Mattioli spinge la Spal «Ritroviamo il furore Oggi come nel 1962»
●Il presidente e una vittoria che manca da 56 anni: «L’Inter è di un altro pianeta. I 3 k.o.? Non ci siamo montati la testa»
Chiamasi controlloqualità. Umane. «Voglio sempre conoscere la storia dei giocatori che prendiamo. Sempre. Lo stato familiare, come se la passano, se hanno nostalgia della fidanzata o se hanno dei dubbi. Sul piano tecnico non metto bocca, per quell’aspetto ci sono Vagnati e Semplici, ma prima di prendere un giocatore io voglio saper tutto di lui. E se non mi va bene, esprimo il mio... no. Dico chiaramente che non mi piace». Ecco a voi Walter Mattioli, schiettezza emiliana, presidente della Spal, ex calciatore e numero uno della Giacomense che poi si è fusa nell’attualità spallina. Anima della prima ora. E anche dell’ultima.
Se da lei potessero arrivare Balotelli o Cassano, che cosa farebbe?
«Non posso giudicare, li vorrei conoscere. Sapere tutto. E poi esprimerei il mio giudizio. Un giorno, quando eravamo in una categoria inferiore, andai da un ragazzo e gli chiesi perché era triste: sentiva la mancanza della fidanzatina che era a Milano. Gli dissi di portarla a Ferrara. E che un posto di lavoro l’avremmo trovato anche per lei, qui. È successo così. E lui ha giocato alla grande. La parte affettiva conta moltissimo».
Il suo affetto-Spal è risaputo: che cosa succede dopo le tre sconfitte di fila?
«Ce lo chiediamo anche noi: inizio strepitoso, poi la festa nel nuovo stadio con l’Atalanta e zac, partita anomala a Firenze, tanti errori, fino alla sconfitta contro il Sassuolo che mi ha meravigliato. Loro avevano più agonismo di noi, e questo non va bene. A Genova, almeno, la mia Spal si è rianimata: per 10’ ho sentito fischiare i loro tifosi, per paura di noi...».
Quel momento da capolista ha fatto montare la testa?
«Spero di no. E non credo».
Lei disse che la Spal aveva speso meno e meglio del Bologna.
«Era un discorso più ampio e per dare una risposta spiritosa. Non è riuscita bene. Mi è dispiaciuto dire quella cosa: lungi da me l’idea di fare il fenomeno, fra l’altro conosco strabene presidente e dirigenti del Bologna, Fenucci è un amico».
Qual era il suo ruolo quando giocava?
«Ero un 10. Adoravo Rivera. E Mazzola. Ma impazzivo per Corso».
Ecco, l’Inter: come si batte?
«Aggressione, dinamismo, nessuna attesa, intensità, pressing. Loro sono di un altro pianeta, ma so che la Spal può farcela».
In una gara così, e in casa, o ti svegli o ti svegli...
«Esatto: ti devi svegliare per forza. L’Inter è una delle formazioni più forti d’Europa, tutti nazionali, grande spessore tecnico e fisico. Serve furore».
Lo sa che l’ultima vittoria della Spal sull’Inter risale al 1962?
«Forse andai pure a vederla quella partita: Dell’Omodarme, Massei, Cervato, eravamo fortissimi. Beh, insomma, spero che possa succedere nuovamente con i ragazzi di oggi».
Allora c’era Mazza, ora Mattioli: punti in comune?
«Mazza era un grande presidente di grande intelligenza e capacità manageriale, andava a pescare ragazzi in giro per l’Italia e li faceva crescere qui. Poi semmai li cedeva, ma ne trovava altri. Lui, magari, ficcava un po’ il naso nelle formazioni...».
E lei?
«Quasi mai. Al massimo chiedo... informazioni».