Il legale della Mayorga: «Assurdo, 9 anni dopo smarrite delle prove»
●Nuove rivelazioni di «Der Spiegel» sul presunto stupro del 2009 «Ai tempi Ronaldo ingaggiò un investigatore per pedinarla»
Nulla di nuovo nella pioggia di Udine: anche due anni fa, quando Der Spiegel scrisse il primo articolo, assai meno circostanziato, sul presunto stupro del giugno 2009, Cristiano rispose col gol. Addirittura tre, al Bayern. Stavolta è stato più clemente, ma nel mentre è cambiato il mondo: è uscita allo scoperto la presunta vittima, che aveva già accettato 375mila dollari per mettere a tacere il caso. Dopo la sua nuova denuncia, la polizia di Las Vegas ha riaperto le indagini e i mille sponsor di Ronaldo (pure la Juve) sono in fermento. Lei, Kathryn Mayorga, 34enne ex modella interrogata più volte nelle ultime settimane, all’epoca non aveva fatto nomi, ma adesso è guidata da un nuovo battagliero avvocato, Leslie Mark Stovall. Quest’ultimo ha denunciato al settimanale tedesco che una testimonianza dell’epoca della sua assistita alla polizia non esisterebbe più. E che col tempo sarebbero andate perse anche altre prove: il vestito e l’intimo indossato quella sera al Palms Place Hotel di Las Vegas. Oggi, però, è in discussione soprattutto la validità dell’accordo extragiudiziale di nove anni fa, vero nodo della contesa. All’epoca gli avvocati delle due parti avevano stabilito il robusto assegno e il vincolo assoluto di riservatezza, ma ora la Mayorga vuole annullarlo perché non sarebbe stata nelle condizioni per firmare liberamente. Anzi, accusa la parte avversa di aver infranto per prima i patti: gli avvocati di Ronaldo avrebbero dovuto leggere al portoghese una lettera scritta da Kathryn, ma pare che la missiva non sia mai arrivata a destinazione. Un vizio formale, che può diventare sostanza. Non bastasse, un procuratore distrettuale deve comunque decidere se avviare un procedimento penale (la prescrizione per il reato di stupro in Nevada è stata alzata recentemente a 20 anni) e tre sono le possibili strade: o si trovano le prove e si chiede l’incriminazione, o non si trovano nuove evidenze e si chiude la partita oppure la presunta vittima ritira la denuncia accordandosi per una nuova compensazione. La situazione è fluida e la polizia di Las Vegas al momento non vuole entrare nel dettaglio dei futuri interrogatori. Eppure, non esclude la possibilità di chiedere il test del Dna. La Juve, invece, smentisce che CR7 possa subito volare in Nevada per dare dichiarazioni spontanee.
IL QUESTIONARIO Der Spiegel continua comunque ad attingere al calderone del sito Football Leaks: fioccano i documenti riservati nelle mail degli avvocati di CR7. Le ultime rivelazioni sono servite a ricostruire la strategia dei legali dell’epoca: avrebbero perfino usato un nome in codice, «Topher», per rifersi a CR7. Nel super team internazionale c’era un esperto di medicina legale (che dichiarò che le ferite nel retto potevano essere state causate da «diversi oggetti» e non necessariamente dalla «penetrazione»). Ma, soprattutto, fu assunto un investigatore privato, che ispezionò la suite e controllò pure l’acustica vicino alla Jacuzzi. Pedinò la donna, annotò pure quanti bicchieri di rosso beveva, scoprì che votava democratici e che a volte non pagava il parcheggio. Altro dettaglio nelle pagine di Der Spiegel: a settembre 2009, il team legale di Ronaldo avrebbe sottoposto al giocatore un questionario per organizzare la strategia difensiva. Quando doveva descrivere la serata con «la Signorina C», la risposta sarebbe stata questa: «L’ho presa di lato. Si è resa disponibile. Era sdraiata su un fianco, a letto, e sono entrato da dietro. E’ stato un gesto rude. Non abbiamo cambiato posizione per 5-7 minuti. Ha detto che non voleva farlo, ma si è resa disponibile. Per tutto il tempo il rapporto è stato rude, l’ho girata dalla sua parte, ed è stato veloce. Forse le ho provocato alcuni lividi quando l’ho afferrata .... Poi mi ha masturbato .... Ma continuava a dire “No”. “Non farlo”. “Non sono come le altre”. In seguito mi sono scusato».
L’ACCUSA
Persi il vestito e l’intimo della donna La polizia non esclude la prova del Dna. La ricostruzione di quella notte