Con Milano-Cortina restano soltanto Calgary e Stoccolma
●●li elogi del Cio all’Italia che se la vedrà con Stoccolma e Calgary Malagò lascia uno spiraglio a Torino che pensa al Masters di tennis
THOMAS BACH PRESIDENTE DEL CIO
VOGLIAMO ADATTARE I GIOCHI ALLO SVILUPPO DELLE CITTÀ
MILANO E CORTINA HANNO L’APPOGGIO DI UN FORTE POTERE LOCALE
J.ANTONIO SAMARANCH JR VICEPRESIDENTE DEL CIO
Ora Milano-Cortina non è più una proposta, ma una candidatura ufficiale per organizzare l’Olimpiade invernale 2026. Il Cio l’ha di fatto battezzata nella conferenza stampa del presidente Thomas Bach al termine dei lavori dell’esecutivo. Formalmente il via libera ce lo darà la sessione, l’assemblea generale di martedì, ma ormai il campo è definito. L’Italia è in gara con Stoccolma e Calgary. Niente Erzurum: la soluzione turca finisce in fuorigioco perché sarebbero necessari troppi investimenti in trasporti e tecnologia: «Hanno bisogno di più tempo». Insomma, rimandata al 2030. Sempreché poi non si arrivi già nel 2019 alla doppia assegnazione.
LOMBARDIA-VENETO Milano e Cortina incassano gli elogi al progetto di Juan Antonio Samaranch junior, il vicepresidente del Cio che presiedeva la commissione che si è occupata delle proposte di candidature. «Un progetto davvero affascinante, con una parte tecnica ec- cellente e un documentato appoggio di un forte potere locale». In effetti, quest’ultima frase esce dal repertorio complimentoso tipico di situazioni del genere. Insomma, non era del tutto scontata. Vuol dire che la fama e l’impegno economico di Lombardia e Veneto sono sufficienti per competere, naturalmente con un appoggio generale del Governo. Anche Giovanni Malagò – il presidente del Coni ha assistito alla conferenza stampa – insiste sul punto: «È stata importante la sottolineatura del ruolo trainante delle due regioni». Dunque la formula va bene, il Cio ci prende a bordo. NIENTE PRESTITI Intendiamoci, Samaranch ha avuto parole al miele anche per Calgary, «candidatura solida e più dell’80% di impianti già esistenti», e Stoccolma, «progetto robusto e radicato». Intanto Malagò accetta ancora l’ipotesi di andare al voto nel consiglio nazionale del Coni qualora Torino lo chiedesse per provare un ribaltone ormai impossibile. Il presidente del Coni rilancia anche la candidatura della città dell’Olimpiade 2006 per il Masters di tennis che dal 2021 lascerà Londra come sede fissa. Niente da fare invece per l’ipotesi che Torino «presti» degli impianti (come l’Oval per il pattinaggio di velocità) senza entrare nell’avventura della candidatura. E sulla presidenza del comitato promotore? «Sceglieremo chi darà maggiori garanzie di successo elettorale». Insomma, una personalità nota anche all’estero. Ma è meglio non correre.
VIVA CHI RISPARMIA Intanto bisogna prendere atto di una cosa: oggi il Cio applaude chi risparmia di più. Il titolo di merito si è rovesciato: «Prima chiedevamo di cambiare in base alle esigenze dell’Olimpiade, ora lavoriamo per adattare i Giochi alla vita e ai progetti di sviluppo delle città», dice Bach. Che esulta per i 4,3 miliardi di dollari risparmiati da Tokyo 2020 grazie alle «nuove norme» varate nell’ultimo anno dal Cio. Teorizzando se non il costo zero dei Giochi qualcosa di simile: il budget operativo (le spese vive per gare, cerimonie di apertura e chiusura) lo mettiamo noi, voi pensate agli impianti, quelli già esistenti, al massimo temporanei, sicuramente non nuovi per non rischiare le cattedrali del deserto di un’epoca olimpica che fu.
LE RIVALI Ma fatta la premessa secondo la quale il portafogli conterà molto meno del passato, chi partirà in pole position? Malagò, che diventerà membro Cio la prossima settimana, evita accuratamente di scegliere l’avversaria più pericolosa. Svezia e Canada si iscrivono alla corsa con la zavorra di diversi punti interrogativi. A Stoccolma non c’è ancora un governo e il rischio di nuove elezioni è sempre concreto con la possibilità che l’11 gennaio non ci sia nessuno a firmare le garanzie economiche. Quanto a Calgary, la polemica su alcuni conti che sarebbero stati occultati nel presentare il progetto della candidatura potrebbe aver spostato lo stato d’animo dei cittadini in vista del referendum del 13 novembre, un passaggio o la va o la spacca per la località che è già stata olimpica nel 1988. Gli ultimi sondaggi raccontano di un testa a testa fra il sì e il no, con quest’ultimo presumibilmente favorito dalle polemiche degli ultimi giorni. Al tempo stesso l’eventuale via libera popolare, dopo una collezione di candidature stoppate dal voto, darebbe una bella spinta a un Calgary bis.