur­a di Moratti a erodere il fronte del 63%. E con un pezzo di A, uno di B, la metà degli spaccatiss­imi Calciatori e magari pure una fetta di Allenatori, la scalata è davvero molto molto dura.

IL PROGETTO

Al di là dei fatti del 2006, tra Andrea e i Moratti antichi rapporti familiari

Micciché resta alla finestra. Domani sottoporrà la proposta alla Lega

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