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Il nome di Massimo Moratti è un sasso lanciato nello stagno della contesa elettorale a poche ore dalla consegna delle candidature alla presidenza federale. Un profilo che scuote tutto l’ambiente, spiazzante già di per sé, e addirittura sorprendente per l’azionista di riferimento che lo sponsorizza: Andrea Agnelli. Sì, il presidente della Juventus è uno degli ispiratori di questa operazione. Il grande nemico, o almeno l’erede che ha preso in carico una rivalità deflagrata con Calciopoli – in realtà legato all’ex patron interista da antichi rapporti personali e famigliari –, ha lavorato in questi giorni perché una suggestione di qualche mese fa tornasse d’attualità ora che la Lega di A si interroga se presentarsi al voto con un proprio candidato o fare da spettatrice – attiva o passiva si vedrà – alla probabile elezione di Gabriele Gravina. La suggestione è presto diventata un’idea condivisa con alcune società: non tutte, ma un buon pacchetto.
SUPER PARTES L’ipotesi è stata sottoposta al presidente della Lega di A Gaetano Micciché, che l’ha registrata ed è pronto a sottoporla all’assemblea di domani. Ma pur apprezzandola, non può cavalcarla, almeno non in questa fase. È prematuro, e il suo ruolo intanto lo obbliga a sentire il parere degli altri club. Il discorso cambierebbe se sul profilo di Moratti si dovesse registrare una condivisione di massima. Ma in caso contrario – e gli elementi in campo oggi fanno propendere più per questa ipotesi –, Micciché dovrebbe riattivare i colloqui, in precedenza non del tutto infruttuosi, con il fronte Gravina sui programmi e sulle cariche. Fino a che ha avuto una rappresentanza federale, infatti, alla Lega di A è spettata una vicepresidenza, consuetudine che si vorrebbe ripristinare per tutelare gli interessi della Lega. Motivo per cui al momento vorrebbe restare defilato.
TANTI DUBBI Che cosa pensa Massimo Moratti di questa operazione? Nel momento in cui si è deciso di metterla in campo, ad Agnelli e soci non restava che ottenere la disponibilità del diretto interessato. Lusingato, sicuramente. Tentato, probabilmente. Ma pure preoccupato di doversi battere con un avversario molto solido, accreditato del 63% dei voti, difficilmente battibile se non con un ribaltone che a due settimane dal voto, quanto mancherà quando si saranno depositate le candidature, avrebbe del clamoroso. Moratti è molto scettico sull’opportunità di un testa a testa con Gravina. Vorrebbe che la sua candidatura fosse trasversale e godesse del larghissimo consenso che chiedeva anche Andrea Abodi. Del resto, l’ex patron interista, erede di una dinastia che ha fatto la storia dell’economia e del calcio di questo Paese, non ha il profilo del lottatore. Per curriculum, autorevolezza e onestà intellettuale, Moratti reclama di essere invocato un po’ da tutti come il padre nobile di una transizione che nel prossimo biennio dovrà riformare nel profondo la Federcalcio. Viceversa, sarà difficile che lo convincano a scendere nell’agone.
DURISSIMA L’operazione Moratti doveva restare riservata. Che sia trapelata, a poche ore da un pranzo con Agnelli che poi è stato opportunamente rinviato – ma secondo molti soltanto all’ora di cena –, non depone a favore della sua riuscita. Un’eventuale presidenza Moratti, poi, confermerebbe Michele Uva nel suo ruolo in Figc, come ha fatto ben intendere Agnelli nell’ultima assemblea di A. Nella visione del presidente della Juventus, la Federcalcio non può rinunciare a una presenza così preziosa, anche in ottica internazionale. Ma la conferma dell’attuale d.g. non aiuta l’eventuale candidatura di Moratti a erodere il fronte del 63%. E con un pezzo di A, uno di B, la metà degli spaccatissimi Calciatori e magari pure una fetta di Allenatori, la scalata è davvero molto molto dura.
IL PROGETTO
Al di là dei fatti del 2006, tra Andrea e i Moratti antichi rapporti familiari
Micciché resta alla finestra. Domani sottoporrà la proposta alla Lega